Storia dell’Università degli studi dell’Insubrian.82, 2019, pp. 3658-3659, DOI: 10.4487/medchir2019-82-4

Autori: Giulio Carcano

Articolo

Due fiumi che si incontrano generano una for- za dirompente, come due poli che si attraggono e si respingono, come due metà che stridono prima di completarsi. Generano una forza dirompente come quella degli Insubri, il popolo della stirpe gallica che nel IV secolo avanti Cristo, scendendo dalla Francia, si insediò a nord di Mediolanum, in quel triangolo di Lombardia incastonato tra Varese, Como e la Svizzera destinato a una storia produttiva e culturale comune, nonostante le dif- ferenze. Qui nacque l’Università dell’Insubria.
Il sigillo disegnato da Paul Scharff rappresenta l’ateneo come una doppia spirale, formata da due fiumi metaforici che si uniscono, rendendo più ricche le due province solcate: il sigillo è verde poichè riprende la vegetazione di questa regione, il disegno e il fondo sono bianchi, come un foglio tutto da scrivere. L’immagine finale evoca anche un albero stilizzato, secondo una interpretazione anatomica un utero, entrambi comunque simbo- li di fertilità. Ed è cresciuta molto l’Insubria dalla sua nascita, è fiorita sia dal punto di vista della docenza sia per numero di studenti, e con essa è cresciuto il territorio che la ospita in un rapporto di reciproco nutrimento.
L’idea del sigillo fu ispirata da due reperti ar- cheologici con motivi meandrospirali: una pinta- dera, ovvero un timbro a scopo rituale provenien- te dall’Isolino Virginia, sul lago di Varese, e una presa con volto umano ritrovata a Montano Luci- no, in provincia di Como. D’altro canto la spirale è un simbolo quanto mai antico e misterioso, che esisteva già nel Neolitico: per i Celti rappresenta- va le fiamme e il fuoco ma anche il movimento delle acque. In natura, ad esempio, la formazio- ne delle galassie avviene con un fenomeno di

doppia spirale. È una spirale a rendere perfetta la crescita delle conchiglie nel rispetto della serie di Fibonacci. La materia stessa dell’umano è costi- tuita dalla doppia elica del Dna. Una doppia elica muove anche l’Insubria.
Il nostro giovane ateneo nacque dunque nel 1998. Tuttavia la sua storia inizia il 15 gennaio 1973: quel giorno all’Ospedale di Varese si svolse- ro le prime lezioni di Patologia medica e Clinica chirurgica della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Pavia, ateneo gemmante che nel successivo anno accademico avrebbe avviato tutti gli insegnamenti dell’intero corso di laurea. L’entusiasmo era tanto e palpabile, in cattedra si alternavano universitari pavesi e ospedalieri varesini: si cominciava a so- gnare quello che poi si sarebbe avverato.
Negli anni Novanta fu attivato il corso distac- cato di Economia e Commercio di Pavia, con 778 matricole solo al debutto: erano tantissime per gli spazi ancora esigui a disposizione e le prime le- zioni furono tenute al cinema Vela. Poi ci si spostò al Collegio Sant’Ambrogio, anch’esso in centro cit- tà, dove sorsero presto una biblioteca, aule infor- matiche e aule studio. Ed era iniziato anche il se- condo corso di Scienze biologiche dell’Università di Milano, che si stanziò in mezzo a campi veri, in parte agricoli, di via Dunant – periferia di Varese
-, dove ora sorge il campus di Bizzozero. Intanto a Como furono avviati i corsi di Fisica e Chimica e sempre nell’ambito della Facoltà di Scienze, gem- mata da Milano, nel 1989 cominciò Ingegneria con il Politecnico di Milano e nel 1994 Giurispru- denza con l’Università degli Studi di Milano.
A quel punto vi erano i corsi, il nome e il logo: il 14 luglio 1998 il MIUR decretò l’istituzione dell’Università degli Studi dell’Insubria, unendo quei due fiumi metaforici, quei due poli, quelle due città che fin dai tempi del Barbarossa non mostravano di andare troppo d’accordo. Il Verri, nella sua “Storia di Milano” narra che i comaschi assalirono Varese, nottetempo e di sorpresa, co- stringendo i suoi cittadini a combattere seminudi e poi, una volta sconfitti, li trascinarono fino al lago di Como. Ma Milano, cui Varese era alleata, vendicò l’attacco radendo al suolo la città di Pli- nio. Altro storico terreno di scontro è stato per anni lo stadio: “Mai con Como” era lo slogan dei Biancorossi per scongiurare il ritorno dell’ege-

monia comasca, egemonia a cui aveva posto fine l’elevazione di Varese al rango di provincia, nel 1927. Comunque, se qualche remora rimaneva dal punto di vista calcistico, le vicissitudini degli ultimi anni hanno smorzato e poi spento i cori del Franco Ossola.
Ora Varese e Como sono due metà che si sono completate e che, anche secondo lo statu- to dell’Insubria del 2002, hanno pari dignità nel- lo sviluppo accademico. Distano tra loro solo 25 chilometri di Statale Briantea, un po’ trafficata per la verità. Ma un nuovo treno dallo scorso anno sostituisce la ferrovia abolita nel 1966 e, facendo tappa a Mendrisio per collegare i due capoluoghi, sancisce ancor meglio la geografia dell’Insubria, che con la vicina Svizzera ha progetti ambiziosi di collaborazione.
A Varese hanno sede il rettorato nell’ex col- legio Sant’Ambrogio, nel cuore della città, e nel quartiere di Bizzozero il campus con una decina di padiglioni didattici. A Como il luogo insubrico più rappresentativo è il Chiostro di Sant’Abbondio, che ospitò il vescovado fino all’XI secolo, mentre il polo scientifico è in via Valleggio. La formazio- ne delle professioni sanitarie avviene nelle azien- de ospedaliere dei due capoluoghi: il Circolo Fon- dazione Macchi a Varese e il Sant’Anna a Como, convenzionate in qualità di poli universitari.
In vent’anni i dipartimenti sono diventati sette: Biotecnologie e scienze della vita, Diritto econo- mia e culture, Economia, Medicina e chirurgia, Scienza e alta tecnologia, Scienze teoriche e ap- plicate, Scienze umane e dell’innovazione per il territorio. Gli studenti sono 11mila, i docenti 400 e 320 i tecnici e gli amministrativi. Renzo Dionigi, preclaro chirurgo, al quale dobbiamo l’intuizione e la realizzazione dell’Ateneo, ne fu il Primo Ma- gnifico Rettore dal 1998 al 2012; si sono succeduti nella massima carica accademica Alberto Coen Porisini dal 2012 al 2018, e nell’attuale sessennio Angelo Tagliabue.
Varese e Como restano città diverse che, sul fronte universitario, si nutrono delle loro diffe- renze, come fa la medicina. Sappiamo bene che la cura del malato si compie con la scienza e in- sieme con la carità, come è rappresentato in un celebre dipinto del 1897 di Pablo Picasso. Non di- mentichiamo che il mitico medico Chirone, colui che curò Achille alla caviglia ustionata dalle ma- gie della madre Teti per renderlo immortale, era metà uomo e metà cavallo. E che il dottor Watson, amico e biografo di Sherlock Holmes, possedeva

la duplice anima di medico e narratore, così come lo stesso sir Arthur Conan Doyle. Così come The- odor Billroth, che operava con il bisturi e con il violino. Ancora come Francesco Cigalini, medico ma anche filosofo e astrologo comasco che nel 1500 descrisse l’influsso delle costellazioni sulla salute dell’uomo. Medico ma anche giornalista era Joaquin Navarro-Valls, direttore della sala stampa della Santa Sede, insignito della Laurea Honoris Causa in Scienze della Comunicazione all’Insu- bria nel 2006, a motivo della “diffusione di uno stile comunicativo di grande sobrietà, precisio- ne e rigore morale ed in cui l’obiettività del dato e della notizia non è mai disgiunto dal rispetto umano e dalla ricerca della verità”.
Medici e uomini speciali, quelli citati, che ci di- mostrano il valore e la forza dirompente di avere dentro di sé due anime ugualmente nobili, due poli che si attraggono e si respingono, due fiumi entrambi pieni di vita che si avvolgono nella spira- le misteriosa della conoscenza. La diversità è arric- chimento e stimolo e l’Università dell’Insubria non può che farne “elemento di eccellenza, perché fat- tore di aggregazione e di rafforzamento della co- munità, precursore di una tendenza che ha portato al cambiamento del modello storico di Università”, citando le parole del Ministro dell’Università e del- la Ricerca, Letizia Moratti, del suo discorso inau- gurale per l’anno accademico 2001/2002.
Tra le novità dell’ateneo che rispecchiano que- sto bipolarismo ricorrente ci sono due master: uno di Medicina di montagna e uno di Medicina subacquea e iperbarica, vette e abissi da percor- rere con vere full immersion di studio e pratica. E poi c’è il nuovissimo master di Psicotraumatolo- gia, che si occupa di affrontare le ferite dell’ani- ma, che derivino dalla violenza di genere, dal lut- to, dalla malattia, dal sopruso, dalla prepotenza. Anche in questo caso sentimenti opposti, come il dolore e la cura, si incontrano in un punto di unione somma o somma rottura, da cui comun- que scaturisce una forza dirompente.
Nel IV secolo avanti Cristo, Platone nel Fe- dro scrisse: “Ogni discorso deve essere costitui- to come un essere vivente, con un suo corpo, in modo da non essere privo né di testa né di piedi, ma da avere parti di mezzo e parti estreme, scritte in modo da accordarsi le une alle altre e ciascuna all’insieme”. Credo che ogni evento straordinario sia preparato dalla storia e, come ogni parte, si collochi nell’armonia di un discorso o di un cor- po, perché ogni parte valorizzi il suo significato.

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Carcano G., Storia dell’Università degli studi dell’Insubria, Medicina e Chirurgia, 81, 3658-3659, 2019. DOI: 10.4487/medchir2019-82-4

Affiliazione autori

Giulio Carcano – Università dell’Insubri

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