Studio osservazionale comparativo su un campione di studenti del Nord, del Centro e del Sud con valutazione della Maturità, del Test di accesso e delle scelte di sede effettuate al concorso con graduatoria nazionale 2013-2014. Osservazioni preliminarin.62, 2014, pp.2794-2796, DOI: 10.4487/medchir2014-62-3

Abstract

In compliance with the new norms governing access to medical faculties in Italy, which foresee a sole national ranking list, a comparative observational study was carried out on a sample of students from the country’s northern, central and southern areas (888 in all), the aim of which was to appraise the students’ O-level marks, the results of their national entrance examinations and the particular university campuses chosen by them.

The preliminary results, based on a direct survey carried out at the end of the month of November 2013, seem to reveal that: A) the students from the south obtained better O-level results than those of the centre and north; B) the students from the north obtained higher scores at the entrance examination compared to those of the centre and south; C) the few students from the south who chose to sit for the test in a northern university obtained very high O-level marks and also high scores at the entrance exam; D) the students from the south who chose universities in the centre and north were strongly motivated in their choice, while those from the north who chose universities in the central or southern areas, usually did so for reasons of necessity but, probably, spurred by equally strong motivations.

These preliminary results need to be integrated with the definitive results of the ranking list which was completed on March 5th. 2014. Test on well-being and attitudes was administered to the students themselves, the results of which, correlated with these students’ entrance-exam data and future academic results, will be availed of to provide “evidence” helpful to the improvement of the national entrance examination.

Articolo

Introduzione

Il DM n. 449 del 12-6-2013 ha introdotto, come procedura concorsuale per l’accesso ai Corsi di Laurea Magistrali in Medicina e Chirurgia delle Università Statali, dall’anno accademico 2013-2014, la graduatoria unica nazionale. I vincitori della prova, che si è svolta il giorno 9 Settembre 2013, sono stati immatricolati in una delle sedi scelte dagli stessi candidati in ordine alle preferenze espresse e sulla base del punteggio ottenuto (DM n. 449 del 12-6-2013). I candidati hanno pertanto avuto la possibilità di esprimere le loro preferenze in ordine decrescente, anche su tutte le sedi del territorio, avendo poi la possibilità di immatricolarsi nella sede oggetto della loro migliore scelta, sulla base del punteggio ottenuto. Il valore del voto ottenuto all’esame di Maturità, che avrebbe dovuto concorrere alla formazione del punteggio per l’ammissione ai Corsi di Laurea, veniva dapprima annullato, e successivamente ripristinato con decreto convertito in legge, limitatamente alla prova concorsuale già svolta (DL n. 104 del 12-9-2013 convertito nella Legge 128/2013 dell’8-11-2013). Le procedure di immatricolazione nelle Sedi universitarie del territorio italiano si sono da poco concluse, con Provvedimento ministeriale di chiusura delle graduatorie nazionali, il giorno 5 Marzo 2014 (DM n. 170 del 21-2-2014).

Il sistema della graduatoria nazionale ha consentito a numerosi studenti di potersi immatricolare nelle sedi universitarie coincidenti con le loro residenze anagrafiche, mentre un certo numero di studenti ha dovuto trasferirsi dalla propria sede di residenza.

Il Gruppo di Lavoro “Selezione all’accesso e test attitudinali – riforma e monitoraggio” della Conferenza Permanente dei Presidenti dei Corsi di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia, nell’ambito del Progetto di Ricerca MIUR “Analisi della predittività dei risultati dei test di ammissione al corso di laurea in medicina: uno studio longitudinale”, ha pertanto condotto uno studio osservazionale comparativo su un campione di studenti che si sono immatricolati in alcune sedi del Nord, del Centro e del Sud Italia.

Lo scopo di queste osservazioni preliminari è stato quello di analizzare i voti di Maturità, i punteggi ottenuti al test di ingresso nazionale e il tipo di scelta fatta dagli studenti rispetto alla sede di immatricolazione consentita dal punteggio ottenuto, con l’intento di valutare le differenze riscontrabili in relazione alle diverse aree geografiche di residenza degli immatricolati ai Corsi di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia per l’anno accademico 2013-2014.

Materiali e metodi

A) Popolazione in studio

I Presidenti dei Corsi di Laurea delle sedi che hanno partecipato allo studio hanno distribuito un questionario agli studenti frequentanti il primo anno di corso, ai quali si è direttamente chiesto quale fosse il voto ottenuto all’esame di Maturità (minimo 60 – massimo 100 e lode quantificato come 101), il punteggio ottenuto al test di ingresso nazionale (Massimo 90 punti ottenibili), il numero di “scelta di sede” (possibilità di scegliere tutte le sedi del territorio nazionale in ordine di preferenza) riferito alla sede in cui si erano immatricolati e stavano frequentando il corso e la Città/Provincia di provenienza.

L’indagine è stata effettuata sugli studenti iscritti e frequentanti in sei sedi, due del Nord Italia (Milano Bicocca e Pavia), due del Centro Italia (Sapienza Sant’Andrea e Chieti) e due del Sud Italia (Foggia e Palermo), scelte in riferimento alla classificazione geografica Nord, Centro e Sud dell’ISTAT. Il questionario è stato distribuito tra il giorno 15 e il giorno 25 Novembre 2013, nella fase centrale di svolgimento dei corsi del primo semestre.

Alle due sedi del Nord Italia erano stati assegnati dal MIUR 335 posti. Da queste due sedi sono pervenute n. 284 risposte da studenti frequentanti, pari all’84,8% degli studenti immatricolabili. Tra questi, vi sono risposte date da 20 studenti provenienti dal Centro/Sud, pari al 7,7% degli studenti frequentanti.

Alle due sedi del Centro Italia erano stati assegnati dal MIUR 412 posti. Da queste due sedi sono pervenute n. 309 risposte da studenti frequentanti, pari al 75% degli studenti immatricolabili. Tra questi, vi sono risposte date da 38 studenti provenienti dal Nord pari al 12,3% degli studenti frequentanti, e da 50 studenti provenienti dal Sud, pari al 16,2% degli studenti frequentanti.

Alle due sedi del Sud Italia erano stati assegnati dal MIUR 475 posti. Da queste due sedi sono pervenute n. 295 risposte da studenti frequentanti, pari al 62% degli studenti immatricolabili. Tra questi, vi sono 25 studenti provenienti dal Centro/nord, pari all’8,5% degli studenti frequentanti.

Sono stati pertanto complessivamente analizzati i risultati e le scelte fatte da n. 888 studenti, rappresentanti il 72,7% dei 1222 studenti immatricolabili nelle sedi oggetto di studio. Non sono inclusi nello studio gli studenti entrati ai sensi della Legge 128/2013, che si sono immatricolati nel periodo successivo al rilevamento effettuato.

B) Analisi statistica

Le caratteristiche delle variabili in studio sono state descritte attraverso il calcolo di indici sintetici quali media, deviazione standard, mediana e altri quantili.

Le differenze fra le sedi geografiche analizzate sono state sottoposte a verifica di significatività attraverso test parametrici, dopo aver controllato la normalità distributiva, (t di Student per dati indipendenti e Anova con correzione di Bonferroni) e non-parametrici (Mann-Whitney e Kruskal-Wallis).

La significatività statistica è stata considerata per p<0,05.

Tutte le analisi sono state eseguite con il software MedCalc® (Mariakerke, Belgium).

Risultati

I dati descrittivi riguardanti il voto di Maturità, i risultati al test di ingresso e le scelte effettuate dagli studenti delle diverse aree geografiche sono esposti nelle Tabelle 1A-B, 2A-B e 3A-B. Le comparazioni statistiche parametriche e non-parametriche relative agli stessi argomenti di indagine sono descritte nelle Tabelle 4, 5A-B e 6, tutte riportate nell’edizione on-line della rivista (www.medicina-presidenti.it).

In estrema sintesi, tali tabelle mostrano che gli studenti del Sud ottengono voti di Maturità significativamente più alti rispetto agli studenti residenti al Centro e al Nord Italia. Al contrario, gli studenti del Nord ottengono punteggi significativamente più alti al test di ingresso rispetto agli studenti del Centro e del Sud Italia.

Deve essere anche notato come i pochi studenti del Sud che entrano nelle sedi del Nord Italia abbiano voti di maturità molto alti e, contemporaneamente ottengano punteggi significativamente alti nel test di ingresso, anche in comparazione con gli stessi studenti del Nord Italia.

Per quanto attiene alle scelte espresse, appare evidente come gli studenti residenti al Sud che si spostano al Centro e al Nord Italia, lo facciano per scelta primaria (Mediana = 1), decisa e motivata. Al contrario, deve essere notato come gli studenti residenti al Nord che si trasferiscono al Centro (Mediana = 14,5) e al Sud Italia (Mediana = 24), lo facciano non per scelta primaria, ma per necessità legata al punteggio più basso ottenuto, anche se vi deve essere la stessa forte motivazione a volersi trasferire in una sede lontana, insieme alla disponibilità finanziaria per poterlo fare.

Discussione

I dati che emergono dall’analisi del campione sono certamente interessanti e confermano, innanzi tutto, quanto già precedentemente dimostrato sui risultati ottenuti ai test di ingresso, riguardo ai risultati significativamente migliori che ottengono gli studenti che sostengono la prova di accesso al Nord rispetto a quelli del Centro e del Sud Italia (Familiari et al., 2013). Altro dato interessante appare quello che emerge dal gradiente inverso dei voti ottenuti all’esame di Maturità, che appaiono significativamente più alti nelle regioni del Sud, nei confronti sia del Centro che del Nord Italia.

Non vi è dubbio che questi dati, ottenuti da un campione di studenti frequentanti il primo anno di corso, dovrebbero essere confrontati con i dati nazionali completi in possesso del MIUR. Tale comparazione potrebbe fornire ulteriori importanti indicazioni, ad esempio sulla eventuale esistenza di chi, pur avendo avuto la possibilità di immatricolarsi fuori sede, non si è poi immatricolato, probabilmente per motivi personali e/o socio-economici.

In relazione a quanto rilevato, la considerazione del voto di maturità associata al punteggio del test avrebbe bilanciato i risultati generali a confronto tra Nord e Sud, ma tale conclusione potrebbe trarsi con maggiore potenza statistica dall’analisi dei dati nazionali completi in possesso del MIUR.

Altro rilievo di tipo sociologico a cui dare attenzione è senza dubbio quello che si evidenzia sulla tipologia delle scelte. Appare evidente che gli studenti residenti al Sud si trasferiscono al Centro e al Nord, per loro precisa scelta, e avendone le capacità culturali e cognitive per poterlo fare. Al contrario, gli studenti del Nord che si trasferiscono verso il Centro Italia, cosi come gli studenti del Centro/Nord che si spostano verso il Sud Italia, non lo fanno per scelta precisa, ma sicuramente per necessità, anche se ad essi non mancano motivazione e possibilità economiche per sostenersi in questo tipo di scelta.

Un limite di queste osservazioni preliminari è insito nel fatto che il censimento è stato effettuato nel periodo intermedio del secondo semestre, a graduatorie non ancora concluse. Esso, probabilmente, non fa emergere completamente il numero degli studenti che si sono trasferiti, e che, presumibilmente, sono rimasti in posizione di attesa sino alla chiusura della graduatoria. A tale proposito, l’attenzione deve essere posta sul fatto che le risposte ottenute dagli studenti rappresentassero solo il 62% degli immatricolabili nelle sedi del Sud, mentre nelle sedi del Nord le risposte fossero pari all’85% degli immatricolabili. I dati presentati in questo studio non considerano quegli studenti entrati con il “bonus” Maturità, e questo rende omogeneo il campione analizzato.

Deve essere infine evidenziato che, al campione di studenti oggetto di questo studio, è stato somministrato un questionario sul benessere e le attitudini, allo scopo di condurre uno studio longitudinale di correlazione tra tali caratteristiche personali e la carriera accademica degli stessi studenti, secondo il protocollo già approvato dalla Conferenza Permanente dei Presidenti dei Corsi di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia (Cavaggioni et al., 2013). I dati di ingresso di questi studenti, rappresentano, di fatto, l’inizio di questo studio longitudinale, che si prefigge di fornire evidenze utili a migliorare il processo di selezione dei nostri studenti di Medicina e Chirurgia (Cavaggioni et al., 2013; Familiari et al., 2009; 2012; Swanwick, 2012).

Tab1_62

Tabella 1B: Box-Plot del voto di maturità per sedi e provenienze geografiche. Studenti residenti al Nord immatricolati nelle sedi del Nord Italia: Nord; Studenti residenti al Centro immatricolati nelle sedi del Centro Italia: Centro; Studenti residenti al Sud immatricolati nelle sedi del Sud Italia: Sud; Studenti residenti al Centro/Sud immatricolati nelle sedi del Nord Italia: Centro-sud vs Nord; Studenti residenti al Nord immatricolati nelle sedi del Centro Italia: Nord vs Centro; Studenti residenti al Sud immatricolati nelle sedi del Centro Italia: Sud vs Centro; Studenti residenti al Centro-Nord immatricolati nelle sedi del Sud Italia: Centro-Nord vs Sud

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Tabella 2B: Box-Plot del punteggio al test nazionale per sedi e provenienze geografiche. Studenti residenti al Nord immatricolati nelle sedi del Nord Italia: Nord; Studenti residenti al Centro immatricolati nelle sedi del Centro Italia: Centro; Studenti residenti al Sud immatricolati nelle sedi del Sud Italia: Sud; Studenti residenti al Centro/Sud immatricolati nelle sedi del Nord Italia: Centro-sud vs Nord; Studenti residenti al Nord immatricolati nelle sedi del Centro Italia: Nord vs Centro; Studenti residenti al Sud immatricolati nelle sedi del Centro Italia: Sud vs Centro; Studenti residenti al Centro-Nord immatricolati nelle sedi del Sud Italia: Centro-Nord vs Sud

 

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Tabella 3B: Box-Plot delle scelte per sedi e provenienze geografiche. Studenti residenti al Nord immatricolati nelle sedi del Nord Italia: Nord; Studenti residenti al Centro immatricolati nelle sedi del Centro Italia: Centro; Studenti residenti al Sud immatricolati nelle sedi del Sud Italia: Sud; Studenti residenti al Centro/Sud immatricolati nelle sedi del Nord Italia: Centro-sud vs Nord; Studenti residenti al Nord immatricolati nelle sedi del Centro Italia: Nord vs Centro; Studenti residenti al Sud immatricolati nelle sedi del Centro Italia: Sud vs Centro; Studenti residenti al Centro-Nord immatricolati nelle sedi del Sud Italia: Centro-Nord vs Sud

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Tabella 6: est non parametrico di Mann Whitney per i confronti diretti tra gli studenti residenti al Centro/Sud che si sono iscritti al Nord (Nord da Centro Sud) nei confronti degli studenti residenti e iscritti al Nord, al Centro e al Sud, e degli studenti residenti al Centro/Nord che si sono iscritti al Sud (Sud da Centro Nord) nei confronti degli studenti residenti e iscritti al Nord, al Centro e al Sud.

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Bibliografia

1) C. Cavaggioni, C. Barbaranelli, I. Di Liegro, A. Lanzone, V. Locatelli, S. Morini, R. Muraro, M. Valli e G. Familiari. Proposta di un modello sperimentale per la selezione a l’accesso ai corsi di studio in medicina e chirurgia. Med Chir. 57: 2555-2558, 2013.

2) G. Familiari, V. Ziparo, M. Relucenti, E. Gaudio, A. Lenzi, L. Frati. Come selezionare i medici della nuova generazione: proposte in tema di ammissione a medicina e Chirurgia. Arco di Giano 61, 221-234, 2009.

3) G. Familiari, A. Lanzone, I. Di Liegro, V. Locatelli, S. Morini, R. Muraro, M. Valli, C. Barbaranelli, R. Baldini, M. Relucenti, R. Heyn, A. Lenzi, E. Gaudio. L’accesso a Medicina: quando un processo di selezione? Med. Chir. 56: 2517-2519, 2012.

4) G. Familiari, R. Baldini, C. Barbaranelli, G. Cavaggioni, A. Lanzone, I. Di Liegro, V. Locatelli, S. Morini, R. Muraro, M. Valli, R. Heyn, M. Relucenti, E. Gaudio, A Lenzi. I punteggi soglia del concorso di accesso nazionale a Medicina e Chirurgia per ripartizione geografica: Analisi degli ultimi otto anni. Med. Chir. 58: 2575-2577, 2013.

5) T. Swanwick (ed.). Understanding Medical Education. Evidence, theory and practice. Wiley-Blackwell, USA, Association for the Study of Medical Education (ASME), 2012.

Cita questo articolo

Familiari G., Baldini R., Lanzone A., et al., Studio osservazionale comparativo su un campione di studenti del Nord, del Centro e del Sud con valutazione della Maturità, del Test di accesso e delle scelte di sede effettuate al concorso con graduatoria nazionale 2013-2014. Osservazioni preliminari,  Medicina e Chirurgia, 62: 2794-2796, 2014. DOI:  10.4487/medchir2014-62-3

Ospedali di Ricerca e Ospedali di Insegnamento nell’educazione medica. È necessario un dibattito?n.61, 2014, pp.2723-2727, DOI: 10.4487/medchir2014-61-3

Abstract

The concrete implementation of modern educational projects in keeping with the needs of prevention and care is changing constantly. Not only does the entire matter of the organization of medical education require rethinking, but the Faculties/Schools of Medicine also need to bring their leadership into play to foster a medical/health-care training network capable of covering the whole territory and delivering high-quality, customized tuition such as to cater for the real learning needs of medical/health-care students and graduates. 

Articolo

Introduzione

I rapporti di collaborazione tra Facoltà/Scuole di Medicina e territorio hanno origini lontane: basti pensare alla legge n 6972 del 17 Luglio 1890, là dove si trova scritto che “nelle città sede di facoltà medico-chirurgiche, gli ospedali sono tenuti a fornire il locale o a lasciare a disposizione i malati ed i cadaveri occorrenti per i diversi insegnamenti”.

Oggi, queste indispensabili interazioni sono regolate da numerosi dispositivi di legge. In breve, dalla riforma sanitaria del 1978 (legge 833) si giunge alla fine degli anni ‘90 a una nuova disciplina giuridica, rappresentata dal D.L.vo n. 517/99, che norma i rapporti tra Sistema Sanitario Nazionale (SSN) e Università, e dal DPCM 24 Maggio 2001, che emana le linee guida atte a disciplinare l’integrazione tra assistenza, didattica e ricerca. Tale DPCM indica chiaramente come i rapporti tra SSN ed Università debbano essere ispirati al principio della leale collaborazione, definisce le linee della partecipazione universitaria alla programmazione sanitaria regionale, e indica i parametri per la individuazione delle strutture complesse che siano indispensabili e funzionali alle esigenze dell’Università, definendo anche il volume ottimale di attività necessaria alle attività didattiche relative al Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia, ai Corsi di Laurea delle Professioni Sanitarie ed ai Medici in Formazione Specialistica.

Come è possibile leggere in un Documento del Ministero della Salute (2011), “con quest’ultima legislazione vengono di fatto superati i precedenti diversi modelli aziendali ed individuata una nuova tipologia di Azienda, che si caratterizza per una missione più complessa, giacchè deve raggiungere sia obiettivi assistenziali, che assicurare i compiti istituzionali delle Università. Dalla inscindibilità tra assistenza, didattica e ricerca si passa all’integrazione tra queste funzioni sulla base dei principi e delle modalità proprie dell’attività assistenziale del SSN. Non più giustapposizione tra SSN e Università, ma piena integrazione”.

Il DPCM del 24 Maggio 2001 contiene le linee guida concernenti i protocolli di intesa da stipulare tra Regioni e Università per lo svolgimento delle suddette attività integrate; deve purtroppo essere notato come ancora oggi, dopo oltre un decennio dall’entrata in vigore del DPCM indicato, in molte Regioni Italiane, siano in discussione principi e norme che diano uniformità ed armonizzazione applicativa del D.L.vo n. 517/99 sul territorio nazionale.

Se nella premessa di una recentissima mozione della Conferenza Permanente delle Facoltà/Scuole di Medicina e Chirurgia inviata all’On. Sig. Ministro del MIUR (seduta del 21 Novembre 2013) si legge che: “E’ necessario il pieno riconoscimento e la valorizzazione delle attività assistenziali delle Aziende Ospedaliero-Universitarie, che hanno la finalità di assicurare l’indispensabile supporto alle attività didattiche e scientifiche delle Facoltà/Scuole di Medicina; è, quindi, indispensabile il rafforzamento della collocazione delle Facoltà/Scuole di Medicina e delle Scuole di Specializzazione di area sanitaria nel Sistema universitario, con una piena e leale collaborazione con il SSN, anche mediante la realizzazione di reti formative che coinvolgano Ospedali accreditati secondo standard di qualità” si evince che il processo di armonizzazione e di piena collaborazione previsto dalle leggi vigenti per Università e SSN è ancora in una fase di dibattito, con nodi che debbono ancora essere sciolti e problematiche che debbono essere ancora risolte.

Lo scopo di questa breve nota è essenzialmente quello di fornire alcuni elementi per un forum di discussione, ma anche alcune ipotesi organizzative e proposte di razionalizzazione, nell’ottica del processo di internazionalizzazione del nostro sistema formativo, che tutte le nostre Facoltà/Scuole di Medicina hanno ormai, da lunghi anni, intrapreso (Familiari et al., 2013).

Ospedali di Insegnamento e Ospedali di Ricerca

Attualmente, in Italia, sono attivi sia Ospedali di insegnamento che Ospedali di ricerca con diverse attribuzioni e ruoli. Nell’uso corrente, quando si parla di Ospedali di insegnamento si fa spesso riferimento ai Policlinici Universitari, all’interno dei quali, ovviamente, vi è anche e soprattutto una grande e qualificata attività di ricerca scientifica, mentre esistono degli Ospedali classificati come Ospedali di ricerca, quali gli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), che possono anche essi, in alcuni casi, fare diretto riferimento ad Istituzioni Universitarie. Esistono altresì numerose aziende ospedaliere che sono parte del SSN, che hanno rapporti convenzionali diretti con le Facoltà/Scuole di Medicina, e che di fatto ampliano la cosiddetta “rete formativa” a disposizione degli studenti di medicina, degli studenti delle professioni sanitarie e dei medici in formazione specialistica. Sono anche funzionanti, nel territorio, numerose strutture ospedaliere e territoriali delle Aziende Sanitarie Locali e strutture private accreditate che non hanno alcun tipo di rapporto convenzionale con le Facoltà/Scuole di Medicina.

Alcuni dati interessanti, derivanti da revisioni sistematiche della letteratura internazionale, mettono in evidenza un livello migliore nella qualità della cura erogata, osservabile negli Ospedali di insegnamento, nei confronti degli Ospedali dove non si pratica l’insegnamento universitario (Kupersmith, 2005). Queste differenze non sembrano però apparire estremamente significative e sono limitate, in alcuni casi, solo ad alcuni ambiti disciplinari (Papanikolaou et al., 2006). Non vi sono dati derivanti da revisioni della letteratura rilevabili da PubMed e riferibili alla realtà italiana.

Gli Ospedali di ricerca e gli Ospedali di insegnamento rappresentano comunque strutture o modelli organizzativi da doversi considerare non in alternativa ma, al contrario, come strutture complementari, in relazione alla complessità del processo di formazione che riguarda l’area medica.

Un breve cenno alla terminologia italiana ed internazionale

Il tentativo di traduzione dall’inglese all’italiano dei termini “research hospital” e “teaching hospital” fa emergere alcuni elementi che possono essere utili nella definizione dei ruoli e delle competenze.

La consultazione di un sito internazionale come WordReference.com, mette in evidenza come all’abbinamento con “research hospital” non corrisponda una traduzione univoca, mentre all’abbinamento con “teaching hospital” la traduzione principale assegni il termine univoco di “clinica universitaria”.

Anche se si cerca una definizione su Wikipedia, si hanno risposte non univoche. Infatti, mentre alla voce “teaching hospital” è associata una chiara definizione (A teaching hospital is a hospital that provides clinical education and training to future and current doctors, nurses, and other health professionals, in addition to delivering medical care to patients. They are generally affiliated with medical schools or universities (hence the alternative term university hospital), and may be owned by a university or may form part of a wider regional or national health system. Some teaching hospitals also have a commitment to research and are centers for experimental, innovative and technically sophisticated services), alla voce “research hospital” non si trova alcuna definizione (The page “Research hospital does not exist)” Research hospital” does not exist. You can ask for it to be created, but consider checking the search results below to see whether the topic is already covered), mentre si trovano riferimenti specifici a numerose Istituzioni internazionali, in maggioranza universitarie, corrispondenti a quelle che hanno compreso il termine “ricerca” nella definizione di esse stesse.

L’impressione che possiamo trarre da questa semplice consultazione è già quella che in realtà, a livello di terminologia internazionale, l’attività di ricerca sia intimamente legata e compresa all’interno dell’attività di insegnamento di tipo universitario.

Un cenno di storia e la definizione dell’insegnamento universitario

L’insegnamento universitario o insegnamento superiore è quello che l’articolo 1, primo e secondo comma del T.U. approvato con Regio decreto del 31 Agosto 1933, n. 1592, ha per fine quello di “…promuovere il progresso della scienza e fornire la cultura scientifica necessaria per l’esercizio degli uffici e delle Professioni”. Di fatto, esso sancisce il principio che, nell’Università, la ricerca è il momento stesso dell’istruzione, e l’istruzione, come trasmissione del sapere, si attua fondamentalmente attraverso il lavoro di ricerca del sapere, di approfondimento del vero. Nell’Università, l’istruzione non è pertanto semplice comunicazione, ma è partecipazione al lavoro sperimentale della scienza (Benvenuti, 1979). Al rafforzamento di questo concetto essenziale, provvede anche l’articolo 33, primo comma, della Costituzione Italiana, là dove è scritto che “l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”; Anche in questo caso, deve valere l’interpretazione che, nell’ambito dell’istruzione universitaria, la didattica implica l’attività scientifica, per cui la libertà di scienza opera anche in funzione della didattica (Benvenuti, 1979).

Questi antichi capisaldi della nostra legislazione, sono di straordinaria modernità se confrontati con quanto si trova nella letteratura internazionale sullo stesso tema; Boyer (1990) ad esempio, afferma che: “We believe that it is time to move beyond the tired old “teaching versus research” debate and give the familiar and honorable term “scholarship” a broader, more capacious meaning, one that brings legitimacy to the full scope of academic work. Surely, scholarship means engaging in original research. But the work of the scholar also means stepping back from ones’s investigations, looking for connections, building bridges between theory and practice, and communicating one’s knowledge effectively to students”.

L’educazione medica di qualità, oggi

Per progettare e mettere in atto una istruzione universitaria di qualità è necessario sviluppare nuove metodologie pedagogiche e strutture didattiche avanzate, in grado di incoraggiare l’autoapprendimento ed il pensiero critico e riflessivo degli studenti. Non deve poi essere mai dimenticato che l’istruzione universitaria richiede, per essere messa in atto, docenti realmente entusiasti ed intellettualmente coinvolti, che siano all’avanguardia ed aggiornati sugli ultimi sviluppi delle rispettive discipline e degli standards della pedagogia medica internazionale (Gallo, 2011; Familiari et al., 2013; Mennin, 2013).

L’educazione medica ha raggiunto oggi un livello di complessità che nessuno avrebbe pensato possibile solo dieci anni fa. Profondi cambiamenti hanno interessato, non solo l’identificazione delle diverse tipologie di abilità del core curriculum (curriculum planning), ma anche la certificazione del loro effettivo raggiungimento (learning otcomes), le nuove strategie di apprendimento/insegnamento (approaches to teaching and learning), i metodi di verifica dell’apprendimento (assessment tools) e di tutto quello che riguarda, in senso lato, le metodologie ed il management della formazione nell’ambito dei numerosi corsi di studio gestiti dalle Facoltà/Scuole di Medicina e Chirurgia (McLean et al., 2008; Snelgrove et al., 2009; Gallo, 2011; Familiari, et al., 2013; Mennin, 2013).

L’educazione medica, è, oggi, essa stessa una vera e propria disciplina scientifica, tale da richiedere al mondo accademico la giusta attenzione sui valori intrinseci di responsabilità sociale ad essa connessi e sulla necessità del suo accreditamento condiviso a livello internazionale. La necessità della professionalizzazione dell’insegnamento clinico su standard elevati ha richiesto pertanto un processo globale di rinnovamento dell’ambiente medico universitario, che è stato guidato da un complesso processo di rinnovamento legato alla leadership istituzionale, all’eccellenza dell’insegnamento, ma soprattutto legato ad una attenta definizione e valutazione di processo e di prodotto. (Goldie, 2006; McLean et al., 2008; Snelgrove et al., 2009; Gallo et al., 2012; Familiari, et al., 2013).

Non vi è dubbio che il rinnovamento pedagogico messo in atto dalle Facoltà/Scuole di Medicina e Chirurgia italiane, in quest’ultimo decennio, sia stato di grande valore, soprattutto attraverso le iniziative condotte dalle Conferenze Permanenti dei Presidenti di Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia e dei Presidi delle Facoltà/Scuole di Medicina e Chirurgia e dalla Società Italiana di Pedagogia Medica (Snelgrove et al., 2009; Consorti, 2011; Del Vecchio, 2011; Gallo, 2011; Binetti et al., 2012; Lenzi, 2012; Familiari, 2013; Familiari e Consorti, 2013).

Deve infine essere ribadito che tale processo di rinnovamento non può più avere le caratteristiche della episodicità, ma deve essere considerato al pari di un vero e proprio “piano strategico” da percepire come strettamente necessario nella formazione di area medica, che sia funzionale alle necessità di salute della popolazione di oggi e del prossimo futuro (McLean et al., 2008; Snelgrove et al., 2009; Binetti et al., 2012; Lenzi, 2012; Familiari, et al., 2013; Pershing e Fuchs, 2013).

Pershing e Fuchs (2013) individuano alcune nuove dimensioni nell’erogazione delle cure negli Stati Uniti, quali: “a different mix of patients; more ambulatory, chronic care and less acute, inpatient care; expanded insurance coverage; an older population; a team approach to care; rapid growth of subspecialty care; growing emphasis on cost effective care; and rapid technological change”. Appare subito chiaro che, a parte le problematiche legate alle coperture assicurative, che sono peculiari del sistema statunitense, gli altri punti possano essere condivisi, anche per quanto riguarda la realtà italiana, come punti esssenziali a cui mirare per la formazione dei nuovi medici, degli operatori sanitari e degli specialisti.

L’integrazione e le diverse tipologie di Ospedale per un reale rinnovamento

L’attuazione concreta di progetti didattici moderni che siano in linea con le necessità di prevenzione e assistenza in continua evoluzione, non solo richiede un ripensamento dell’organizzazione pedagogica, ma pone la necessità a che le Facoltà/Scuole di Medicina e Chirurgia mettano in campo la loro “leadership” per riconfigurare e ripensare una rete formativa che si estenda sul territorio, che sia di qualità e che sia maggiormente adeguata alle necessità di reale apprendimento degli studenti e dei medici in formazione (Fraher et al., 2013; Hamdy, 2013).

Per raggiungere tale obiettivo è necessario pertanto creare una “rete”, che abbia necessariamente una “leadership universitaria” in grado di coinvolgere ed integrare realmente nel proprio processo formativo almeno le seguenti strutture: un Polo per la ricerca scientifica di base e traslazionale, un Polo assistenziale centrale di alta qualificazione (l’Azienda di riferimento) integrato con altri Ospedali cittadini e provinciali pubblici o privati accreditati, Centri di alta complessità per problemi specifici, Strutture territoriali (medici di medicina generale, assistenza primaria, prevenzione, promozione della salute), un Polo didattico ad alta tecnologia, i Dipartimenti Universitari/Assistenziali, i Consigli delle strutture didattiche, le Commissioni dei corsi di studio e multidisciplinari di Facoltà, gli Organi per il controllo ed il monitoraggio della Qualità, gli Organi delle Aziende Ospedaliero-Universitarie che comprendono generalmente il Direttore generale, il Collegio sindacale, l’Organo di indirizzo, il Collegio di direzione.

Una reale integrazione di queste entità è certamente un compito non facile, ma una vera e propria sfida culturale, se abbiamo veramente la volontà di voler formare i nostri giovani con un adeguato livello di professionalità e in grado di assolvere con competenza i loro gravosi impegni dedicati alla cura e alla prevenzione della Società globale.

La “rete” per una “didattica di qualità” deve essere integrata nella “ricerca” e in una “rete assistenziale di qualità” che deve essere ampia, in relazione al numero elevato delle esperienze dirette che sono necessarie per raggiungere una preparazione adeguata.

La lettura dei numerosi protocolli regionali approvati o in corso di approvazione mette generalmente in luce degli ottimi propositi di integrazione, ma, nella complessità dei diversi documenti, non vi sono argomentazioni chiare che indichino la “leadership universitaria” nella coordinazione di questo intricato rapporto organizzativo che vede ricerca e assistenza in funzione delle necessità didattiche degli studenti nei diversi gradi di formazione medica.

Fatte salve le esigenze di prevenzione, sicurezza e cura dei pazienti, si dovrebbe avere maggior coraggio nell’indicare con maggiore chiarezza lo scopo primario di questi accordi: quello del supporto alla formazione medica, dove la “leadership” non può non essere che universitaria, per quanto sopra scritto.

Ci sembra doveroso riportare quanto recentemente scritto da Fraher et al (2013). Essi affermano che: “Academic Health Centers (AHCs) – organizations at the forefront of innovations in health care delivery and health workforce training – are uniquely situated to proactively lead efforts to retrain the existing workforce”, e raccomandano: “a set of specific actions (i.e., discovering and disseminating best practices; developing new partnerships; focusing on systems engineering approaches; planning for sustainability; and revising credentialing, accreditation, and continuing education) that AHC leaders can undertake to develop a more coherent workforce development strategy that supports practice transformation”.

Pur nella considerazione che il contesto statunitense dell’organizzazione sanitaria sia diverso dal nostro, e che il nostro sistema sanitario sia, per numerosi aspetti, di livello superiore, deve essere notato come la responsabilità dell’Università nell’organizzazione generale della formazione in area medica debba essere considerata come prerequisito importante in grado di assicurare una crescita di sistema, su principi condivisi con il SSN, che abbia alla base l’implementazione della qualità e dell’internazionalizzazione, sia negli interessi dei giovani in formazione sia negli interessi della società di oggi e del prossimo futuro.

Bibliografia

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Cita questo articolo

Familiari G., Gaudio S., Ospedali di Ricerca e Ospedali di Insegnamento nell’educazione medica. È necessario un dibattito?, Medicina e Chirurgia, 61: 2723-2727, 2014. DOI:  10.4487/medchir2014-61-3

I punteggi soglia del concorso di accesso nazionale a Medicina e Chirurgia per ripartizione geografica. Analisi dei dati negli ultimi otto annin.58, 2013, pp.2575-2577, DOI: 10.4487/medchir2013-58-2

Abstract

When examined, the results of degree-course entrance-exams for Medicine and Surgery, obtained by students applying to the ministry for admission between 2005 and 2012, revealed a significant gap between the marks obtained by students from northern Italy, compared to those from the central, southern and insular areas of the country. A less significant gap was shown to exist, however, between students from central Italy and those from the south and islands.

These results should be taken into due consideration by the ministerial authorities, seeing that the next examination will be ranked on a nationwide basis only.

Articolo

Introduzione

Il prossimo concorso di ammissione a Medicina e Chirurgia si svolgerà, con forte probabilità, utilizzando una graduatoria unica nazionale, con modalità specifiche ancora non conosciute.

Il gruppo di lavoro “Selezione all’accesso e test attitudinali – riforma e monitoraggio”, della Conferenza Permanente dei Presidenti di Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia, in collaborazione con i colleghi del Progetto di Ricerca MIUR “Analisi della predittività dei risultati dei test di ammissione al corso di laurea in medicina: Uno studio longitudinale” ha effettuato un’analisi della distribuzione geografica dei punteggi soglia rilevati dal sito MIUR al termine delle prove di ammissione, nel periodo 2005-2012.

Lo scopo è quello di fornire elementi di analisi e discussione agli organi ministeriali preposti alla elaborazione della metodologia di accesso per il prosimo anno accademico, mettendo in evidenza eventuali criticità intrinseche all’utilizzo della graduatoria unica nazionale.

Metodo

I punteggi soglia, in relazione ai posti disponibili nelle singole sedi Universitarie o nei macro-aggregati dello scorso anno accademico, sono stati direttamente rilevati dal sito MIUR negli anni dal 2005 al 2012. Le sedi Universitarie Italiane sono state poi raggruppate per sede geografica in Nord (Padova, Trieste, Udine, Milano, Milano Bicocca, Varese Insubria, Vercelli Avogadro, Brescia, Pavia, Verona, Bologna, Ferrara, Modena Reggio Emilia, Politecnica delle Marche) Centro (Firenze, Parma, Pisa, Siena, Roma La Sapienza, Chieti D’Annunzio, L’Aquila, Perugia, Roma Tor Vergata) e Sud – Isole (Napoli Federico II, Napoli Seconda Univ., Salerno, Bari, Foggia, Molise, Catania, Catanzaro Magna Grecia, Messina, Palermo, Cagliari, Sassari), seguendo la classificazione ISTAT. Allo scopo di poter utilizzare anche i dati del 2012 con i risultati delle relative macro-aggregazioni territoriali, si è inserito nel gruppo del Nord la sede Politecnica delle Marche, mentre la sede di Parma è stata inserita nel gruppo del Centro Italia.

Sono state quindi effettuate comparazioni statistiche tra risultati ottenuti al Nord in relazione al Centro e al Sud-Isole, e tra i risultati ottenuti al Centro in relazione al Sud-Isole. Tutte le variabili quantitative sono state espresse come media ± deviazione standard. Le variabili sono state sottoposte a test di normalità. Tali comparazioni sono state analizzate tramite test Anova Univariata, utilizzando il test post hoc Bonferroni. Differenze significative sono state considerate per p<0,05.

E’ stato inoltre calcolato il numero medio di studenti che hanno ottenuto lo stesso punteggio, in questo caso calcolato solo nelle macro aggregazioni del 2012 (Familiari et al., 2012), prendendo come riferimento il punteggio soglia di ogni macro-aggregazione e contando il numero di studenti per frazioni di 0,25 di punteggio nei tre punti al di sopra e al di sotto di tale valore. Anche in questo caso i valori sono stati espressi come media ± deviazione standard.

Risultati

I punteggi soglia rilevati mostrano differenze fortemente significative, quando raggruppati per sede geografica (Figg. 1-8). In particolare,sono stati rilevati punteggi significativamente più elevati, in tutti gli anni esaminati, per le sedi del Nord, in comparazione con i risultati ottenuti nel Centro e Sud-Isole. Per quanto riguarda invece i dati di comparazione tra Centro e Sud-Isole, differenze fortemente significative sono state rilevate dal 2008 al 2012, mentre differenze meno significative o non significative sono state trovate negli anni 2005-2007.

Schermata 2013-06-12 alle 19.53.57Schermata 2013-06-12 alle 19.54.18

L’analisi effettuata nell’area dei punteggi soglia, mostra che all’interno della frazione 0,25 di punteggio vi possono essere compresi mediamente gruppi di 30/40 studenti. Infatti 0,25 di punteggio equivalgono a: 32,6 ± 4,1 studenti accorpamento: Roma Sapienza 3 Facoltà; 38,7 ± 6,2 studenti accorpamento: Catania, Catanzaro, Messina, Palermo; 32,6 ± 5,0 studenti accorpamento: Milano, Milano “Bicocca”, Varese, “Insubria”, Vercelli “Avogadro” (valori calcolati nell’area dei punteggi soglia 2012).

Discussione

I risultati ottenuti dimostrano che gli studenti partecipanti al test di ammissione per Medicina e Chirurgia in Italia, negli ultimi 8 anni di prove di ammissione, entrano con punteggi più alti nelle sedi del Nord Italia rispetto al Centro ed al Sud-Isole, e, rispettivamente, nel Centro Italia rispetto al Sud-Isole. In quest’ultimo caso la differenza diventa però significativa negli ultimi 5 anni di osservazione.

In relazione all’attuale prova di accesso, prevalentemente di tipo cognitivo, e come dimostrato da Svelto (2011) per il concorso 2010, le differenze sembrano attribuibili alla preparazione sulle materie scientifiche ottenuta dagli studenti, nella Scuola Media Superiore. Dalla ricerca effettuata da Svelto (2011) emerge infatti come, nella prova di esame, la selezione degli studenti sia attribuibile per il 66% alle aree propriamente scientifiche, mentre l’area logico-culturale-umanistica incida per il 34%, malgrado il numero dei quesiti sia maggiore; in particolare i pochi quesiti di chimica avrebbero una capacità discriminante, nell’area dei punteggi soglia, circa 2,5 volte maggiore ai quesiti dell’area logico-culturale-umanistica (Svelto, 2011).

Deve tuttavia essere notato come, in assenza del dato sulla provenienza geografica dei singoli studenti che hanno affrontato le prove nelle singole sedi, non sia possibile quantificare quanti possano essere gli studenti del Sud che abbiano superato direttamente le prove al Nord o, al contrario, studenti del Nord che abbiano superato le prove in sedi del Sud Italia. Quest’ultimo dato, non disponibile al Gruppo di Studio, potrebbe essere tuttavia reperibile dalle singole sedi e potrebbe essere fonte per un maggiore approfondimento sul significato di questi risultati.

Un’ulteriore variabile deve essere inoltre considerata per quegli studenti che hanno frequentato corsi di preparazione pubblici o privati prima del test di ammissione: non molto frequenti quelli pubblici, più capillarmente presenti nel territorio quelli privati (Falaschi et al., 2010).

Il Gruppo di Lavoro della Conferenza, in sinergia con i colleghi del gruppo di ricerca MIUR, effettuerà un’analisi su questi due punti su un campione costituito da almeno due sedi del Nord Italia, due sedi del Centro Italia e due sedi del Sud-Isole.

Un ulteriore dato interessante deriva inoltre dalla consistenza del numero degli studenti all’interno di singole frazioni di punteggio, in relazione alla “compressione” delle graduatorie ed al basso differenziale tra punteggio massimo e punteggio soglia (Familiari et al., 2012).

Pur con le variabili sovraesposte, resta comunque l’evidenza di questa differenza quantitativa nella distribuzione geografica dei punteggi soglia e del buon numero di studenti interessati, che impone alcune brevi considerazioni:

1) L’introduzione di una graduatoria nazionale potrebbe innescare una cospicua mobilità Nord-Sud, naturalmente riservata a quegli studenti delle classi sociali più abbienti, in relazione alla quasi totale insufficienza di fondi e strutture riservati al diritto allo studio.

2) Probabilmente gli studenti fuori sede cercheranno di trasferirsi nelle sedi di origine, o comunque è presumibile che vorranno svolgere la loro attività professionale post-laurea nella loro sede di origine, in entrambi i casi con probabile flusso Sud-Nord.

3) La programmazione del fabbisogno nazionale dei laureati, attualmente elaborata sulla base delle potenzialità formative delle singole sedi e sulle necessità della programmazione sanitaria su base regionale, deve essere attentamente rivista dopo qualche anno di osservazione e monitoraggio.

Gli autori auspicano che i risultati ottenuti possano essere di reale utilità agli Organi ministeriali, per una corretta elaborazione dei meccanismi concorsuali che saranno alla base della prevista “graduatoria nazionale” del prossimo concorso di accesso ai Corsi di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia. Essi ribadiscono infine che un corretto “processo di selezione” debba essere ispirato alla “best practice” nell’ottica della “best evidence medical education”: valori importanti su cui si basa la progettualità ed il lavoro svolto dal Gruppo di Studio (Familiari et al., 2009, 2012, 2013; Swanwick, 2012; Cavaggioni et al., 2013).

Bibliografia

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Cita questo articolo

Familiari G., Baldini R., Barbaranelli C., et al., I punteggi soglia del concorso di accesso nazionale a Medicina e Chirurgia per ripartizione geografica. Analisi dei dati negli ultimi otto anni, Medicina e Chirurgia, 58: 2575-2577, 2013. DOI:  10.4487/medchir2013-58-2

Proposta di Codice di comportamento del Docente Tutor e dello Studenten.55, 2012, pp.2465-2474, DOI: 10.4487/medchir2012-55-6

Abstract

A proposal for a medical teacher and undergraduate student code of conduct during clinical learning was elaborated and approved by the Italian Council of Medical Courses Degrees and Italian Council of Medical Faculties. The code of conduct serves to educate students to become compassionate, thoughtful and skilled members of the medical profession. On the other hand, the code of conduct for teachers need to be aware of their important role in training future physicians. The code requirements are also in place to ensure the safety of patients. Ethics of commitment, responsibility and mutual respect as well as professionalism principles are the main rules of the proposed code of conduct.

Articolo

La Conferenza Permamente dei Presidenti di Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia, nell’ambito del Forum “Etica della Docenza” (Padova, 12 Aprile 2012), ha approvato il testo di un codice di comportamento del docente tutor e dello studente iscritto ai Corsi di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia nello svolgimento delle attività didattiche cliniche tutoriali. Successivamente, tale codice è stato anche pienamente condiviso ed approvato dalla Conferenza Permanente dei Presidi delle Facoltà/Scuole di Medicina e Chirurgia (Roma, 19 Aprile 2012).

La proposta origina da una bozza discussa ed approvata dal Consiglio di Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia della Facoltà di Medicina e Psicologia (Roma, 31 Gennaio 2012). Successivamente, tale proposta, rielaborata ed emendata, è stata portata in discussione nell’ambito delle due Conferenze nazionali ed approvata da entrambi.

Il Forum sull’Etica della Docenza ha fatto seguito ad un “atelier pedagogico” tenuto sullo stesso argomento (Parma, 19 Novembre 2011), promosso dal Gruppo di Studio “Innovazione Pedagogica” della Conferenza dei Presidenti di Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia, coordinato da Pietro Gallo. Nell’Atelier e nel Forum sono state discusse ed elaborate alcune proposte, ed attivati i relativi laboratori di approfondimento, riguardanti i problemi etici nell’insegnamento, l’etica delle relazioni interpersonali tra gli attori della didattica, i problemi etici nella valutazione dell’apprendimento e l’etica dell’organizzazione e della programmazione. Da parte dei quattro laboratori sono in corso di elaborazione proposte concrete di rinnovamento e di riorganizzazione in sintonia con la forte necessità del discorso etico nella pedagogia medica (Familiari et al., 2012).

Questo documento costituisce, pertanto, il primo di una serie di “codici di buone norme”, che verranno posti all’attenzione dei docenti e degli studenti i quali dovranno essere ben preparati ad assicurare la cura della salute del prossimo futuro.

Il Codice di Comportamento

1. Premessa

Un reale rinnovamento curriculare e organizzativo del Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia non può prescindere da un impegno forte e costante dei docenti e degli studenti, all’interno di una vera e propria comunità educante che sappia condividere uno spirito di piena collaborazione nell’interesse superiore del doversi prendere cura di una persona e del suo pieno benessere psico-fisico e sociale. Docenti e studenti, insieme, debbono pertanto condividere intenti, valori e doveri nello svolgimento delle attività tutoriali condotte all’interno delle strutture assistenziali e del territorio.

2. I fondamenti etici

L’etica come base di azione del docente e dello studente

La comunità accademica si dovrà avvalere di docenti che siano consapevoli della loro missione ed osservino nel loro comportamento professionale l’etica dell’impegno, l’etica della responsabilità, l’etica della comunicazione, e l’etica della relazione; la dialettica tra le forme etiche troverà il giusto baricentro nella responsabilità, per poter essere organicamente costruttiva.

L’etica dell’impegno consisterà nell’assunzione di un compito formativo, nel partecipare attivamente a un processo che deve coinvolgere il docente e l’allievo. Impegnarsi significa collaborare, pianificare obiettivi e darsi compiti.

L’etica della responsabilità vedrà il docente disponibile, efficiente, valutabile, una risorsa per lo studente e per il suo futuro.

L’etica della comunicazione dovrà essere intesa come capacità di ascolto, dialogo, argomentazione, conversazione, che sono la dimensione tipica dell’insegnare.

L’etica della relazione parte dal rispetto e dalla conferma dell’altro come interlocutore paritario (partner). I docenti devono essere testimoni di una relazione costruttiva e rispettosa con gli altri docenti, con tutti i professionisti della salute che collaborano al benessere del paziente, con gli studenti (evitando qualsiasi forma di “didattica per umiliazione”), e con i pazienti. I docenti devono mostrare e insegnare rispetto per il paziente, per la sua persona, e insegnare a vedere in lui un interlocutore competente del processo di cura. I docenti devono presentare gli studenti ai pazienti come futuri membri della professione medica, e responsabilizzarli a collaborare nel loro processo formativo. Gli studenti devono sviluppare una relazione positiva e rispettosa con gli altri studenti (apprendimento cooperativo), con i docenti e i professionisti della salute ed, evidentemente, con i pazienti.

Il Rapporto con il Paziente: norme di etica “essenziale”

Nei rapporti con i pazienti, sia gli studenti che i docenti saranno ispirati ai diritti irrinunciabili dei pazienti stessi. Questi comprendono non solo la salute come diritto umano fondamentale e l’equa distribuzione di tale diritto pianificata dal Governo Nazionale, Regionale e dalle Istituzioni Universitarie e Ospedaliere, ma anche e soprattuto il rapporto individuale con il professionista che sia basato sui principi della beneficenza, della non maleficenza, del rispetto dell’autonomia del paziente e secondo le norme del codice deontologico e quelle più importanti dell’etica sociale.

Questi principi dovranno essere quindi insegnati agli studenti da docenti che dovranno essere modello di comportamento professionale nell’evidenziare, oltre il corretto agire clinico, i diritti dei pazienti con particolare riferimento ai rischi di perdita della dignità personale o della fiducia, soprattutto quando il paziente è confinato all’interno di un reparto di degenza.

Il tirocinio clinico, pertanto, oltre al raggiungimento degli obiettivi clinici specifici del “saper fare” previsti nel core curriculum, assicurerà anche le basi del “saper essere” attraverso una pratica clinica che sappia mettere in evidenza i diritti fondamentali dei pazienti in termini di:

dignità della persona come riconoscimento dei valori individuali di ogni singolo paziente;

rispetto del paziente soprattutto in considerazione della vulnerabilità che accompagna l’uomo ammalato, diminuendone l’autonomia, specie all’interno di un ambiente spersonalizzato come il contesto ospedaliero;

impegno ad agire nell’interesse del paziente, come base fondante della professionalità medica;

corretta informazione del paziente, come base irrinunciabile di ogni decisione di cura della salute, sia per il medico sia per il paziente;

fiducia del paziente, come fiducia nella competenza, integrità, abilità e cortesia del medico e dello studente.

3. Aspetti didattici e pedagogici

Competenza e responsabilità crescenti

Gli studenti iscritti al corso di laurea magistrale in Medicina e Chirurgia, nel loro percorso formativo e sotto la guida attenta del docente tutore, debbono essere in grado di assumersi un livello crescente di responsabilità di cura del paziente, in accordo con l’accrescersi del loro livello di preparazione teorica e della loro abilità clinica. Gli studenti non possono, in ogni caso, assumersi dirette responsabilità cliniche che eccedano il loro grado di autonomia, così come previsto nell’ordinamento didattico, né sostituirsi impropriamente in azioni cliniche di competenza dei docenti di ruolo o altro personale sanitario del SSN.

Contemporaneamente alle opportunità legate all’incremento delle loro abilità cliniche e di competenza professionale, gli studenti debbono poter avere ampie opportunità di consolidare le loro conoscenze attraverso la concessione di un tempo adeguato per la revisione critica di quanto appreso (il fine del CL è quello di formare un professionista riflessivo), per lo studio autonomo, e per la preparazione delle prove di esame, nonché del giusto tempo libero da dedicare alle attività extrauniversitarie ed alla cura della propria persona.

Obblighi di frequenza

Gli studenti sono tenuti alla frequenza delle attività cliniche per le ore pianificate dal Consiglio di Corso di Laurea. Essi sono inoltre tenuti a rispettare la loro assegnazione ai docenti tutor clinici, così come previsto nell’Ordine degli Studi. L’osservanza della puntualità agli impegni clinici pianificati è obbligatoria per studenti e docenti, ed eventuali eccezioni, da parte di studenti, debbono essere limitate e avere il carattere della circostanza unica o essere seriamente giustificate. Eccezioni da parte dei docenti debbono essere comunicate agli organi di coordinamento del corso ed agli stessi studenti interessati con anticipo, rispetto al calendario degli incontri previsti. L’impegno orario complessivo, pianificato settimanalmente, deve essere congruo con quanto previsto nell’Ordinamento didattico.

4. Per un Codice di condotta dello studente

Gli studenti dovranno, durante la loro frequenza clinica e sotto la guida del docente tutor, sviluppare le capacità per saper condurre una relazione “medico-paziente” competente, che sappia riflettere il livello di pari dignità tra l’uno e l’altro, tenendo conto della naturale asimmetria, sia sul piano della competenza professionale che su quello del diverso coinvolgimento emotivo ed esistenziale. Al termine del loro percorso di formazione clinica, gli studenti dovranno quindi raggiungere la consapevolezza che nel rapporto medico-paziente il nucleo centrale dell’alleanza terapeutica è rappresentato da due elementi fondamentali: competenza scientifico-professionale e disponibilità umana del medico, che dimostra di essere in grado di suscitare la fiducia del paziente, che quindi gli riconosce capacità di cura (cure) e volontà di prendersi cura di lui e della sua malattia (care).

Gli studenti dovranno dar prova del livello di competenza e consapevolezza professionale raggiunto nell’intero periodo della formazione clinica, attraverso la discussione delle esperienze raccolte nel portfolio, una prova pratica che sia oggettiva, strutturata e ripetibile (uso di pazienti simulati e standardizzati, prove bed-side, esame clinico strutturato – OSCE), e l’esame orale.

Nel periodo della formazione clinica gli studenti sono pertanto tenuti al rispetto delle seguenti norme di condotta generale:

Saper rispettare il paziente e l’équipe sanitaria. Lo studente avrà rispetto per gli “altri attori della relazione didattica e di cura”: pazienti, professionisti della salute, docenti e altri studenti. Ogni studente è tenuto a trattare i pazienti con considerazione e pieno rispetto del loro punto di vista, della loro privacy e della loro dignità. In tutte le attività riguardanti la relazione con i pazienti, i colleghi e i docenti, gli studenti agiranno senza alcuna discriminazione che possa riguardare l’identità di genere, l’età, la nazionalità, le etnie, lo stato socio-economico, la razza, l’orientamento sessuale, il credo religioso, la disabilità, la malattia.

Saper essere un efficace e attento comunicatore. Lo studente dovrà sempre tenere bene a mente di essere uno studente e non un medico abilitato alla professione. Dovrà pertanto essere consapevole delle proprie limitazioni e non eccedere dalle proprie prerogative quando si forniscono informazioni ai pazienti. Lo studente accetterà e osserverà strettamente il principio della confidenzialità dei dati che riguardano i pazienti. Lo studente non discuterà dei pazienti con altri studenti o professionisti, al di fuori del proprio reparto clinico, se non in forma del tutto anonima.

Saper osservare e rispettare i regolamenti, le procedure e le linee guida. Lo studente dovrà essere a conoscenza, osservandone il pieno rispetto, dei regolamenti e delle procedure prescritte dall’Università e dall’Azienda Ospedaliera. In particolare, conoscerà le norme e le procedure riguardanti la sicurezza, osserverà gli obblighi sulle prescrizioni vaccinali, e si sottometterà, quando prescritto, alle procedure di accertamento da parte del Medico Competente.

Acquisire un comportamento aperto, chiaro ed onesto. Lo studente non infrangerà la legge per alcun motivo, non avrà per nessun motivo atteggiamenti violenti, o userà la violenza contro altri o agirà disonestamente. Sono assolutamente esecrabili anche i comportamenti truffaldini durante gli esami, che non sono degni della professione medica.

Aver cura del proprio aspetto. Lo studente dovrà avere cura del proprio aspetto, della propria igiene personale e del proprio comportamento che dovrà essere improntato alla modestia, alla sobrietà e ai costumi correnti. L’aspetto dello studente, così come quello del docente, dovrà essere tale da non influire negativamente sulla fiducia del paziente.

Saper agire con prontezza in risposta a qualsiasi problema. Lo studente dovrà immediatamente informare il Responsabile medico del Reparto e/o il docente tutor cui è affidato su qualsiasi tipo di problema personale o del paziente che possa presentarsi e che sia tale da mettere a rischio la propria salute e quella del paziente stesso.  Lo studente è tenuto inoltre a riferire e chiedere consiglio al proprio docente tutor se pensa che altri studenti o medici non abbiano agito correttamente.

Non abusare di alcolici; non assumere sostanze stupefacenti, evitare il fumo di sigaretta. L’abuso di alcolici come pure l’assunzione di sostanze stupefacenti, da parte di docenti e studenti, può comportare rischio grave per i pazienti; le problematiche legate a tali abusi ed ai comportamenti aggressivi e scorretti che ne conseguono possono essere tali da compromettere la futura carriera professionale. Si osserveranno scrupolosamente, parimenti, le leggi vigenti sul divieto di fumo all’interno dell’Ospedale. Anche se non espressamente vietato dalla legge, sarebbe auspicabile evitare il fumo di sigaretta anche negli spazi aperti interni all’Ospedale, nel rispetto dei pazienti che transitano in questi luoghi.

5. Aspetti normativi finali

Si auspica che il presente codice di condotta, approvato dalla Conferenza Permanente dei Presidenti di CLM in Medicina e Chirurgia, e dalla Conferenza permanente dei Presidi delle Facoltà/Scuole di Medicina e Chirurgia, diventi parte integrante del Regolamento Didattico dei CLM in Medicina e Chirurgia.

BIbiliografia

G. Familiari, F. Consorti, R. Valanzano, L. Vettore, M. Casacchia, G. Caruso, C. Della Rocca e P. Gallo. Per un insegnamento eticamente fondato nei CLM in Medicina e Chirurgia. Med Chir 54: 2383-2391, 2012.

Cita questo Articolo

Familiari G., Gallo P., Ziparo V. et al., Proposta di Codice di comportamento del Docente Tutor e dello Studente, Medicina e Chirurgia, 55: 2465-2474, 2012. DOI:  10.4487/medchir2012-55-6.

Editorialen.54, 2012, p.2379, DOI: 10.4425/medchir2012-54-1

Articolo

L’attuale fase di riorganizzazione delle Università, mediante l’adeguamento degli Statuti e dei regolamenti alla nuova Legge 240/2010, pone importanti problemi in particolare alle Facoltà ed ai Corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, soprattutto per quanto attiene alle loro competenze e responsabilità, anche in rapporto alle nuove funzioni previste per i Dipartimenti.

Infatti, la Legge non parla mai esplicitamente della organizzazione dei Corsi di Studio, e dei rispettivi Consigli, che tanto ruolo hanno avuto ed hanno nello sviluppo della didattica e della andragogia medica, e rimanda agli Statuti la definizione più precisa delle competenze delle strutture di raccordo (in Italia denominate Facoltà o Scuole di Medicina) che hanno notevole rilievo proprio per l’area medica, in particolare per quanto riguarda il coordinamento dei Corsi di Studio e l’inscindibilità delle funzioni didattico-scientifico-assistenziali ed i rapporti con le Regioni e le Aziende Ospedaliero-Universitarie.

Queste considerazioni trovano fondamento nello spirito e nella lettera della Legge 240/10, che di seguito si riporta – per comodità – negli articoli interessati:

Legge 240/2010, Art. 2.2

c) previsione della facoltà di istituire tra più dipartimenti, raggruppati in relazione a criteri di affinità disciplinare, strutture di raccordo, comunque denominate, con funzioni di coordinamento e razionalizzazione delle attività didattiche, compresa la proposta di attivazione o soppressione di corsi di studio, e di gestione dei servizi comuni; previsione che, ove alle funzioni didattiche e di ricerca si affianchino funzioni assistenziali nell’ambito delle disposizioni statali in materia, le strutture assumano i compiti conseguenti secondo le modalità e nei  limiti concertati con la regione di ubicazione, garantendo  l’inscindibilità delle funzioni assistenziali dei docenti di materie  cliniche da quelle di insegnamento e di ricerca;

f) istituzione di un organo deliberante delle strutture di cui alla lettera c), ove esistenti, composto dai direttori dei dipartimenti in esse raggruppati, da una rappresentanza elettiva degli studenti, nonché, in misura complessivamente non superiore al 10 per cento dei componenti dei consigli dei dipartimenti stessi, da  docenti scelti, con modalità definite dagli statuti, tra i  componenti delle giunte dei dipartimenti, ovvero tra i coordinatori  di corsi di studio o di dottorato ovvero tra i responsabili delle  attività assistenziali di competenza della struttura, ove previste.

Pertanto, dopo un approfondito dibattito che ha visto impegnate le Conferenze nazionali delle Facoltà e dei Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia nelle sedute, rispettivamente, del 23 e del 27 febbraio u.s., è stata approvata all’unanimità la mozione qui riportata.

Cita questo articolo

Gaudio S., Lenzi A., Editoriale, Medicina e Chirurgia, 54: 2379, 2012. DOI: 10.4425/medchir2012-54-1