Agenzia Nazionale Valutazione Università e Ricerca ANVUR
Come ogni anno il passaggio fra il mese di Maggio e quello di Giugno vede importanti scadenze giungere alla propria conclusione: accreditamento dei Corsi di Studio di nuova istituzione e Dottorati di Ricerca, questi ultimi in numero cospicuo stante la naturale scadenza quinquennale del XXX ciclo. Nutrita la richiesta di Innovatività da parte dei Dottorati di Area CUN 6 ma anche 5 e 7. Questo è il primo anno di applicazione delle nuove Linee Guida per l’accreditamento e per questo motivo, onde facilitare l’adeguamento delle istituzioni alla norma si è deciso di concerto con il MIUR di concedere una deroga. Questa è giunta a firma del Capo Dipartimento in data 27 Maggio e concede l’accreditamento a tutti quei Corsi il cui scostamento rispetto ai requisiti A4a e A4b non supera il 10%.
Da segnalare che da quest’anno l’INPS mette a disposizione 100 borse di dottorato per studi di carattere innovativo in ambito di Industria 4.0 e di studi sociali che potrebbero rivestire un certo interesse anche in Area Sanitaria. Il MIUR renderà presto disponibile il bando relativo.
Ancora presente la tendenza all’istituzione di nuovi Corsi di Studio in Medicina e Chirurgia in lingua inglese che peraltro hanno tutti ottenuto l’accreditamento da parte di ANVUR. Il fatto segna indubbiamente un successo dell’Area Medica agli effetti di una sempre crescente internazionalizzazione di questi Corsi di Studi.
E’ partito il progetto Disabilità di concerto fra ANVUR e Sottosegretariato alle Disabilità e Famiglia alla Presidenza del Consiglio: il progetto prevede un impegno significativo all’interno delle Università in favore del superamento di tutti i possibili ostacoli verso la fruizione più ampia possibile della formazione superiore da parte di queste categorie.
Il 2 Maggio si è costituito ufficialmente a Roma il Consorzio di Valutazione fra Agenzie europee indipendenti (ERIEC) per i processi di valutazione delle infrastrutture di ricerca facenti parte di ERIC (European Research Infrastructure Consortium). Prima rete in valutazione sarà quella delle Infrastrutture Cliniche: ECRIN (Europen Consortium of Research Infrastructire Network) di cui fa parte per l’Italia l’Istituto Superiore di sanità. Aderiscono al Consorzio Italia, Francia e Spagna.
Il 24 Maggio si è chiuso il rapporto del Tavolo Tecnico, cui ha partecipato l’Agenzia, presso il MIUR, relativo alla stesura di un documento di impegno da parte dell’Italia sulla Scienza Aperta e che contribuirà alla costruzione del European Science Cloud (EOSC). Tale documento fra l’altro andrà ad integrarsi con il Piano Nazionale della Ricerca in studio in questo momento al Ministero e comunque segna un importante primo passo verso la massima condivisione di ogni passaggio del processo di produzione della conoscenza per giungere alla più ampia fruibilità di ogni dato e risultato della ricerca.
Prof. Paolo Miccoli
Presidente Consiglio Direttivo ANVUR
Consiglio Universitario Nazionale
Nel mese di aprile si è insediato il CUN rinnovato nella metà dei suoi componenti.
È stato eletto Presidente il Prof Antonio Vicino professore ordinario di Ingegneria (area 09 CUN). E’ stato nominato vice presidente il Prof Mario Amore professore ordinario di psichiatria (area 06 CUN). Nella prima adunanza il CUN ha ricevuto la visita ed il saluto del Ministro On. Marco Bussetti e successivamente del capo del Dipartimento per la Formazione Superiore e per la Ricerca, Prof. Giuseppe Valditara che ha illustrato in grandi linee quelle che saranno le priorità del Ministero per il prossimo anno. Nella prima adunanza del nuovo CUN, il 5 giugno 2019 , è stata formulata la “ Raccomandazione in merito alle modifiche alla tempistica per l’accesso ai benefici per il diritto allo studio introdotte dal DL n.4 del 28 gennaio 2019,” in cui si raccomanda che il Ministero si adoperi nel dare la più ampia, completa e tempestiva informazione in primo luogo ai maturandi e alle loro famiglie nonché agli studenti universitari circa le nuove tempistiche con cui inoltrare le richieste per i benefici suddetti, utilizzando tutti i canali informativi istituzionali.
E’ stata inoltre prodotta una mozione che riguarda le Facoltà di Medicina proposta dalla nostra area ed accolta dal Consesso all’unanimità “MOZIONE SULLE SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE MEDICA” in cui, intervenendo nel dibattito delle ultime settimane rispetto al cosiddetto DL “Calabria” il CUN rileva che ai fini di un’adeguata formazione l’inserimento dei presidi ospedalieri e delle strutture territoriali del Servizio sanitario nazionale nella rete formativa delle specializzazioni mediche non può prescindere dal possesso dei requisiti strutturali e di qualità di cui al provvedimento al DI 68/2015 ed al DI 402/2017; che la rete formativa, oltre a dover essere definita su base regionale o interregionale, in base a specifici Accordi o Protocolli d’Intesa promossi dalle Università interessate, deve rispondere ai criteri qualitativi e quantitativi definiti nel DI 68/2015 e nel DI 402/2017;
che, nel rispetto delle disposizioni di cui all’art. 38, comma 3, del D.Lgs. n. 368/1999, lo specializzando inserito nella rete formativa assume piena responsabilità solo al termine del percorso formativo; che in ogni caso lo specializzando non può essere impiegato in autonomia nella assunzione di competenze di natura specialistica, ma necessita di un costante affiancamento da parte del tutor che, indicato dal Consiglio della Scuola, avrà piena responsabilità degli atti medici svolti dallo specializzando in formazione; che il DL n. 35 del 30 aprile 2019, qualora approvato in via definitiva nella formulazione predetta, interromperebbe il percorso formativo dello specializzando con effetti negativi sulla qualità dell’assistenza sanitaria nel nostro Paese, fino ad oggi universalmente riconosciuta come una delle migliori al mondo, con inevitabili ricadute negative sulla salute dei cittadini; e chiede al Sig. Ministro il Suo autorevo le intervento affinché venga stralciato l’art. 12 del DL n. 35 del 30 aprile 2019 relativamente a quanto attiene alle Specializzazioni Mediche, per garantire una formazione sanitaria di elevata qualità, sotto la guida del sistema universitario, che con la sua rete formativa garantisce ai cittadini criteri di qualità e appropriatezza di diagnosi e cura.
Infine, sono terminate le revisioni dei corsi di studio.
Manuela Di Franco
Segretario Generale CUN
Conferenza Permanente Delle Classi Di Laurea Delle Professioni Sanitarie Presidente Prof. Luisa Saiani
I lavori della Giunta della Conferenza neoinsediata si stanno intensificando. Nella sua seconda seduta del 20 maggio 2019, sono stati discussi punti di particolare rilevanza, quali:
(a) l’elaborazione di alcuni requisiti di qualità dei Master professionalizzanti in fase di attivazione; (b) il proseguimento del confronto sulle lauree Magistrali delle 4 classi per analizzare il loro valore e individuare il loro possibile sviluppo anche alla luce delle innovazioni sui Master di 1° livello, (c) la pianificazione del Meeting annuale 13-14 settembre 2019; (d) e il proseguimento delle attività pianificate per il triennio 2018-2021.
Sul tema centrale dello sviluppo dei Master, la Giunta ha dibattuto i requisiti fondamentali che dovrebbe possedere un Master al fine di assicurarne il valore abilitante delle competenze specialistiche. A tal fine sono state analizzate le esperienze di altri Paesi in tema di accreditamento dei Master. Sono quindi stati ampiamenti discussi gli indicatori di qualità e sviluppata una prima bozza di documento che è in fase di consultazione e approvazione; al termine del processo, tale documento sarà inviato all’Osservatorio Permanente. Senza dubbio lo sviluppo dei Master con proprio ordinamento richiederà una importante riflessione sulle Lauree Magistrali su cui l’attenzione della Conferenza è continua attraverso un gruppo di lavoro.
La Giunta ha dibattuto la questione della presenza di offerte formative da parte di Università Straniere in qualità di libere Università o con accordi convenzionali con rilascio di titoli congiunti nei profili professionali delle professioni sanitarie. Considerato l’elevato impegno sostenuto dagli Atenei italiani per l’istituzione, l’attivazione, lo svolgimento e il mantenimento anche attraverso i processi di accreditamento dei Corsi di Studio delle professioni sanitarie basati peraltro sull’analisi puntuale del fabbisogno espresso dalle Regioni e la stretta consultazione delle parti sociali, a cui seguono requisiti strutturali e di offerta definiti dalla norma al fine di assicurare la qualità formativa attesa, la Conferenza ha chiesto ai competenti Organi che
(a) siano richiesti alle Università straniere che desiderano e/o che hanno attivato percorsi formativi in Italia, gli stessi requisiti di accreditamento vigenti per i Corsi di Studio italiani, quali l’evidenza di una dotazione di strutture didattiche, di un corpo docente di ruolo per quantità e SSD, e di strutture assistenziali adeguate a quantità e tipologia di DRG in coerenza ai Corsi integrati ed ai SSD inclusi nell’ordinamento del Corso di Studio;
(b) gli Atenei italiani che rilasciano titoli congiunti con Università straniere siano tenuti a indicare nella propria offerta didattica (Scheda SUA) tale peculiarità dandone piena evidenza anche in accordo ai processi di accreditamento vigenti (AVA 2.0);
(c) siano applicate alle Università straniere che hanno sedi in Italia, autonome o con rilascio di titolo congiunto, le stesse regole di accesso programmato per numero di posti, procedure, data e contenuti delle prove di ammissione, in accordo alle normative Ministeriali vigenti.
Nella fase di pianificazione Meeting della Conferenza (13 e 14 settembre 2019, Bologna), è stata progettata una ‘sessione POSTER’ che vorrebbe raccogliere esperienze di miglioramento e/o di ricerca (a) su processi formativi innovativi nei Master; (b) sui sistemi di valutazione delle competenze avanzate; (c) sulla presentazione di progetti per il riconoscimento degli ECM per le delle attività tutoriali. A breve sarà diffuso il programma e le modalità di presentazione degli abstract.
Le Commissioni Nazionali (che si ricorda sono 22, ciascuna con proprio Presidente, Vicepresidente e segretario/a), stanno infine lavorando intensamente anche organizzando incontri formativi di estrema qualità.
Il Segretario generale
Prof. Alvisa Palese
GLOBAL HEALTH WORKFORCE CRISIS UNA CRISI CHE RIGUARDA TUTT
Una minaccia globale alla salute della popolazione
Reclutamento e stabilità d’impiego dei professionisti della salute sono problematiche che interessano tutti. Ognuno di noi condivide l’interesse nel trovare soluzioni durature che permettano di affrontare le future sfide in campo sanitario; tutti, infatti, prima o poi saremo pazienti e come pazienti meriteremmo l’accesso ad un’assistenza sanitaria di alto livello, prestata da professionisti qualificati. Allo stesso modo, i professionisti della salute necessitano di un ambiente supportivo al fine di prestare un’assistenza adeguata alla domanda che va evolvendosi in termini di quantità e qualità.
Molti paesi dell’Unione Europea stanno riportando difficoltà sia nel reperire ed addestrare, nonchè nel mantenere sul proprio territorio il personale sanitario. Il problema è complicato dalla congiunzione di più fattori coesistenti: da un lato il bilancio quantitativo e qualitativo dei professionisti e delle competenze da loro possedute rispetto alle esigenze effettive, dall’altro variabili come la distribuzione geografica degli stessi, il mutamento demografico e l’organizzazione dei sistemi sanitari1.
Questa problematica diventa sempre più urgente dal momento che la domanda di assistenza sanitaria aumenta linearmente con l’invecchiamento della popolazione ed al contempo l’offerta sanitaria si riduce a causa dell’alto numero di pensionamenti.
Con l’incremento dell’aspettativa di vita, l’invecchiamento della popolazione avanza e i profili patologici cambiano; ciò richiede un adattamento da parte dei professionisti della salute e dei sistemi sanitari. Si stima che in Europa la popolazione al di sopra dei 65 anni incrementerà da 85 a 151 milioni e il numero dei grandi anziani (oltre gli 80 anni) da 22 a 61 milioni entro il 20602.
Nonostante l’adozione del modello euro peo “Salute 2020”, i paesi della regione europea dell’OMS non hanno instaurato politiche all’altezza, precludendo così il raggiungimento della Universal Health Coverage.
La Commissione Europea ritiene che senza misure appropriate vi sarà una carenza di circa 1 milione di professionisti della salute in Europa entro il 2020.
Allo stesso tempo, l’instabilità economica che permane nell’Unione Europea sta determinando l’esodo dei professionisti da alcuni paesi in favore di altri. Ciò configura una situazione in cui alcuni paesi si delineano come veri e propri bacini di risorse lavorative che, sfuggendo all’impiego locale, vanno ad arricchire sempre più la forza lavoro altamente specializzata di paesi che portano avanti politiche di impiego più attrattive. Ad un livello geografico più ristretto, l’esodo colpisce anche le aree rurali la cui offerta sanitaria si sta impoverendo sempre di più a vantaggio dei centri cittadini che beneficiano dell’afflusso dei professionisti.
Tra le tante cause del fenomeno ne ravvisiamo una che ci interessa per primi in quanto studenti in medicina: la carenza di collaborazione tra l’organizzazione sanitaria, che impiega i professionisti, e le istituzioni universitarie. Ciò spesso esita in un’incongruenza tra le necessità di salute del territorio e la distribuzione e disponibilità di competenze professionali.
Il SISM Segretariato Italiano Studenti in Medicina, insieme ad altre associazioni europee nel contesto della International Federation of Medical Students’ Associations (IFMSA), sta promuovendo l’impegno di tutti gli stakeholders in tale ambito al fine di sensibilizzare popolazione e decisori a trovare soluzioni organiche e risolutive.
A tal fine, la nostra associazione è stata tra le tre promuoventi di un documento che configura la Global Health Workforce Crisis come priorità della regione europea dell’IFMSA3.
Uno sguardo alla situazione italiana
Anche il nostro Paese si trova coinvolto in questa crisi globale. L’analisi della situazione odierna ci segnala che ormai da tempo abbiamo oltrepassato la soglia di una vera e propria emergenza nazionale. Ai fini di questa panoramica prenderemo in considerazione solo la classe medica, parte numericamente minoritaria della categoria delle professioni sanitarie ma ad oggipiù colpita dal fenomeno. La carenza di medici specialisti che ci troveremo ad affrontare nei prossimi anni ha origine certamente multifattoriale, ma la programmazione attuata ad oggi si è dimostrata insufficiente a soddisfare le esigenze di salute della popolazione.
L’esodo dei medici ospedalieri, la carenza di formazione specialistica, il pensionamento e l’uscita dei professionisti verso la sanità pubblica produrrà un ammanco di circa 16.500 specialisti nel periodo 2018-20254. La gran parte delle discipline specialistiche subirà questa carenza, ma per alcune di esse il gap sarà maggiore costituendo una emergenza già nel breve termine.
Imbuto formativo ma non solo
In Italia circa 10.000 studenti di medicina si laureano ogni anno, si formano quindi circa 10.000 medici, ma il numero di contratti postlauream per l’accesso alla formazione specialistica nel 2018 è stato di 7.000, insufficiente quindi a coprire la richiesta di specialisti rispetto al numero di laureati. Con un semplice calcolo, questo significa che ogni anno 3.000 medici rimangono esclusi automaticamente, creando così l’imbuto formativo.
A questo si aggiunge la carenza di vocazione5 per alcune scuole di specializzazione (chirurgia toracica, generale, vascolare, ortopedia, traumatologia, medicina d’urgenza, anestesia e rianimazione) a discapito di altre che invece sono sature (chirurgia plastica, dermatologia, oculistica, oftalmologia, pediatria, cardiologia) per ragioni che spesso sfuggono ad un’analisi oggettiva ma che certamente comprendono la maggior appetibilità degli sbocchi professionali e la maggiore esaltazione delle stesse materie durante il percorso di studi.
Inoltre, il peggioramento delle condizioni di lavoro6 (orario di lavoro prolungato, aumento del carico di lavoro, malattie professionali e rischio clinico, retribuzione non adeguata7), ha spinto numerosi medici a lasciare gli ospedali pubblici in favore di quelli privati.
Il settore pubblico si ritrova sempre più povero di personale formato e di alto livello (si conta che solo il 75% dei specialisti decide di lavorare presso un’azienda sanitaria pubblica8). L’impoverimento qualitativo dei servizi pubblici rischia, nel lungo periodo, di spingere sempre più pazienti verso il settore privato, mettendo in ulteriore difficoltà il SSN.
Come se non bastasse la curva di pensionamento raggiungerà il suo culmine tra il 2018 e il 2022, a causa di una popolazione professionale che risulta essere particolarmente anziana.
La conseguenza diretta dell’imbuto formativo è un sovraffollamento di giovani medici al test di specializzazione. Molti di essi sono tentati dal lasciare, o lasciano, il nostro Paese, rimpinguando i sistemi sanitari di altre nazioni, in particolare Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia. L’investimento per la loro formazione scolastica ed universitaria, costa allo stato italiano circa 150.000/200.000 f per medico, investimento che, in queste prospettive, risulterebbe quindi a fondo perduto, non ricevendo nessun ritorno di salute per la popolazione nazionale.
Altro aspetto preoccupante è il possibile crollo della qualità della formazione, conseguente al velocizzarsi del turn-over. Provvedimenti che mirano a velocizzare l’ingresso dei giovani medici nel mondo del lavoro, rischiano infatti di minare l’aspetto formativo del percorso specialistico.
Il nostro impegno
Come associazione di studenti in medicina, non possiamo che prendere atto della situazione ed impegnarci al fine di sensibilizzare le istituzioni competenti a tutti i livelli ad affrontare concretamente la crisi per permettere l’elaborazione di politiche apposite.
Il nostro agire si svolgerà9 essenzialmente su un fronte interno alla nostra federazione ed uno esterno, inteso come attività di advocacy istituzionale. Cisiamo proposti di promuovere iniziative student-led dirette all’accrescimento della consapevolezza in merito a questa crisi all’interno della società civile, promuovendo la diffusione dei dati relativi alla conseguente insufficienza e mal distribuzione dell’assistenza sanitaria.
Con sguardo critico, ci siamo anche proposti di indagare eventuali implicazioni dei nostri progetti di scambio internazionale al fine di valutare se essi costituiscano un fattore di rischio per l’incremento dell’esodo dei professionisti. Ciò sempre nell’ottica di scongiurare l’aggravamento della disuguaglianza dell’assistenza sanitaria nel mondo.
A nostro avviso, altro obiettivo da perseguire è promuovere l’accreditamento delle nostre istituzioni universitarie presso le agenzie internazionali riconosciute e la condivisione delle buone pratiche in termini di gestione dei curricula formativi. Sul fronte esterno ci siamo proposti di incoraggiare le istituzioni europee ad elaborare piani di sorveglianza e rilevazione che restituiscano dati verificati sull’attuale situazione. È nostro obiettivo incoraggiare i governi a collaborare con le associazioni di categoria al fine di promuovere ricerche che stabiliscano i bisogni di salute in termini qualitativi e quantitativi, nonché adattare i curricula medici al fine di includere sempre più tematiche come la disuguaglianza e i determinanti sociali in salute per offrire ai futuri professionisti le competenze richieste ad affrontare le sfide del
domani.
Al fine di scongiurare l’esodo è, inoltre, necessario promuovere una sorveglianza sui fattori che mettono a rischio le condizioni lavorative dei professionisti e risolvere gli ostacoli organizzativi e formativi che impediscono la costituzione della classe professionale necessaria al raggiungimento dell’UHC. In particolare nell’ambito italiano, la risoluzione del cosiddetto imbuto formativo nonché la programmazione della formazione in medicina sulla base delle richieste effettive in termini di salute da parte del territorio, ci sembra essere di prioritaria importanza.
Come anche la Commissione Europea dichiara, non è possibile trovare una soluzione unica che risolva i problemi a livello dei singoli Stati, ma una serie di buone pratiche potrà dimostrarsi un fattore di successo nelle sfide che ci apprestiamo ad affrontare.
1 “Recruitment and Retention of the Health Workforce in Europe”, European Health Management Association, April 2015
2 The 2009 Ageing Report: Underlying Assumptions and Projection Methodologies for the EU-27 Member States (2007-2060), Joint Report prepared by the European Commission (DG ECFIN) and the Economic Policy Committee (AWG)
3 Health Workforce European Regional Priority for the term 2019/2020 proposal così come discussa durante lo European Regional Meeting dell’ IFMSA San Pietroburgo 2019
4 Fonti CAT 2016
5 https://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2018-07-12/ nel-2023-oltre-11mila-medici-fuga-servizio-sanitarionazionale-173703.shtml?uuid=AE4Qe1KF&refresh_ ce=1
6 Decreto legislativo n. 66 dell’8 Aprile 2003
7 https://ni/articolo.php?articolo_id=33360
8 Rapporto FIASO 2018
9 Health Workforce European Regional Priority for the term 2019/2020 proposal così come discussa durante lo European Regional Meeting dell’ IFMSA San Pietroburgo 2019