Notizie dall’ANVUR, dal CUN, dal SISM, dalle Conferenze Permanenti dei Corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, dalla Conferenza Permanente delle Classi di Laurea delle Professioni Sanitarien.74, 2017, pp. 3376-3677

Agenzia Nazionale Valutazione Università e Ricerca – ANVUR

Stagione questa densa di impegni istituzionali per l’ANVUR. Il primo aspetto che riguarda da vicino il mondo della Medicina è il varo dell’Indicatore per la valutazione del livello scientifico dei Collegi di Docenza delle Scuole di Specializzazione in ambito sanitario. Accanto quindi agli indicatori ed ai requisiti AGENAS, l’Osservatorio delle Scuole ha approvato e fatto proprio anche l’indicatore di qualità scientifica proposto da ANVUR. Esso, dopo una discussione molto ampia e trasparente con l’Osservatorio stesso, risulta essere formulato in questo modo:

  • indicatore discreto, ottenuto mediando sui professori ordinari, associati e ricercatori che risultano docenti negli SSD caratterizzanti la tipologia, denominato indicatore A in grado di tener conto della produzione scientifica com-plessiva: in particolare, esso assume per ogni docente valori pari rispettivamente a 0; 0,4; 0,8; 1,2 a seconda che il docente componente del collegio superi 0, 1, 2 o 3 valori soglia relativi alla propria Fascia di riferimento, calcolati per il settore concorsuale di riferimento, secondo quanto disposto nel DM n. 602, 29 luglio 2016. I valori soglia per ciascuna Fascia sono i seguenti:
  • per i professori di prima fascia, quelli relativi ai Commissari;
  • per i professori di seconda fascia, quelli relativi ai professori ordinari;
  • per i ricercatori, quelli relativi ai professori associati.

I requisiti minimi relativi alla capacità di ricerca saranno ritenuti soddisfatti se l’indicatore ASN sull’intero colle-gio assumerà valore pari o superiore a 0,7.

Si precisa ulteriormente che anche i partecipanti al bando per l’insegnamento nelle Scuole di Specializzazione provenienti dal Sistema Sanitario Nazionale sono tenuti a raggiungere almeno una delle tre soglie ASN.

Pur comprendendo bene l’impegno da parte delle Scuole, anche da un punto di vista strettamente amministrativo gestionale, l’accoglienza molto positiva da parte dell’ambito studentesco credo che possa confortare soprattutto l’Osservatorio nelle scelte effettuate, che riaffermano comunque un ruolo fondamentale della valenza scientifica all’interno di una struttura formativa che, giova ripeterlo,è equiparata in questo ambito al Dottorato di Ricerca. Simile riflessione d’altra parte ANVUR ha aperto nei confronti delle Scuole di Specializzazione di Psicologia che, seppur non allineate oggi alle Scuole di ordine sanitario, sono estremamente vicine e congruenti con l’impegno terapeutico e diagnostico nel generale sistema della salute nel nostro paese.

Tutti ricorderanno dalla rubrica del numero precedente la responsabilità dell’Agenzia nel formulare il calcolo di un apposito “Indicatore Standardizzato della Performance Dipartimentale” (IPSD), atto a determinare la posizione degli stessi nella distribuzione nazionale della VQR nei rispettivi settori scientifico disciplinari, allo scopo di attribuire, ad ognuno il relativo ISPD. Questo è destinato al finanziamento quinquennale dei dipartimenti di eccellenza delle università statali, così come individuati e selezionati ai sensi e per gli effetti dell’articolo 2 delle “Norme in Materia di Università e di Ricerca” della legge finanziaria (legge 232/2016) . Lo stesso articolato poi al comma 318 demanda al giudizio di una Commissione ministeriale di sette membri, appositamente costituita, l’emanazione finale della graduatoria di tali Dipartimenti destinati pertanto al finanziamento. Da parte di ANVUR, cui spettava l’indicazione di tre nominativi da cui il MIUR avrebbe estratto due dei sette membri, erano stati forniti in data 8 Maggio u.s. i profili dei seguenti ricercatori, in ordine alfabetico:

  • Prof.ssa Maria Esteban;
  • Prof. Carlo Sirtori;
  • Prof. Giulio Tononi.

La scelta del MIUR è caduta sui primi due scienziati.

Paolo Miccoli
Membro Consiglio Direttivo ANVUR

 

Consiglio Universitario Nazionale

Nel Mese di marzo 2017, dopo il parziale rinnovo del CUN e l’elezione della Presidente, è stata rinnovata l’organizzazione interna del Consiglio, con la definizione degli assetti organizzativi . E’ stata costituita la Giunta di Presi-denza di cui fa parte il Prof. Mario Amore, sono state rin-novate le Commissioni permanenti e sono stati costituiti il “Gruppo di Lavoro per la Comunicazione” e “ la Commissione speciale “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione” e il Gruppo di lavoro “ITC e lauree professionalizzanti.”

Nel periodo febbraio -maggio 2017, il CUN, tramite l’attività istruttoria della III Commissione Permanente «Politiche per la valutazione, la qualità e l’internazionalizzazione della Formazione Universitaria», ha vagliato gli ordinamenti di 949 Corsi di Laurea e Laurea Magistrale, di 5 Scuole di Specializzazione di area medica, di 1 Scuola di Specializzazione di area psicologica e di 2 Scuole di Specializzazione dell’area dei beni culturali. Sono stati esaminati 122 ordinamenti di nuova istituzione di Corsi di Laurea o Laurea Magistrale e 1 ordinamento di nuova istituzione di una Scuola di Specializzazione dell’area dei beni culturali. Sono stati esaminati 827 ordinamenti modificati di Corsi di Laurea o Laurea Magistrale e 5 ordinamenti di Scuole di Specializzazione di area medica aperte a non medici, 1 ordinamento di Scuola di Specializzazione di area psicologica e 1 ordinamento di Scuola di Specializzazione dell’area dei beni culturali.

Nell’adunanza del 3 maggio si è svolta l’audizione del Presidente del Comitato nazionale dei garanti per la ricerca (CNGR), prof. Andrea Lenzi. Nel corso del suo intervento il prof. Lenzi ha affrontato: 1) il tema della revisione del-la classificazione degli ambiti disciplinari e della scienza proponendo un modello in cui alle tre grandi macro -aree proposte dal CUN (simili alle ERC e ricomprendenti le 14 aree CUN) si affianchino i SSD, con le declaratorie sostitu-ite da parole chiave, non univoche ma libere in virtù della multidisciplinarietà e interdisciplinarietà della scienza; a questo proposito ha fatto riferimento a quanto già prefigu-rato in occasione del Convegno “Università e sistema pae-se: per un governo partecipato dello sviluppo” organizzato dal CUN nel giugno del 2008; 2) il tema delle procedure di reclutamento locale da parte degli Atenei.

Nel corso di questi mesi sono stati prodotti diversi documenti come quello sulla Legge di Bilancio 2016 e finanziamento ordinario delle Università: alcune analisi e proposte del CUN con il quale il CUN chiede alla Ministra, Sen. Valeria Fedeli, che nella formulazione del decreto ministeriale di assegnazione del FFO per il 2017 e negli analoghi provvedimenti per gli anni successivi si tengano in considerazione le osservazioni proposte alla sua at-tenzione, al fine di ridurre gli effetti distorsivi che taluni provvedimenti già approvati potrebbero avere in futuro sul finanziamento pubblico del sistema universitario e un testo sulle Linee Guida 2017 per l’accreditamento dei corsi di dottorato: prime osservazioni del CUN. (Nota MIUR n. 11677 del 14 aprile 2017) con il quale il CUN, rimettendo alla sede politico-amministrativa la valutazione delle criti-cità evidenziate e l’adozione degli eventuali provvedimenti di competenza, formula talune prime osservazioni, urgen-ti, in merito alle Linee Guida 2017 per l’accreditamento dei corsi di dottorato che, a distanza di soli tre anni dalle precedenti Linee Guida (Nota MIUR n. 436 del 24 marzo 2014), introducono nuovi criteri.

Tra le mozioni approvate si segnalano Mozione “Per un aggiornamento e per una maggiore flessibilità delle classi di laurea e di laurea magistrale” con la quale il CUN, attualmente impegnato nell’esame degli ordinamenti didattici presentati dagli Atenei italiani, constatando quanto le esigenze rappresentate dalle comunità accademiche trovino sempre più difficilmente risposta nel quadro di regole che disciplinano attualmente l’esercizio dell’autonomia didattica, chiede alla Ministra Fedeli il man-dato a presentare proposte di manutenzione delle classi di laurea e laurea magistrale, a dieci anni dalla loro definizio-ne per opera dei DD.MM. del 16 marzo 2007 a norma del DM 22 ottobre 2004, n. 270 e di particolare interesse per l ‘Area Medica la mozione del 18/05/2017. Mozione CUN sulle modalità di ammissione alle Scuole di specializzazione di area sanitaria, con la quale il Consiglio Universitario Nazionale, accogliendo favorevolmente l’annuncio relativo alla semplificazione dell’ammissione alle Scuole di Specia-lizzazione di Area Medica contenuto in una nota dell’Ufficio stampa del MIUR diffusa il 13 maggio 2017, si raccomanda che le modifiche alle modalità di accesso al concorso non determinino ritardi nell’avvio delle attività delle Scuole, che nelle prove di accesso si valorizzino sia le diverse attitudini degli studenti e il loro percorso formativo, e inol-tre che le borse di studio siano utilizzate razionalmente e completamente. Il Consiglio Universitario Nazionale racco-manda altresì di chiedere ai candidati l’indicazione di un numero prefissato di scelte, limitato ma ragionevolmente ampio, differenziate in due Aree, e infine auspica che sia preservato il principio di assegnare una parte del punteggio finale attribuito ai candidati al curriculum dei loro studi universitari, ivi compresa la tesi di laurea.

Manuela Di Franco
Consigliere CUN Aera 06

Segr. Generale

Conferenza permanente dei Presidenti dei corsi di laurea magistrale in odontoiatria e protesi dentaria

Il giorno 7 aprile 2017 presso l’Aula Asclepio del Centro Congressi San Raffaele in Via Olgettina 58, Milano, si sono svolti i lavori della Conferenza Permanente dei Presiden-ti dei Corsi di Laurea Magistrale in Odontoiatria e Protesi Dentaria Conferenza. Il Presidente della Conferenza ha presentato “Il Progress test 2017 in Odontoiatria: attese e risultati”. Per la prima volta, infatti, il 29 marzo 2017 si è svolto il Progress test anche per i studenti dei Corsi di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria.

Nel prossimo numero della rivista verrà dato ampio spazio ai risultati del primo Progress Test dei Corsi di Laurea Magistrale in Odontoiatria e Protesi Dentaria Italiani.

Prof. Lorenzo Lo Muzio

Presidente della Conferenza Permanente dei Presidenti dei Corsi di Laurea Magistrale in Odontoiatria e Protesi dentaria

 

Notizie dalla Conferenza Permanente delle Classi di Laurea delle Professioni Sanitarie

La Conferenza Nazionale dei Corsi delle Lauree Sanitarie e delle Lauree Magistrali sta vivendo una primavera intensa che porterà al Meeting del 22 e 23 settembre p.v. una importante svolta su una serie di questioni-chiave.

Una svolta per il Progress Test: la sinergia con l’ANVUR. L’ufficio di Presidenza ha incontrato il prof. Miccoli, il dott. Cecchi e il dott. Ciolfi dell’ANVUR. Dal 2008 il progress test stato utilizzato dalla Commissione Nazionale di Fisioterapia (team leader Pillastrini), di Infermieristica (team leader Brugnolli) e di Logopedia (team leader Budriesi). Mentre in questi ambiti lo stato della sperimentazione è avanzato, altre Commissioni si stanno attrezzando per sviluppare un proprio Progress Test (es. Tecnici di Radiologia Medica), quale strumento di miglioramento continuo della forma-zione e di feedback agli studenti, ai docenti, ai tutor sulla preparazione dei propri candidati per individuare azioni di miglioramento. Fin dal 2012, con una propria mozione, la Conferenza aveva chiesto agli organi competenti di avere supporto dal punto di vista informatico e per la elaborazio-ne dei dati. Nella necessità di transitare da una fase basata sulla disponibilità ad una messa a sistema del processo, anche al fine di produrre risultati comparabili, la Presiden-za e il prof. Pillastrini hanno incontrato in fasi diverse i rappresentanti dell’ANVUR che stanno lavorando sul TE-CON e su TECOD. In tali incontri è emersa la possibilità concreta di collaborare con ANVUR che assicurerebbe la costruzione di una piattaforma gratuita attraverso CINECA su cui trasferire i progress test, e quindi l’elaborazione dei dati e la loro restituzione. Gli studenti parteciperanno al TECOD (ovvero il progress test) ed anche al TECON. Tale collaborazione non genererebbe costi aggiuntivi agli Ate-nei partecipanti. La sinergia con ANVUR è già stata avviata e nel meeting di settembre saranno esposte le modalità della collaborazione e riferiti i lavori delle Commissioni (Fisioterapia, Infermieristica) che hanno sottoposto il pro-prio progress test alla valutazione analitica delle sue pro-prietà all’ANVUR.

È necessario considerare le specificità delle lauree sa-nitarie nel sistema AVA. Nel processo AVA, Scheda SUA e documenti di riesame ciclico, non emerge la specificità di alcuni indicatori di qualità ed efficacia formativa dei CdS delle professioni sanitarie; pertanto, la Giunta, dopo articolato dibattito ha deciso di inviare all’ANVUR (Presidente prof. Graziosi e Consigliere Miccoli) e per conoscenza alla Dott.ssa Maria Letizia Melina – Ministero dell’Università ed alla Dott.ssa Rossana Ugenti – Ministero della Salute, nonché al CUN ed ai Presidenti delle altre Conferenze, una nota in cui si afferma che i Corsi dell’Area Sanitaria stanno affrontando il processo di autovalutazione, valutazione ed accreditamento con molto impegno ed energia nella considerazione dell’alto valore strategico per sviluppare la qualità della formazione dei professionisti da mettere a di-sposizione al sistema Paese. Ha segnalato l’esigenza di rap-presentare efficacemente le peculiarità dei CdS dell’area sanitaria negli strumenti di valutazione ed accreditamento in uso: in posizione preminente, rispetto ad altri elementi, il fatto che i CdS sono espressione di una forte integrazio-ne tra Ministeri della Università e quello della Sanità che, attraverso le Regioni, mette a disposizione le risorse; non seconda, la componente professionalizzante ed abilitante dei corsi, sviluppata principalmente attraverso il tirocinio la cui importanza è segnata anche dalla quantità di crediti (=60) svolti presso strutture del Sistema sanitario, conven-zionate o accreditate, sotto la guida di professionisti sanita-ri esperti. Sulla base di queste premesse, si sono suggeriti i seguenti aspetti di attenzione nella valutazione a distanza ed in loco dei documenti SUA, riesame e riesame ciclico:

Considerato che i fabbisogni dei CdS sono definiti a livello nazionale e regionale con cadenza annuale e plurien-nale e che i profili di competenza attesi sono disciplinati da decreti ministeriali, non sono proprie di questi corsi la definizione del fabbisogno di posti programmati e dei pro-fili di competenze attraverso indagini di mercato. Tuttavia, si suggerisce di verificare che il CdS si attenga alle indicazioni di fabbisogno formulate dalle Regioni ed al profilo di competenza atteso dai decreti ministeriali in materia.

Per quanto attiene alle consultazioni delle parti sociali al fine di dibattere l’appropriatezza del curriculum e le scelte da intraprendere rispetto ai bisogni emergenti, si suggerisce di considerare che queste includano almeno: a) le organizzazioni rappresentative del mondo delle professioni (Collegi/Ordini/Associazioni) e dei servizi (Dirigenti delle professioni Sanitarie), b) nonché i settori lavorativi emergenti (es. case di riposo, privato, libera professione) dove spesso i neoassunti iniziano il loro percorso lavorativo.

Si suggerisce inoltre di orientare i CdS ad una consulta-zione almeno triennale, ovvero a ciclo formativo concluso, al fine di poter meglio registrare eventuali problematiche ed intraprendere successive azioni di miglioramento su una coorte consistente di laureati, soprattutto per i CdS a numerosità limitata.

Per quanto attiene alla indispensabile componente professionalizzante di questi CdS, si raccomanda di valutare e verificare che ciascun corso abbia effettivamente a disposizione un direttore/coordinatore delle attività formative professionalizzati appartenente al profilo del corso di studio; si raccomanda inoltre di valutare la presenza di tutor professionali dedicati al corso, appartenenti al medesimo profilo come indicato nei protocolli Regione-Università. In tale verifica, si suggerisce di considerare se è definita una quantità di tempo tutoriale “dedicato” alla didattica professionalizzante (compresi i laboratori). Pertanto, nell’indicatore R1.C ‘competenza ed aggiornamento dei propri docenti’ nonché ‘reclutamento e qualificazione’ si suggerisce di considerare anche la componente professionalizzante messa a disposizione dalle regioni. Non da ultimo, per la loro rilevanza, si suggerisce che nel gruppo di riesame sia presente il Direttore/coordinatore delle attività formative professionalizzanti e di tirocinio.

In accordo ai contenuti del Decreto Interministeriale del 19 febbraio 2009 che prevedono almeno 3 CFU di attività di laboratorio registrati anche in carriera dello studente, si chiede di verificare la presenza di laboratori dedicati ai CdS delle professioni sanitarie per effettuare simulazioni precliniche; poiché le attività formative professionalizzanti (tirocini) compongono 1/3 del percorso formativo, si raccomanda di valutare – in analogia a quanto accade per i programmi dei moduli /insegnamenti- la presenza di almeno i seguenti aspetti:

 

  1. la struttura del sistema di responsabilità: la presenza di un Direttore/coordinatore delle attività formative professionalizzanti/di tirocinio; di tutor dedicati messi a disposizione in larga misura del sistema sanitario regionale, o laddove possibile, dall’università o da esterni;
  2. la rete formativa, che dovrebbe essere riportata pubblicamente sul sito web del CdS, e reperibile anche trami-te apposito link nella scheda SUA;
  3. i meccanismi di programmazione, gestione e valutazione del tirocinio con particolare rifermento agli obiettivi di competenza attesi ed ai sistemi di valutazione delle competenze raggiunte dagli studenti;
  4. il sistema tutoriale individuato per accompagnare gli studenti nell’apprendimento pratico, nonché le strategie formative attivate per preparare i tutori ad assistere efficacemente gli studenti in tirocinio;
  5. il sistema di valutazione utilizzato per rilevare siste-maticamente, in analogia alla didattica, la qualità delle esperienze di apprendimento in tirocinio (opinioni de-gli studenti sui tirocini).

Si suggerisce infine di verificare che i CdS raccolgano dati sui punti di forza e di miglioramento con le modalità che ritengono più efficaci (questionari on line, conferenze annuali, audit su incidenti critici) dalle aziende sanitarie/ ospedaliere e dalle altre strutture della rete formativa (in convenzione o di cui al protocollo di intesa). Si suggerisce di valutare che in tali processi di valutazione siano coinvolti stakeholder aziendali, referenti organizzativi per gli stage, tutor clinici nelle forme che ciascun CdS definirà con le proprie aziende partner e all’interno dei protocolli di intesa. Si suggerisce di verificare che i CdS includano quanto emerso tra le azioni di miglioramento dei propri documenti di riesame e ne monitorizzino comunicando l’esito nell’anno successivo.

Inoltre, poiché la Conferenza ha prodotto documenti di indirizzo (Consensus Conference sugli standard attesi per le attività formative professionalizzanti; per la valutazione delle competenze cliniche/tecniche) e guidato sperimentazioni didattiche (es. progress test) a cui via via i CdS hanno aderito, si suggerisce di tenerne in considerazione. L’implementazione di tali processi costituisce elemento di qualità dei CdS perché basati sul confronto con buone pratiche documentate in letteratura o di benchmarking tra sedi per promuovere il miglioramento continuo.

E’ necessario rivedere le modalità di ammissione alle Lauree Magistrali delle professioni sanitarie: È stata definita una proposta di modifica delle modalità di accesso alle lauree magistrali che appare necessaria sulla base dell’esperienza di questi anni e dell’evoluzione dei bisogni dei servizi. In particolare, la Giunta ha proposto ai com-petenti organi ministeriali di continuare a prevedere ac-cessi in deroga al numero programmato e prescindendo dall’espletamento della prova selettiva per favorire la qualificazione di professionisti che già occupano posizioni apicali nel sistema sanitario e/o incarichi di docenza profes-sionalizzante in ambito universitario. Questi, – in base alle normative attuali – dovranno gradualmente regolarizzare la propria posizione attraverso l’acquisizione della laurea magistrale attinente. Poter contare su docenze a contratto qualificate anche con la laurea magistrale, nonché su posi-zioni apicali in possesso di questa avanzata qualificazione, questo passaggio appare strategico per gli effetti positivi che potrà avere sui Corsi di studio e sul sistema sanitario nel suo complesso. Diversamente, non sembra più ne-cessaria l’ammissione in deroga di “coloro che risultino in possesso del titolo rilasciato dalle Scuole dirette a fini speciali per dirigenti e docenti dell’assistenza infermieri-stica ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 162 del 1982”, perché si ritiene esaurita questa esigenza. Inoltre, rispetto ai titoli di accesso (pre-requisiti), la con-ferenza ha proposto di non attribuire alcun punteggio ai titoli (Diploma regionale 5 punti, Diploma Universitario 6 punti, Diploma di Laurea 7 punti) poiché costituiscono requisiti di accesso alla laurea magistrale. La Conferenza ha inoltre proposto di valorizzare l’esperienza professionale prestata sia nei servizi sanitari pubblici che privati, come pure l’esperienza di direzione o coordinamento dei servizi; e di distribuire i punteggi in modo omogeneo tra le clas-si (attualmente diversificati per la prima) attribuendo i 20 punti disponibili tra:

  1. titoli accademici o formativi di durata non inferiore a sei mesi (max 8 punti);
  2. attività professionali certificata nella funzione apicale o di coordinamento di una delle professioni sanitarie ricomprese nella classe di laurea magistrale di interesse idoneamente documentate e certificate, presso servizi sanitari e socio-sanitari sia pubblici che privati (max 6 punti);
  3. attività professionali certificata nell’esercizio di una delle professioni sanitarie ricomprese nella classe di laurea magistrale di interesse, idoneamente documentate e certificate, presso servizi sanitari e socio-sanitari sia pubblici che privati (max 6 punti).

Infine, la Giunta ha suggerito di realizzare la selezione nel mese di settembre in analogia alle altre procedure al fine di assicurare l’immediato avvio dell’anno accademico e il suo completo svolgimento. La nota è stata spedita alla Dott.ssa Maria Letizia Melina, Direttore della D.G. per lo studente, lo sviluppo e l’internalizzazione della formazione superiore, Ministero dell’Università e della Ricerca ed alla Dott.ssa Rossana Ugenti, Direttore Generale delle risorse umane e delle professioni sanitarie Ministero della Salute.

Infine, la Giunta ha suggerito di realizzare la selezione nel mese di settembre in analogia alle altre procedure al fine di assicurare l’immediato avvio dell’anno accademico e il suo completo svolgimento. La nota è stata spedita alla Dott.ssa Maria Letizia Melina, Direttore della D.G. per lo studente, lo sviluppo e l’internalizzazione della formazione superiore, Ministero dell’Università e della Ricerca ed alla Dott.ssa Rossana Ugenti, Direttore Generale delle risorse umane e delle professioni sanitarie Ministero della Salute.

Esiti del monitoraggio adeguamento delle prove fi-nali alla nuova circolare ministeriale. E’ stata monitorata l’applicazione della Circolare del 29 settembre us in cui i Ministeri dell’Università e della Salute che, prendendo atto delle Linee guida di indirizzo in materia approvate il 12 settembre 2013 dalla Conferenza, ha precisato che la prova pratica “può svolgersi secondo due modalità alternative: a) simulazione pratica, strutturata in modo da permettere al candidato di dimostrare di aver acquisito le conoscenze e le abilità pratiche, tecniche e relazionali inserite nel conte-sto operativo previste dal profilo; e, b) prova a domande a risposta chiusa e aperta su casi clinici o situazioni paradig-matiche della pratica professionale”. Tale Circolare precisa che entrambe le modalità potranno essere integrate con un colloquio orale in accordo alle Associazioni/Collegi di categoria mentre NON sono considerate valide eventuali prove scritte con quiz valutativi delle sole conoscenze te-oriche. Dal monitoraggio condotto, tutti i corsi di laurea si stanno via via allineando a questa modalità.

Le nuove priorità di lavoro. La Giunta ha discusso su tematiche rilevanti/prioritarie trasversali ai vari CdS su cui attivare documenti o iniziative di indirizzo. In particolare è emersa l’esigenza di avviare la revisione delle Lauree Magistrali: si è già te-nuta una riunione con il CUN Area medica per esplorare possibili spazi di sviluppo degli ordinamenti delle lauree magistrali, con finalità di consultazione tecnica. È stato quindi attivato un gruppo di lavoro per raccogliere sugge-rimenti al fine di arrivare ad un progetto sperimentale; progettare l’alta formazione – Summer School per neo-coordinatori/direttori: è necessario offrire un percorso di alta formazione per i coordinatori/direttori e tutor dei corsi di laurea al fine di diffondere i materiali della conferenza, fidelizzare ma anche di condividere ed accrescere strumenti e metodi di miglioramento della qualità della for-mazione. La proposta sarà presentata durante il Meeting di settembre.

Alvisa Palese,
Segretario Generale

Segretariato Italiano Studenti in Medicina – SISM

Il SISM, l’Etica Medica e il Workshop sul Conflitto di Interessi nella Pratica Medica

L’Etica rappresenta un solido fondamento della Pratica Medica: è la base che guida e nutre le scelte e le azioni consapevoli che ciascun professionista della Salute pone in essere nell’esercizio della propria professione.

In quanto Associazione di competenza che persegue l’obiettivo di migliorare la formazione dello studente di Medicina, il SISM da circa un decennio si interroga su questioni di Etica, cercando di formare una classe di medici che siano in grado di esercitare la propria professione in maniera critica, tenendo conto del contesto sociale, culturale ed economico che li circonda. D’altronde, lo stesso Codice di Deontologia Medica mette l’accento sui principi di libertà ed indipendenza della professione, nonché sul divieto a soggiacere ad interessi, imposizioni e suggestioni di qualsiasi natura; è necessario, quindi, che anche la formazione universitaria sia intrisa di tali principi.

Dal 2010, nel SISM è attivo un progetto che forma gli Studenti su una specifica tematica etica, ovvero il Conflitto di Interessi nella Pratica Medica. Ogni anno, in un Workshop di tre giorni, studenti formatisi ad hoc ed esperti del settore formano altri studenti riguardo le generalità e la vastità di tale fenomeno, per renderli consapevoli di come l’industria del farmaco abbia per propria natura interessi diversi da quelli del medico e di come quest’ulti-mo ne possa essere facilmente influenzato entrandone in contatto. Il SISM ritiene necessario che un futuro medico sia in grado di comprendere e capire i meccanismi che potrebbero mettere la Salute del paziente e la Salute pubblica in secondo piano. Tramite un questionario somministrato prima di frequentare il Workshop ed a conclusione dello stesso, nelle edizioni passate si è potuto constatare un significativo ampliamento delle conoscenze in merito a tale argomento. La totalità dei partecipanti ritiene che tale tema debba essere inserito nel percorso formativo, avvertendo, quindi, una forte necessità di apprendere quanto più possibile sul Conflitto di Interessi, in modo da riconoscerlo e saperlo affrontare.

Dott.ssa Federica Viola Presidente Nazionale 2017 – SISM

Dario Genovese National Officer on Public Health 2016/17 – SISM

Alice Silvestro National Officer on Human Rights and Peace 2016/17 – SISM

La Medicina dei Disastri nelle Università Italiane: situazione attuale, esperienze di formazione in essere, sviluppi futurin.74, 2017, pp. 3372-3375, DOI: 10.4487/medchir2017-74-3.

Abstract

In the last years, the number of disasters has increased due to the population growth, progressive urbanisation, climate changes, armed conflicts and terrorist attacks. With ear-thquakes and floods, Italy is one of the European countries at greater risk for natural disasters. The leading role of physicians during disaster response is emphasised by the Art. 9 of the Italian Code of Medical Ethics and by the fact that the National Health System is an operational sector of the Italian Civil Protection mechanism. Several studies pointed out that, despite the significant interest of physicians and medical students in Disaster Medicine, most of them have never been exposed to a specific educational process. Other studies revealed an important lack in both Italian health response capacity and professional training. CRIMEDIM and SISM developed an innovative nationwide project to educate Italian medical students about the importance of Disaster Medicine, reaching more than 1600 individuals in 37 different medical schools. We strongly believe that the accreditation of Disaster Medicine as an academic discipline, the development of a specific curriculum within medical schools and the diffusion of the culture of prevention and disaster risk reduction are fundamental steps to protect people’s health and minimize the impact of disasters.

Key words: Disaster Medicine, Medical education, Simulation

Parole chiave: Medicina delle catastrofi, Formazione in medicina, Simulazione

Articolo

Introduzione

Le catastrofi hanno accompagnato l’umanità attraverso le varie epoche, dal primo report dell’Arca di Noè fino alla prima documentazione scientifica di Plinio il Giovane durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. quando dimostrò la morte per asfissia per l’accumulo di ceneri nelle vie respiratorie.

L’etimologia della parola disastro, che prende origine dal latino dis-astro (“sfavorevole posizione delle stelle”, “grave sciagura”), sottolinea come questi eventi di enorme portata venissero vissuti in maniera passiva con l’accettazione completa dei conseguenti effetti devastanti.

In letteratura esistono diverse definizioni e classificazioni in riferimento alla parola “disastro”1 ma noi preferiamo riferirci a quella operativa, adottata dal Dipartimento di Protezione Civile Italiana, che definisce il disastro come una “situazione nella quale le risorse disponibili sono insufficienti in relazione alle esigenze del soccorso immediato, e dove la severità della situazione è così elevata che la normale qualità dei servizi sanitari non può essere mantenuta a lungo nonostante l’adozione di misure adeguate”2.

Nel corso degli ultimi anni, l’incidenza del numero di disastri naturali o legati ad attività umane ha mostrato un progressivo aumento3; le ragioni di tale incremento sono da ricercarsi in condizioni quali l’enorme crescita demografica ed il conseguente sovrappopolamento, l’elevato grado di urbanizzazione, il cambiamento climatico, la crescente minaccia terroristica, i conflitti armati.

Il territorio italiano non è immune da tali fenomeni e negli ultimi 50 anni una serie di eventi maggiori, principalmente rappresentati da alluvioni e terremoti2 si sono abbattuti sul nostro territorio. Il recente sisma responsabile della distruzione dei comuni di Amatrice, ad esempio, ha inoltre conquistato due tristi primati, rappresentando il terremoto con il maggior numero di vittime (298 morti) cui ha fatto eco il minor numero di perdite economiche coperte da forme di previdenza (solo l’1% in rapporto ad una stima approssimativa di 5 miliardi di danni)3 quindi con alti costi per la nostra nazione.

Diventa perciò evidente come eventi di tale portata abbiano un importante impatto non solo sulla salute del-la popolazione, ma anche sul sistema sanitario a tutti i livelli. Servizi territoriali, ospedali, Ministero della Salute, Protezione Civile, si trovano costretti a confrontarsi con gli effetti diretti e indiretti causati dalla catastrofe, inclusi i danni strutturali, il sovraccarico delle strutture sanita-rie, la perdita di personale, ma anche il danno a livello di tutte le infrastrutture da cui gli ospedali dipendono quotidianamente, come l’acqua, l’elettricità, le teleco-municazioni4. Fondamentale inoltre sottolineare come le problematiche sanitarie connesse agli effetti delle ca-tastrofi non siano circoscritte all’ambito dell’emergenza; le conseguenze sulla popolazione nel medio e lungo termine sono infatti causa di aumento di morbilità e riduzione della qualità della vita, coinvolgendo un grande numero di specialità mediche sia nella fase di risposta immediata che nelle fasi di prevenzione, preparazione e mitigazione degli effetti primari e secondari di una calamità. Ad esempio, un incremento di numerose patologie psichiatriche, respiratorie, cardiovascolari ed infettive è stato riscontrato tra gli abitanti dei luoghi colpiti da terremoto dopo un periodo di tempo di mesi-anni5.

Già negli anni ’70, i primi studi epidemiologici sull’impatto dei disastri naturali a livello della sanità pubblica mettevano in evidenza la necessità di una risposta appropriata, coordinata e basata sull’evidenza6.

In questo contesto, la Medicina dei Disastri nasce e si sviluppa come materia interdisciplinare, ponendosi come obiettivo la riduzione di mortalità e morbilità a seguito di una catastrofe, sia nel breve che nel lungo termine.

Principi quali riduzione del rischio, prevenzione, mitigazione degli effetti diretti e indiretti dei disastri, così come la risposta al disastro, il ripristino delle strutture sanitarie alla condizione precedente all’evento e la garanzia di continuità delle cure per popolazione affetta vengono inseriti all’interno di tale disciplina.

Nel corso degli ultimi decenni, l’incremento dei disastri e delle maxi-emergenze a livello globale, con riferimento anche agli attacchi terroristici, ha posto l’accento sull’importanza della Medicina dei Disastri come disciplina che dovrebbe essere inserita nella formazione di base di ogni medico.

La responsabilità del medico durante una catastrofe viene sottolineata anche dall’art. 9 del Codice di Deontologia Medica, dove viene chiaramente sancito che “il medico in ogni situazione di calamità deve porsi a disposizione dell’Autorità competente”7. In aggiunta, l’inserimento del Servizio Sanitario Nazionale all’interno delle strutture operative della Protezione Civile Nazio-nale rende a tutti gli effetti i presidi sanitari pubblici parte attiva nella risposta ad un evento maggiore8.

Appare dunque chiaro come la preparazione e la formazione del medico nei confronti di questa disciplina non sia da ritenersi di sola pertinenza specialistica, bensì come fondamentale elemento all’interno del processo educativo.

La Medicina dei Disastri in Italia: stato dell’arte

Ad oggi, la situazione sia formativa che operativa sul territorio italiano è alquanto eterogenea. Un’indagine condotta nel 2016 ha valutato la capacità di risposta ad un evento maggiore da parte di 15 ospedali italiani di grandi dimensioni utilizzando uno strumento di analisi realizzato dalla Organizzazione Mondiale della Sanità9. Di questi solamente 3 sono stati considerati adeguati a gestire in modo efficace un evento maggiore, eviden-ziando una criticità nel sistema di risposta alle emer-genze. Un altro studio ha evidenziato come vi sia una carenza sia informativa che formativa sui Piani di Emergenza per il Massiccio Afflusso di Feriti (PEMAF), il prin-cipale strumento di gestione di una risposta coordinata ed efficiente agli eventi maggiori, previsto, per legge, dal 199610. Meno della metà dei medici di emergenza-urgenza intervistati era a conoscenza dell’esistenza di questo strumento, e solo un terzo di essi avrebbe sapu-to reperire il PEMAF del proprio ospedale. In maniera analoga, uno studio condotto in tutta l’Unione Europea per valutare lo stato dell’arte nella risposta ai disastri, ha evidenziato come i due settori maggiormente carenti fossero proprio la risposta ospedaliera e la formazione specifica degli operatorii11.

Risulta quindi evidente la necessità di agire su due fronti: da un lato, incentivando la preparazione a livello ospedaliero e pre-ospedaliero, dall’altro, sensibilizzan-do la comunità scientifica all’esigenza di investire sulla formazione soprattutto all’interno delle università, così da fornire agli studenti di medicina, futuri professionisti della salute, i giusti strumenti per intervenire in manie-ra efficace e razionale in queste situazioni. Uno degli aspetti chiave è la consapevolezza che gli studenti di medicina possano avere un ruolo attivo, non solo nelle fasi acute di risposta ma soprattutto nell’ambito delle fasi di prevenzione e mitigazione che costituiscono le basi della Riduzione del Rischio dei Disastri (Disaster Risk Reduction – DRR), come auspicato anche in occasione della Terza Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite, con lo sviluppo dello Sendai Framework for Disaster Risk Reduction 12.

A questo riguardo è possibile inoltre osservare come la conoscenza delle modalità di intervento nelle situa-zioni di catastrofe sia attualmente uno degli obiettivi for-mativi qualificanti previsti dal MIUR per la classe delle lauree magistrali LM-41 – Medicina e Chirurgia. Tuttavia, attualmente la Medicina dei Disastri non compare nei curricula della maggior parte delle Scuole di Medicina italiane.

Una prima esperienza a livello nazionale: il progetto DisasterSISM

Già nel 2002 il CRIMEDIM – Centro di Ricerca in Me-dicina di Emergenza e dei Disastri, ha cercato di colmare questo gap formativo, istituendo un corso opzionale di 4 ore in Medicina dei Disastri presso il corso di Medicina dell’Università del Piemonte Orientale (Novara). Con il passare degli anni, la materia ha acquisito sempre più rilievo sino a diventare curricolare nel 2009. Parallelamente, il Centro ha riconosciuto la necessità di sensibilizzare anche le restanti università italiane a questa disciplina: è nata così la collaborazione con il SISM – Segretariato Italiano Studenti in Medicina. Nel 2010, CRIMEDIM e SISM hanno realizzato uno studio trasversale osservazionale con l’obiettivo di inquadrare la situazione formativa ita-liana nell’ambito Medicina dei Disastri, con particolare riferimento alla consapevolezza degli studenti su queste specifiche tematiche13. Attraverso un questionario online, successivamente diffuso attraverso la mailing list nazionale del SISM (al tempo presente in 36 dei 40 Atenei Italiani) sono stati raggiunti 639 studenti di medicina. Il 61,3% degli studenti contattati ha dichiarato di essere a conoscenza dell’esistenza di questa disciplina; tuttavia solo il 9,1% di questi ha affermato di aver seguito un corso universitario specifico. Inoltre il 94,1% degli studenti ha definito “importante” possedere conoscenze di base in Medicina dei Disastri per la futura professione medica, ed il 91,4% ha valutato positivamente la possibi-lità di inserire un corso curricolare dedicato all’interno del piano di studi. Questi dati, in linea con i risultati di altri studi condotti a livello internazionale14,15,16, hanno evidenziato la presenza di un importante gap formativo, a fronte di una elevata sensibilità degli studenti per la Medicina dei Disastri. Per colmare questo gap, la colla-borazione fra SISM e CRIMEDIM è proseguita, portando allo sviluppo del progetto DisasterSISM17 che si pone l’obiettivo di fornire agli studenti di medicina conoscen-ze e competenze base e avanzate in Medicina dei Disa-stri. Per realizzare questo corso, seguendo le indicazioni proposte dagli studenti stessi, sono state utilizzate meto-diche di insegnamento innovative coinvolgendoli come parte attiva del progetto. Si è dato luogo alla cosiddetta “peer-education” con l’istituzione della figura dello studente-formatore che rende lo studente stesso protagoni-sta attivo del processo formativo, responsabilizzandolo e permettendogli di migliorare le capacità comunicative e di team working.

Il corso si divide in una prima fase online che pre-vede l’utilizzo di una piattaforma didattica basata sul software MOODLE (Modular Object-Oriented Learning Environment) ed una fase residenziale in presenza du-rante la quale le classiche lezioni frontali vengono integrate e potenziate con l’utilizzo di simulazioni tabletop e di realtà virtuale.

La costituzione di un team di formatori, allo stato attuale composto da 28 studenti provenienti da tutta Italia, ha reso possibile raggiungere capillarmente la maggior parte degli Atenei. Ad oggi sono stati erogati 97 corsi in trentaquattro diverse università, per un totale di 1675 partecipanti. Grazie alla somministrazione di un test di ingresso (pre-test) e di un esame finale (post-test) è stato possibile valutare l’impatto a breve termine del corso sulle conoscenze in Medicina dei Disastri degli studenti. Il punteggio medio iniziale è stato di 51,6/100 mentre quello medio a distanza di 7 giorni dal termine del corso di 83,5/100. Inoltre, gli studenti sono stati invi-tati a compilare un questionario di gradimento anonimo e nell’anno 2016 sono pervenute 356 risposte. Il corso ha ricevuto complessivamente una valutazione di 4,46/5; i punteggi medi per le domande “Ritieni che un medico, indipendentemente dalla sua normale attività, debba avere conoscenze di base in medicina dei disastri?” e “Credi che un corso simile al Basic DisasterSISM dovrebbe divenire parte integrante del Piano di Studi del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia?” hanno rice-vuto rispettivamente i punteggi di 4,63/5 e 4,57/5. Que-sti dati sostanzialmente confermano quanto già rilevato dallo studio del 2010, evidenziando come gli studenti siano attenti a questa tipologia di tematiche e come lo sviluppo di conoscenze di base in Medicina dei Disastri sia ritenuto importante per la futura professione, indi-pendentemente dall’attività specialistica esercitata.

Inoltre nel 2014, grazie alla collaborazione con l’International Federation of Medical Students’ Associations (IFMSA), il corso di formazione ha inoltre raggiun-to una dimensione globale, educando circa 30 studenti internazionali ogni anno nel ruolo di Trainer con la prospettiva di disseminare nel mondo le conoscenze e la consapevolezza delle tematiche affrontate dalla Medi-cina dei Disastri. 

Conclusioni

Appare evidente come la formazione in Medicina dei Disastri non possa più essere affidata solamente a coraggiose iniziative di pochi centri ma sia necessario prevedere un inserimento di questa disciplina, anche solo dei principi basilari, nei curricula accademici. L’aumento del numero di Disastri e degli incidenti maggiori a livello globale, così come i contesti sociali e politici in continuo mutamento e la crescente minaccia di attacchi terroristici, confermano come le conoscenze di base in Medicina dei Disastri debbano essere parte integrante del bagaglio di competenze professionali di ogni medico.

Infine gli studenti hanno dimostrato particolare interesse e sensibilità verso queste tematiche, e grazie ad una collaborazione fra il SISM ed il CRIMEDIM è stato possibile educare più di 1500 studenti. Sulla base dei risultati decisamente incoraggianti raggiunti da questo progetto, riteniamo importante che venga previsto, all’interno del Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia, un percorso formativo curriculare di base in tema di Medicina dei Disastri, possibilmente associato a corsi elettivi integrativi con un piano didattico di più ampio respiro per gli studenti interessati all’approfondimento.

A nostro parere diventa quindi auspicabile l’inseri-mento di un ambito disciplinare caratterizzante definito “Medicina dei Disastri”, che comprenda multipli settori disciplinari. Il raggiungimento di tale obiettivo, con il riconoscimento della Medicina dei Disastri come disciplina medica, rappresenterebbe una conquista accademica di rilevanza internazionale, considerando che l’attuale situazione nelle Università Italiane può essere paragonabile a quella di molti altri Stati europei ed extra-europei nei quali la Medicina dei Disastri non ha ancora trovato un suo ruolo definito.

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Cita questo articolo

Ragazzoni L., Caviglia M., Conti A. et al., La Medicina dei Disastri nelle Università Italiane: situazione attuale, esperienze di formazione in essere, sviluppi futuri, Medicina e Chirurgia, 74: 3372-3375, 2017. DOI: 10.4487/medchir2017-74-3

Analisi delle cause del ritardo studentesco nel CLM in Medicinan.74, 2017, pp. 3366-3371, DOI: 10.4487/medchir2017-74-2.

Abstract

Although the number of inactive students is rather high in Italian University (35%), the figures are distinctively lower for medical students (14% of inactive students and 3-5% of renouncing). A recent survey among medical students at La Sapienza University of Rome has singled out the following as the main causes of graduation delay: difficulties in studying (43%); delayed matriculation (due to controversies in the application competition) (16%); psychological upset (13%); family (6%) or health (3%) problems; and economical difficulties (3%).

The causes of graduation delay have been debated by the National Conference of the Undergraduate Curricula Presidents in a Forum held in Novara. Four types of causes and solutions have been discussed: i) teaching causes and active tutoring; ii) psychological upset and counselling; iii) social, cultural and economic hardships and counter window interventions; and iv) disproportion between didactic load and learning capabilities, and educational interventions.

In conclusion, the need for monitoring student upset and for reducing disciplinary learning objects (subject to quick obsolescence) in favour of methodological ones (that favour a lifelong learning) has been assessed.

Key words: Medical Education; Graduation Delay; Tutoring; Counselling

Parole chiave: Pedagogia Medica; Ritardo Studentesco; Tutoraggio; Assistenza Psicologica

Questo articolo riferisce sui risultati del Forum “Le cause del ritardo studentesco” che si è tenuto durante la riunione della Conferenza Permanente dei Presidenti di CCLM in Medicina che si è svolta presso l’Università del Piemonte Orientale il 31 marzo 2017.

Articolo

Introduzione

Una notevole percentuale degli studenti in Medicina arriva alla laurea con “ritardo” (dati 2013-14, fonte: Sapienza, Università di Roma): il 60% degli studenti si laurea in medicina con oltre 1 anno di ritardo.

Nel 2011 un gruppo di lavoro della commissione “Medical Education” della Sapienza, ha svolto una indagine su 50 studenti “inattivi” che non avevano effettuato esami da almeno 12 mesi. (Merli et al., 2012). I principali problemi rilevati risultarono prevalentemente di carattere logistico (pendolarismo, difficoltà a frequentare i corsi, studenti lavoratori) o amministrativo-burocratico (soprattutto per gli studenti stranieri). Nel 2016 abbiamo voluto ripetere questa indagine rivolgendo la nostra attenzione agli studenti “irregolari” che, pur avendo effettuato esami negli ultimi 12 mesi, risultavano carenti per il numero di crediti raggiunti rispetto agli attesi. La situazione dei crediti individuali è stata richiesta alla “banca dati di Infostud” al termine dell’AA per gli iscritti al 2°, 3° e 4° anno. La carenza di crediti è stata definita la situazione in cui lo studente non raggiunge il totale dei crediti acquisibili nell’anno precedente (uno studen-te che alla fine del 3° anno non ha ancora raggiunto i crediti ottenibili alla fine del 2° anno). Sono stati individuati 170 studenti “irregolari” (su 648 iscritti) ed è stata loro inviata una mail con un breve questionario per individuare il principale motivo del ritardo. Le risposte (ottenute dal 27%) hanno individuato come cause prin-cipali le “difficoltà nello studio” (56%), l’essere “entrati con ritardo” per problemi di scorrimento della gradua-toria o ricorsi legali (16%), cause familiari (6%), motivi di salute (3%), motivi economico lavorativi (3%).

In conclusione, il ritardo si instaura già dai primi anni di studio e l’università dovrebbe concentrare in questa fase uno specifico supporto alle “difficoltà nello studio” (Manuela Merli).

I  Laboratorio: Ritardo per cause didattiche: interventi di tutoring

Relazioni introduttive

Sicuramente, il passaggio dal mondo scolastico a quello universitario è un punto cruciale per uno studente in medicina: in molti riescono ad affrontarlo, mentre per altri rappresenta un ostacolo. “Classi” più grandi, la necessità di uno studio autonomo e di conseguenza di un metodo di studio efficace che però non da tutti è posseduto, la difficoltà del nuovo rapporto studente-docente, diverse modalità di apprendimento, sono tutte possibili situazioni che possono portare al ritardo, in particolare proprio nei primi anni. Per questo forse è necessario un accompagnamento degli studenti nel loro percorso, e il tutorato può rappresentare uno strumento utile a questo scopo (Federica Viola).

Il ritardo studentesco per cause didattiche nasce nei primi anni di corso dove si concentrano le scienze di base, impegnative e non molto attrattive per un aspirante medico, cui si aggiungono carenze nelle conoscenze preliminari, disagi sia nell’affrontare il passaggio dalla scuola superiore all’università sia legati allo scorrimento della graduatoria nazionale. È importante mettere in atto varie azioni di tutorato per ridurre il rischio di ritardo e rendere più agevole l’ingresso nella vita universitaria. Un primo intervento è puramente didattico, volto a colmare carenze derivate dal percorso pre-universitario o da iscrizioni a semestre inoltrato. È però altrettanto importante modificare l’approccio allo studio, “imparare a studiare” e stimolare la formazione di una comunità studentesca che consenta l’apprendimento attraverso un confronto tra pari. Gli studenti sono parte attiva, presen-tano e discutono tra loro un argomento del programma, il docente ha il ruolo di moderatore e interviene solo per correggere e puntualizzare (Maurizia Valli).

Il ritardo medio nazionale alla Laurea rilevato da Alma Laurea si declina in modo diverso nelle varie sedi, rendendo necessario identificare strumenti e interventi correttivi “confezionati su misura”.

Il PdQ dell’Università di Chieti ha sviluppato due sistemi S.I.Ca.S. e M.E.P. che, estraendo i dati da Esse3, forniscono di default un’analisi delle carriere studenti, per criteri specifici, consentendo di individuare studenti in ritardo o “a rischio” ed aiutando nell’identificazione della/e causa/e. Questa analisi, condotta già dai primi anni di corso sta permettendoci di effettuare interventi mirati di “tutorato attivo”. Nel nostro CdL coesistono diverse tipologie di tutor: docenti-consiglieri che seguono lo studente fino alla Laurea; docenti-tutor che su richiesta svolgono attività didattiche mirate; e infine, più re-centemente, studenti-tutor, impegnati in attività didattiche di supporto, di counselling e di studio guidato.

La nostra esperienza suggerisce che uno stretto monitoraggio delle carriere degli studenti può consentire interventi precoci e mirati di tutorato attivo svolto da docenti e/o studenti più anziani (Raffaella Muraro).

Sintesi per il debriefing di quanto emerso nel I laboratorio

Indicatori del ritardo studentesco: Dal laboratorio sono emerse diverse criticità, che sono particolarmente sensibili nei primi anni di corso:

  • il disagio provocato negli studenti dal cambiamento del metodo di studio dalla scuola secondaria all’univer-sità e dalla delusione per un biennio di base che non viene avvertito come realmente finalizzato al percorso clinico;
  • la difficoltà nell’affrontare gli esami di profitto, che spesso non tengono conto del patto formativo e dipen-dono troppo dalla soggettività del docente.

Metodi di rilevazione del ritardo studentesco: I migliori risultati sembrano emergere dalle osservazioni personali messe in atto dai Presidenti di CLM e dai docenti, anche tramite le esperienze di orientamento. La scheda del riesame dovrebbe essere uno strumento utile anche se le domande poste dall’ANVUR non sono sem-pre adeguate al rilevamento del disagio studentesco. Rimane essenziale il monitoraggio delle carriere messo in atto dal singolo Presidente di CLM, che permette di valutare anche l’influenza socio-culturale specifica del proprio territorio.

Possibili strumenti di intervento sul ritardo studentesco: Accanto alle attività di orientamento, il tutorato è unanimemente considerato la strategia più efficace, purché venga messo in atto un tutorato attivo con la creazione di piccole comunità di studenti assistite da docenti, studenti anziani e counsellor (Licia Montagna: testo non rivisto dall’Autore).

Laboratorio: Ritardo per cause di disagio psichico: interventi di counselling

Relazioni introduttive

Durante gli anni di Medicina, il tipo di disagio psi-chico che noi studenti più sentiamo come vicino noi è quello della “ipocondria”, che da alcuni è stata definita come la “sindrome dello studente di Medicina”. Si inizia-no a studiare i sintomi, la semeiotica, le patologie ma la nostra abilità diagnostica è limitata, forse molto sensibile a captare qualsiasi minimo sintomo ma altamente aspe-cifica per qualsivoglia reale malattia. Da ciò, nasce che studenti che percepiscono un minimo tremore o una lieve miochimia possano convincersi di essere affetti da malattie neurologiche gravi come la SLA. In studenti fuori sede, con pochi amici, con una scarsa rete di sup-porto e con una determinazione non troppo stabile, tale convinzione può portare facilmente ad ansia debilitante e ritardo studentesco (Adolfo Mazzeo).

La compromissione della salute psichica può influire grandemente sull’andamento della carriera universitaria fino a spingere lo studente ad abbandonare gli studi o a rimanere fermo, inattivo, incapace di riprendere il cammino.

I quadri clinici più frequenti, come d’altra parte nella popolazione generale, sono rappresentati da stati depressivi e vissuti ansiosi, spesso correlati a fatti perso-nali della loro vita ma anche alla difficoltà di studiare in modo soddisfacente e di superare le prove d’esame. Queste condizioni possono influenzare le funzioni cognitive di base come la memoria, l’attenzione, la capacità di concentrazione, rendendo ancora più laborioso l’apprendimento e mettendo a rischio la possibilità di superare con serenità gli esami. Da ciò spesso insorge una vera fobia dell’esame. La difficoltà di superare gli esami a sua volta può indurre uno stato di demoralizzazione e di sfiducia che comporta spesso una diminuzione della propria autostima. Più raramente, gli studenti presentano patologie psichiatriche particolarmente invalidanti che necessitano di un supporto farmacologico.

Per questi studenti problematici va programmato un percorso di tutorato attivo, su misura e personalizzato, che consiste nell’aiutare lo studente nella preparazione dell’esame e nell’accompagnarlo in sede di esame.

Come si fa ad intercettare il malessere psicologico dello studente? La prima persona che può cogliere uno stato di disagio dello studente è tutor clinico o il docente, sia durante le lezioni, sia durante le ore di ricevimento, ma soprattutto durante lo svolgimento dell’esame, che permette di conoscere più a fondo la reattività emotiva e lo stile relazionale dello studente. Il docente può indirizzare lo studente verso servizi dedicati, come il Servizio di Ascolto e di Consultazione (SACS) che dal 1991 è attivo presso l’Università dell’Aquila.

Il Ritardo studentesco viene preso come un indicatore di efficienza del sistema ma in realtà va ribadito che spesso le cause che portano una persona a ritardare il suo percorso universitario possono essere oggettive, quali per esempio una malattia fisica, metabolica, neurologica, psichiatrica, o condizioni socioeconomiche che spesso comportano la necessità per lo studente di lavorare durante gli studi (Massimo Casacchia).

Negli ultimi anni la raccolta del profilo e delle caratteristiche degli studenti che accedono ai servizi di counselling psicologico si è fatta sempre più sistematica (Strepparava et a., in stampa, Strepparava et al., 2016, Monti et al., 2014; Menozzi et al., 2016; Biasi et al., 2017) e ha evidenziato come, accanto a difficoltà di transizione evolutiva, vengano portate sempre più spesso problematiche di natura clinica.

Analizzando i dati di circa 300 studenti che hanno avuto accesso al nostro servizio di counselling psicologico, circa una metà degli studenti si presenta all’ingresso con una sofferenza di livello medio basso, in linea con la tipologia di difficoltà che questo tipo di servizio dovrebbe gestire, ma l’altra metà porta invece una sofferenza di livello medio alto, non di rado anche con un elevato ri-schio auto o etero lesivo. È quindi evidente che, proprio sulla base della rilevanza clinica di buona parte delle richieste di counselling, i servizi universitari debbano i) essere di fatto pensati e strutturati in modo tale da pre-vedere interventi differenziati, validati e adeguati ai vari gradi di sofferenza, ii) essere adeguatamente inseriti e collegati con gli altri servizi pubblici della rete territoriale per la salute mentale e soprattutto iii) avere operatori adeguatamente formati per fronteggiare questo tipo di casistica e saper lavorare in rete. I servizi universitari di counselling costituiscono spesso un primo (quando non l’unico) punto di accesso all’intervento e alla cura per giovani adulti che non arriverebbero all’attenzione dei servizi di salute mentale, in una fase di vita in cui i percorsi evolutivi patologici o di sofferenza possono ancora essere cambiati per una risoluzione più positiva.

La formazione degli operatori e l’organizzazione (sia interna che con la rete dei servizi territoriali) sono una delle sfide del futuro per i servizi di counselling: attualmente non vi sono linee guida comuni e ogni Ateneo ha strutturato i propri servizi in modo autonomo, sulla base delle diverse sensibilità dei coordinatori dei servizi, privilegiando in molti casi la dimensione tutoriale o degli interventi legati al sostegno allo studio, aspetti sicuramente rilevanti, ma non sufficienti alla gestione adeguata degli utenti. La formazione degli operatori deve, a nostro avviso, essere primariamente clinica, per garantire la sufficiente competenza nella diagnosi e nell’identificare le situazioni di maggiore gravità; la for-mazione clinica è importante soprattutto per evitare il rischio di sottostimare situazioni critiche e di ritardare interventi necessari. Anche la formazione dei docenti, che costituiscono le principali figure di riferimento per gli studenti, può facilitare il riconoscimento di situazioni di crisi e l’invio al servizio, anche se solo in poche occasioni gli Atenei riescono a lavorare con i docenti per fornire loro adeguate chiavi di lettura atte a riconoscere i campanelli di allarme, identificare chi può aver bisogno di aiuto e indirizzare nel modo più adeguato gli studenti ai servizi adatti.

Un ulteriore elemento di riflessione è dato dal legame tra la performance accademica e il disagio psichico: solo due studenti su 10 che accedono al servizio di counselling sono fuori corso; circa la metà riferisce di essere in ritardo con gli esami; questo significa che al servizio di counselling non si rivolgono solo «cattivi studenti», come una visione un po’ ingenua a volte sostiene: gli interventi devono essere sufficientemente articolati da prevedere anche un focus sulla performance acca-demica, ma la valutazione dell’efficacia dell’intervento non può passare solo attraverso la verifica del ripristino della carriera accademica (Maria Grazia Strepparava e Marco Bani).

Sintesi per il debriefing di quanto emerso nel II laboratorio

Dalle relazioni introduttive e dal dibattito, sono emersi i seguenti spunti:

Indicatori del ritardo studentesco: Il disagio psicologico è particolarmente diffuso tra gli studenti dei corsi di laurea delle professioni di cura e insorge in studenti vulnerabili. Si manifesta con ansia, da cui disturbi cognitivi che portano a difficoltà nello studio e a fallimento negli esami, con riduzione dell’autostima.

Metodi di rilevazione del ritardo studentesco: Docenti e tutor dovrebbero cogliere anomalie di comportamento dello studente come la difficoltà di relazione con il paziente. Gli strumenti sono l’osservazione diretta durante il tirocinio o l’invito a produrre scritti riflessivi.

Possibili strumenti di intervento sul ritardo studentesco: Docenti e tutor dovrebbero dare: a) consigli sulla metodologia di studio; b) suggerimenti per migliorare lo stile di vita; c) stimoli all’autovalutazione delle proprie difficoltà; d) inviti al ricorso ai servizi di counselling psicologico per la “gestione del fallimento”, o a interventi di terapia psicologica o ai servizi psichiatrici di secondo livello (Pietro Gallo).

III Laboratorio: Ritardo per cause di disagio sociale, culturale e scolastico: interventi di sportello studentesco

Relazioni introduttive

L’Università di oggi è un ambiente in cui gli studenti sono meno seguiti, la mole di studio è elevata, i professori giustamente poco flessibili, gli esami lunghi da preparare. Poco adatta quindi a studenti lavoratori come sono tuttora io, al mio settimo anno di Medicina. Pur rendendomi conto che le mie esperienze lavorative mi hanno resa una persona indipendente e capace di muoversi nel mondo del lavoro, gestirlo insieme allo studio non è stato semplice.

Credo quindi che sia necessario rendere sostenibile per tutti il carico di studi, anche per chi lavora. D’altronde, il primo passo, nonché il più difficile, per risolvere un problema, è ammetterne l’esistenza (Martina Cavagnero)

L’esperienza di Sapienza sul disagio sociale, culturale e scolastico si è centrata sul modo più efficace per intercettare il disagio sociale e culturale, sperimentando modelli tendenti a risolverne gli effetti sul rendimento accademico.

Sono state descritte, in estrema sintesi, due iniziative, tra le tante attualmente in corso.

La prima riguarda l’istituzione di una Mentoring Committee, operante da tre anni accademici, costituita da tre Docenti molto motivati a dialogare con gli stu-denti ed a coglierne i diversi problemi attraverso una prospettiva molto ampia, utilizzando le metodiche di tutoring, mentoring e remediation, cercando di personalizzarle sui singoli studenti, anche in collaborazione con il centro di Counselling Psicologico e con i docenti per concordare piani di recupero personalizzati.

La seconda, centrata sulla prevenzione del ritardo scolastico, riguarda il “programma orientamento in rete” (Falaschi et al., 2017), attivo da 18 anni, che fornisce risultati di successo e di allineamento efficace degli studenti soprattutto nei primi due anni di corso (Familiari et al., 2016) (Giuseppe Familiari).

Disagio scolastico: riguarda i debiti formativi che lo studente accumula quando rimane indietro con lo svol-gimento degli esami. Un peculiare debito formativo, che può incidere notevolmente al I anno di corso, è quello che deriva dalla diversa efficacia degli studi secondari. A questo si fa fronte con gli OFA (Obblighi Formativi Aggiuntivi). Questi possono essere attribuiti dai Corsi di Studio a quegli studenti che hanno superato il test d’ingresso a Medicina ma con un basso punteggio in aree tematiche quali la Biologia, la Chimica e la Matematica/ Fisica. Al termine di un corso di recupero, gli OFA si intendono assolti con il superamento della prova di profitto nella relativa area disciplinare, o in alternativa con il superamento di un test specifico.

Disagio culturale: è in genere imputabile alla difficoltà di adattamento, da parte dello studente, al contesto socio-culturale nel quale viene a situarsi, specie se fuori sede o straniero. Difficoltà ulteriori possono derivare da abusi e dipendenze. La strategia per farvi fronte parte da iniziative di supporto e indirizzo e, in particolare, dai servizi di counselling. Alla Sapienza è in elaborazione un servizio di sportello telematico che indirizza gli studenti con determinate problematiche verso servizi specifici in modo autogestito e con la possibilità di conservare l’anonimato.

Disagio socio-economico: può essere facilmente individuato grazie alla valutazione dell’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) e la principale strategia per affrontarlo è l’attribuzione di un bonus fiscale. A questo proposito, si riferiscono i risultati di uno studio condotto sui 120 studenti del IV anno di corso del polo Pontino della Sapienza. Tra gli studenti ripetenti e fuori corso, un terzo apparteneva alla fascia con ISEE ≤ 10.000 € e un ulteriore 17.6 % a quella con ISEE ≤ 20.000 €, mentre non vi erano studenti con ISEE ˃70.000 €. L’entità dell’ISEE, tuttavia, non ha mostrato correlazioni significative con il numero di esami soste-nuti. In definitiva se ne deduce che il bonus fiscale è un giusto intervento “di sistema”, che aiuta ma non risolve il ritardo studentesco, per il quale rimangono determinanti interventi di tipo pedagogico.

In conclusione, l’approccio al disagio scolastico, culturale e sociale:

  • deve essere di sistema
  • deve prevedere una precoce individuazione del pro-blema
  • deve essere integrato da interventi pedagogici mirati

(Carlo Della Rocca)

Sintesi per il debriefing di quanto emerso nel III laboratorio

Importanti indicatori di questo tipo di ritardo studentesco sono:

  • la frequenza degli studenti ripetenti/anno
  • il rapporto tra il numero di esami effettuati/numero esami attesi
  • il numero di studenti lavoratori

I metodi di rilevazione sono il monitoraggio delle carriere da parte del Consiglio di Corso di Studi, anche tramite analisi ISEE e il rilevamento dei debiti formativi (OFA).

Il disagio adattativo e relazionale può essere intercettato precocemente con analisi mirate e counselling psicologico Per il disagio scolastico sono utili tutor metodologici e una maggiore flessibilità delle date degli esami. Per gli studenti lavoratori è utile l’utilizzo di piattaforme online di recupero.

Resta comunque fondamentale un approccio precoce “di sistema”, allestendo un portale che censisca il disagio studentesco e lo indirizzi verso lo sportello più congruo (Tiziana Bellini).

IV Laboratorio: Ritardo per cause di sproporzione tra carico didattico e capacità di apprendimento: interventi pedagogici

Relazioni introduttive

La sproporzione fra carico didattico e capacità dello studente si può certo intendere come “quantità di studio eccessiva” ma anche come “qualità dell’insegnamento non adeguata”.

Il punto più critico, e su cui l’intervento durante il Laboratorio si è soffermato maggiormente, riguarda la formazione dei docenti in quanto pedagoghi. Quasi sempre, in particolare durante il triennio clinico, le lezioni sono tenute da professionisti o da giovani docenti privi della necessaria esperienza. Purtroppo, conoscere a fondo una materia non significa automaticamente possedere l’abilità di trasmetterla. Uno standard pedagogico non adeguato non può che complicare lo studio, allungando i tempi di preparazione degli esami e portando dunque al ritardo (Umberto Rosso).

Il contenimento/recupero del ritardo nel percorso di studi può essere perseguito con due tipi di intervento.

  • intervento sul carico didattico. Mentre appare difficile contrarre gli obiettivi formativi a causa del continuo progresso delle conoscenze, vi è ampio margine per una razionalizzazione nel raccordo tra obiettivi -> risultati di apprendimento attesi -> programmi di insegnamento, attraverso un uso appropriato del core curriculum nella (ri)progettazione del corso di studi.
  • Rafforzamento dell’apprendimento durante le ore di docenza.

– Il ritardo nell’avanzamento di carriera obbliga lo studente a seguire corsi per i quali non ha ancora acquisito conoscenze propedeutiche. Un oculato ricorso alla iscrizione part time (guidato da un tutor) può favorire la frequenza degli studenti in aula coerente con la loro capacità di comprendere/apprendere gli argomenti trattati.

– Investimenti sulla formazione pedagogica dei docenti consentirebbero l’adozione sistematica di modalità di insegnamento attivo che facilitino l’apprendimento in aula (maggiore efficacia delle ore di didattica in presenza del docente) (Bruno Moncharmont).

Sintesi per il debriefing di quanto emerso nel IV laboratorio

Il laboratorio ha identificato i seguenti punti per con-trastare il ritardo studentesco:

–  ridimensionamento del numero degli obiettivi formativi privilegiando l’insegnamento metodologico rispetto ai contenuti disciplinari.

– applicazione del Core Curriculum che tenga conto dei successivi anni di studio dopo la scuola di medicina, che sono ormai la regola per la maggior parte degli studenti

– ridimensionamento del numero dei docenti coinvol-ti nei vari corsi considerando che gli specialisti tendono ad allargare il numero degli obiettivi formativi.

–  una didattica per competenza che faciliti l’apprendimento in aula.

– esami adeguati, obiettivi e leali superabili con una buona preparazione alla fine di corsi altrettanto leali e con obiettivi educativi ben esplicitati

– ridimensionamento dei blocchi annuali e della propedeuticità:

– attivazione di un tutorato vero (Oliviero Riggio).

Conclusioni del Forum

Dalle relazioni presentate nei laboratori e dal dibattito finale in assemblea plenaria sono emersi due ordini di cause di ritardo studentesco:

– cause strutturali che esulano dall’ambito di intervento dei Presidenti di CLM:
Negli ultimi anni il ritardo studentesco è stato fortemente alimentato dalla graduatoria nazionale per l’accesso al CLM in Medicina che, con il suo lento scorrimento, ha portato ad immatricolazioni tardive, con conseguente ritardo nella progressione degli esami. Questa condizione è stata esasperata dall’esito di ricorsi al TAR da parte degli studenti esclusi che ha non solo accentuato i ritardi ma anche provocato un rilevante numero di abbandoni.

– cause che sfidano l’organizzazione didattica e la struttura del curriculum studiorum del CLM:
La struttura del curriculum medico dovrebbe sfron-dare gli obiettivi disciplinari (soggetti a rapida obsolescenza) e privilegiare gli obiettivi metodologici (che favoriscono il lifelong learning) e rivedere il numero di CFU assegnati ai corsi, in funzione dei reali tempi di apprendimento dello studente. Inoltre, il curriculum dovrebbe prevedere elementi di flessibilità in funzione della capacità di apprendimento degli studenti.

Vista la correlazione esistente tra basso reddito dello studente e insuccesso scolastico, occorre anche monito-rare precocemente il disagio economico dello studente.

Cruciale rimane, infine, la formazione pedagogica dei docenti, che dovrebbero essere in grado di svolgere un tutorato attivo e di cogliere il disagio emozionale degli studenti, osservandoli durante il tirocinio e stimolandoli al pensiero riflessivo (Pietro Gallo).

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Cita questo articolo

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Alfred Tenore 1 MD, Anvar Velji2 MD and Robert M. Suskind3 MD

  1. Professor of Pediatrics, Senior Associate Dean of Medical Education, Chair, Department of Medical Education;
  2. Professor of Medicine and Medical Education Associate Dean, Global Health;
  3. Professor of Pediatrics and Global Health Founding Dean V.P. of Medical Affairs.

California University of Science and Medicine, School of Medicine (CalMed-SoM)
217 E. Club Center Drive – San Bernardino, California, 92313 – USA.

Abstract

Traditionally, the discipline-based curriculum has been the mainstay of the educational effort offered by medical schools worldwide. However, the realization that there are numerous shortcomings with the use of this curriculum, has stimulated many schools, in the last 50 years, to experiment with various curricular reforms in an attempt to improve medical education. Despite these changes, there is still a general consensus among medical educators that many of the existing curricula have failed to meet the needs of physicians and will continue to fail the needs of doctors of the future.

Coming to grips with the need for change is often difficult and breaking with any tradition is usually painful. Nevertheless, California University of Science and Medicine (CalMed-SoM) has been established with the intent of being innovative in creating a socially account-able medical school whose students will be best prepared for the future global, multiculturally-dependent practice of medicine. CalMed-SoM has worked assiduously to design an innovative student-centered curriculum that includes an amalgam of established, successful pedagogy collated from the most advanced educational institutions around the world. This competency-based curriculum, designated as the Global Active-Learning Curriculum, incorporates carefully conceived approaches and methodologies to learning, guided by adult learning strategies. It is clinical-presentation driven and utilizes a Person-Centered Clinical Approach Learning Method which is a structured, guided inquiry technique that enhances a student’s ability to understand the clinical relevance of all the scientific-related aspects as well as the environmental and social determinants of a person’s clinical problem.

The curriculum promotes a team-based educational strategy that focuses on inter-professional collaboration with the ultimate aim of ensuring the scientific and professional growth of each member of the team.

The following discussion describes the various components of this four-year curriculum and the innovative approaches being used in its implementation.

Key Words: Innovative curriculum, Active learning, System-based, Clinical presentation, Integration

Articolo

 

I. Preface

This article describes an innovative medical curriculum which is being implemented at a new medical school in Colton, California, the California University of Science and Medicine, School of Medicine (CalMed-SoM). In order to better appreciate this curriculum, it is important to understand the characteristics of the medical education system in the United States as well as the structural organization of the new medical school.

Eligibility for admission into medical school in the United States occurs after having attended primary and secondary school for a combined total of 12 years, followed, in most cases, by the acquisition of a Bachelor’s degree, awarded by colleges and universities upon completion of a course of study lasting on an average of 4 years. Medical school admission requirements vary from school to school. Some schools require applicants to complete a certain number of premedical courses while in college (i.e. : (a) 1 year of biology, (b) 1 year of physics, (c) 1 year of English, and (d) 2 years of chemistry which includes organic chemistry), while others have moved to a competency-based admission. In addition to these requirements, students are also requested to complete the Medical College Admission Test (MCAT) and ultimately go through rigorous personal interviews. Admission is determined on the collective evaluation of all these requirements.

The majority of medical schools in the US have a four year program in which the first two years are usually related to basic science disciplines with the last two years being devoted to clinical disciplines.

The structural organization of CalMed-SoM is composed of one single Department of Medical Education which includes from 2 to 4 content experts from each of the basic science disciplines, as well as clinicians for the clinical skills component of the first two academic years. The number of full-time faculty for the first two, pre-clinical, years number 26 for the initial class of 60 students. There will be a progressive increase in full-time faculty to 28, plus 16 part time clinical faculty for the subsequent class of 90 and a further increase to 30 full-time faculty plus 22 part time clinical faculty, in the third year of operation, when the matriculating class size will reach its maximum number of 120 students/ year. The qualifications of the faculty for the first class of 60 students is presently composed of 47% MD/PhDs, 37% MDs, and 16% PhDs.

The faculty is trained for this new teaching approach by attending faculty-development sessions which com-prehensively cover (a) all of the pedagogically diverse methods employed at the school, and described in this manuscript, as well as (b) the appropriate assessment methods used to evaluate student performance.

II. Introduction

Traditionally, medical degree granting schools throughout the world have utilized a discipline-based curriculum in which students study each discipline as an isolated entity, for example, anatomy, biochemistry, physiology, etc. This approach has been severely criticized for some of the following reasons:

  1. It creates an illogical separation between the basic and clinical sciences that leads to difficulties in the appropriate application of acquired knowledge.
  2. The time students devote to acquiring knowledge is considered, to a great extent, to be wasted time since a proportionately significant amount of knowledge is subsequently forgotten or found to be irrelevant.
  3. The teaching of information that has no apparent relevance to the pre-conceived notion of what students think should be taught in a medical school can be uninspiring and demoralizing, key sentiments responsible for the progressive loss of motivation and enthusiasm.

The realization that there are numerous shortcomings with the use of this curriculum, has stimulated many schools, over the years, to experiment with various curricular reforms. Despite these changes, there is still a general consensus among medical educators that many of the existing curricula have failed to meet the needs of students and, if adequate changes do not come about, will continue to fail the needs of doctors in the future.1

Due to this recognition, the worldwide focus on re-forming and improving medical education continues to occur. Progressive medical schools are working hard to find the best ways to improve medical education so that graduating physicians are solidly prepared to cope with today’s challenges of not only curing but also ca-ring, in an increasingly diverse social environment. It is an awareness reinforced by the recent invitation from the Lancet Global Commission on Education of Health Professionals for the 21st Century1 to correct the major shortcomings of current medical education systems, which they describe as fragmented, outdated, pedagogically static, and not drawing on current educational re-sources. These factors have been blamed to contribute to our current “ill-equipped” graduates.

Just as good medical practice is dependent on good research, so is the improvement of medical education dependent on careful analysis of what works and what does not. While medical schools have experimented with various curricular reforms, there is evidence that the various approaches being used, whether they are based on “disciplines,” “systems,” “problems,” or “clinical presentations” do not have much effect on enhancing student performance2 or ultimate competence in medicine.3 Growing evidence seems to indicate that more important than the type of curriculum being used, is how the curriculum is being implemented.4

In consideration of this background information and the challenges being faced in today’s delivery of medical education, a new medical school is currently being established in Colton, California, with an innovative student-centered curriculum that is an amalgam of the best pedagogy from the most advanced educational institutions around the world. In addition, the curriculum has been refined to correct the major medical education shortcomings cited in the Lancet report.1

III. Overview of the CalMed-SoM Curriculum

The MD program at CalMed-SoM is a system-based, clinical presentation-driven curriculum in which the basic sciences and clinical disciplines have been fully integrated with the clinical presentations (CPs) of each system from the first day of class. Clinical presentations refer to the way each system responds to pathologies, by creating the specific reason (complaint) that a patient presents to a physician; for example, the clinical presentations of the gastro-intestinal system may include “vomiting,” “diarrhea,” “abdominal pain,” etc. The CPs in the curriculum provide the platform onto which basic science and clinical knowledge are both structured and integrated. They are supported by problem-solving pathways in the form of algorithmic diagrams, clinical reasoning guides, and related clinical cases which aid in the development of critical thinking and problem-solving skills. The clinical presentation-driven educational program stimulates students to analyze problems, locate and retrieve relevant reference materials from computer-based or library resources, generate hypotheses, and solve clinical problems, while simultaneously setting the foundations for lifelong studying and learning.

The curriculum focuses on a competency-based approach which incorporates diverse methodologies to learning and, draws upon and incorporates global medical knowledge realizing that the practice of today’s medicine has no geographical (ethnic, racial, cultural) boundaries. All the learning methodologies used in the curriculum are guided by adult learning strategies and “active integration.” Active integration refers to a tightly integrated educational system in which every learning domain (i.e. cognitive, psychomotor, affective) in the system, is interrelated to enhance the student’s experience of taking full advantage in the acquisition and critical utilization of the information derived from these learning domains. The aim of “active integration” is to help students to comprehensively address and solve patients’ problems of every possible dimension (i.e., medical, social, environmental) utilizing critical, abductive, deductive, and inductive reasoning. Further-more, all the educational activities which comprise the curriculum have been specifically designed to provide students with the necessary knowledge, skills, attitudes, and feedback to progressively prepare them to effectively perform professional activities without direct supervision (entrustable professional activities) in preparation for their chosen future professional aspirations.

Since the practice of today’s medicine is oriented to-wards a team approach, CalMed-SoM promotes a team-based educational strategy that fosters collaboration, respect, and reciprocal benefits from the views, opinions, and talents offered by members of the team, all aimed at contributing to their scientific and professional education and growth. Through team participation skills, students integrate relevant basic science knowledge being acquired and expound on additional needed knowledge. Through self-directed learning strategies, the students answer structured objectives using analytical and critical thinking skills which evince a complete understanding of the clinical relevance of all the scientific, environmental and social determinants of the clinical problem presented by a “person.”

This new curriculum model has been designated as the “Global Active-Learning Curriculum” which utilizes a Person-Centered Clinical Approach Learning Method (PC–CALMED). The Person-Centered Clinical Approach Learning Method, refers to a combined structured and guided inquiry technique that is applied by students to understand a disorder, problem, or clinical case with emphasis being the “individual” within her/his environment.

This early integration of the clinical and basic sciences creates an important foundation for understanding the fundamental scientific principles governing excellence in medical practice. Its relevance also reinforces, and keeps alive, the drive to become physicians that had initially motivated students to apply to medical school.

IV. Colleges

Another key component in CalMed-SoM’s curriculum is its team-based educational strategy, mirroring the current trend towards a team approach in the practice of medicine. As described above, the team-based educational approach fosters collaboration that is critical in enhancing both scientific and professional education as well as, ultimately, sustained professional and personal growth.5 The “teams” at CalMed are created within “colleges” which are defined, in traditional Latin, as a formal group of colleagues working collaboratively together, to reach particular goals from which each member can benefit.

At CalMed, each “college” is composed of ten students guided by two mentors, one from the basic science faculty, one from the clinical faculty. The ten students are then divided into two teams of five students each. Teams are composed of students with different learning styles, different approaches, different affects, and different learning characteristics, helping all students learn within the framework of diversity, allowing each team member to share knowledge from a different perspective, enhancing learning and personal growth.

One novel approach at CalMed is that each College is given a dedicated meeting room where all their college-based educational activities take place. One of the first tasks that the students of each team have is to choose a name for their College from the many scientists and artists who have contributed, throughout history, to the advancement of the arts and sciences. This, along with the introduction of an historical anecdote in every lecture (see “Classroom Discussion Sessions”) supports CalMed’s aim of ensuring that their graduates are not only scientifically astute, but also culturally competent physicians with a global world view.

V. Pre-Clinical Years

1. Naming of Courses

In its desire to break away from medical school traditions that have impeded optimal medical education, CalMed is also breaking away from the use of traditional course names that often reflect a lack of appreciation of the human body as a coordinated entity. CalMed’s courses use names that indicate a more profound appreciation of the influence of art on science and science on art, as well as the complex interrelationship of all bodily functions. Traditional medicine sees, for example, the gastrointestinal and cardiovascular systems as succinct, separate entities; CalMed understands that these systems, like all functioning parts of the human body are interrelated and interdependent. In other words, Cal-Med employs a holistic approach. Course names, listed in Table 1, reflect that appreciation.

2. Organization of Courses

Each system-based course has an appropriate course length to cover all of the necessary learning objectives.

Figures 1A and 1B depict the sequential distribution of the courses in the pre-clinical first and second years. In addition, the educational environment as well as the curriculum have been designed with the aim of enhancing successful academic progress. Rather than have courses considered as hurdles to overcome, CalMed has designed a curriculum that encourages learning and retention, helping to eliminate poor course performance and thus the need to remediate. To promote this objective, the organization of each course has been designed to stimulate the student to learn and keep up with the daily educational activities and, by placing a week at the end of each course, time is dedicated to a final re-view before taking the summative examination (Figure 2). This exam week gives students the opportunity to attend an instructor-led review of the entire course. During the review, instructors will go over the essentials for each discipline. The format used is determined by each instructor, and can vary from a “flash card” approach to more detailed but concise presentations. The second and third day of the week are set aside either for student review or, if necessary, to get individual help from the faculty. Exams that cover all the material taught in the course, including clinical skills and laboratory procedures, take place on Thursday and Friday.

3. Organization of Each Week’s Educational Con-tent

A typical week during the first and second year at CalMed is depicted in Figure 3. During this time, teaching is geared toward promoting “active learning,” that is, encouraging students to take an active role in the educational process rather than being passively taught. This is in sharp contrast to the traditional styles of teaching, where students are expected to sit for hours, listening, and theoretically, absorbing the information presented by the instructor, the so-called “sage on stage.” In active learning modalities, which CalMed utilizes, the instructor facilitates critical learning skills, rather than forcing students to listen passively to lectures, ergo “the guide on the side.” This approach has been shown to promote independent, critical, creative thinking, to increase student motivation, to improve performance, and to encourage effective collaboration. For these reasons, active learning strategies have been incorporated into every component of CalMed’s educational activities.

3.1. Classroom Discussion Sessions

Classroom discussion sessions are shown in Figure 3 by the boxes indicated by the letter “(A)” (i-RAT and t-RAT sessions) as well as the boxes indicated by the letter “(B)” (flipped classroom sessions). These sessions, as denoted in Figure 3, take place on Mondays, Wednesdays, and Thursdays. In preparation, students are asked to review voice-over PowerPoint lectures available on the intranet for at least fourteen days prior to their discussion in class. Topics and lecture titles are listed in each course syllabus. This is illustrated in Table 2, which is an excerpt from “The Scientific Foundations of Medicine” syllabus that covers the first week of the course.

a. “Lectures” (Voice-Over PowerPoint Lectures)

Each lecture has a maximum length of thirty-five minutes and its preparation by faculty is composed of the following four sections:

Section 1. The very first slide of the lecture instructs students to study the lecture well in advance of the class in which it will be discussed, preferably reviewing it the day before the discussion. This slide also indicates the date the lecture is to be discussed. Students are instructed to write down questions they may have, or topics relevant to the lecture that they would like to discuss during the “discussion session,” in the presence of the content expert. These questions would then be given to the student-selected team leader during a team meeting, prior to the class, where the questions are prioritized according to their level of importance.

Section 2. The lecture proper begins with a slide indicating the title of the lecture, followed by one or, at most, two slides, depicting an historical reference to the subject of the lecture. While this is innovative, because “history” is rarely an expected part of medical school lectures, the first impression of today’s students is to see “history” as being boring and a distraction because they are focused on what they envision as being practical and directly relevant to their future profession. Despite this student impression, the teaching of medical history continues to be considered highly useful but probably best learned in context, as part of the background to basic science disciplines and clinical studies, instead of being taught as a separate course as once existed in the vast majority of medical schools. It has been shown that historical perspectives keep students engaged, in addition to provoking in-depth thinking about the sequence of medical progress. By being a window into the past, “history” not only provides an appreciation of what has been done before and its influence on medical advancements, but also helps students understand that medicine is a continuum of improvement in which they too can play a part. It has been shown that expo-sure to historical information spontaneously stimulates students to develop and employ reasoning and critical thinking abilities.6

Section 3: This section comprises the body of the lecture. It is introduced by a slide that outlines three to five session learning outcomes intended to be reached by the end of the lecture. At the end of each section of a particular topic of the lecture, a bibliographical reference is included in the slide for students who wish further clarifications.

Section 4: The last slide of all lectures presents a brief clinical case, which nevertheless contains all of the traditional components, for example “chief complaints,” “history of present illness,” “past medical history,” “social history,” “family history,” “review of systems,” “physical examination,” and, if appropriate, “results of investigations.” Two to four questions embedded within the clinical case help to trigger appreciation of the basic science content of the lecture. The questions are exclusively for the benefit of the students to see if they have understood the basic science concepts presented in the lecture and their clinical relevance. The slide of the clinical case at the end of each lecture further serves to ingrain the clinical vocabulary used in describing all the pertinent information that a physician needs to arrive at a diagnostic decision and management plan.

The instructor, as the content expert responsible for a specific lecture, prepares five multiple choice questions (MCQs) that address the learning objectives/outcomes of the lecture and that will be used for formative and summative examinations. The instructor also prepares a list of questions which address concepts that are believed to be essential that students clearly understand, in the event that the students do not raise such question in the “flipped classroom” discussion session, described below.

b. i-RAT and t-RAT sessions

At the beginning of each day in which classroom discussion sessions are held, students take an individual readiness assurance test (i-RAT) that covers previously assigned material. The i-RAT is constructed using two of the five previously prepared MCQs from each lecture. These tests hold students accountable for learning the material before the class discussion. Once submitted, they are graded and eventually returned to the student as feedback.

Immediately after taking the individual test, students retake the same test as a team (t-RAT). The team effort provides an exciting opportunity for students to learn from one another, and help each other in a positive team effort. During the joint session that follows, each team leader, when requested by the instructor, collectively display to the entire class their answers with the use of an audience response system. The instructor provides the right answer and calls on teams to explain the rationale for their selection. By this process, not only are answers corrected, but reasons for misconceptions are uncovered, which may sometimes reflect problems in the construction of a question. While the team effort for learning is paramount, faculty are always available to help students understand and master difficult material.

The use of i-RATs and t-RATs that CalMed-SoM utilizes in all its system-based courses, is supported by studies that have shown that repeated testing improves long-term retention of material,7,8 and that retention is further increased when feedback is also furnished.9  Furthermore, psychology-based research indicates that taking quizzes and tests can reduce the “forgetting curve” by utilizing “retrieval practice,” another aid to retaining information.10

c. Flipped Classroom Discussion Sessions

The term “flipped classroom” refers to a pedagogical model that draws on such concepts as active learning and student engagement. It describes class structures that include pre-recorded lectures, which act as the homework element, followed by pertinent inclass activity. The value of this model is that class time is viewed as a time when students can question the content of a lecture, and test their skills in applying the information received, while interacting with one another. During these sessions, the instructor functions as a positive facilitator.

In contrast to the flipped classroom, the traditional class lectures are characterized by students trying to write down everything they think they need to remember without having the time to either reflect on what is being said or write everything that is being said, leading to the likely possibility that important information may be missed. The use of pre-recorded material, on the other hand, places the lecture under the control of the student who can watch it as many times as it is necessary to fully comprehend its content.

Before coming to class, each team has met to re-view, discuss, and finally collate those questions which have been raised by individual team members, as they reviewed the lectures, but have not been satisfactorily answered within the team. Collaborative interaction among the members of a team facilitates learning from one another as well as helping each other.

The structure of the class is as follows. Each team’s leader poses the team’s first question to the class and wait for an answer from other classmates. The determinant of the accuracy of the answer is the instructor. If the question has not been answered to the satisfaction of the instructor, a call is made to other classmates to complete the answer. The instructor intervenes only if no one can answer correctly or complete the answer. This routine continues, in a rotating fashion, by each team until all teams have asked the most important questions on their list, continuing until the two to two-and-a half hour time limit has been reached. This pedagogical model brings about an important change in traditional educational priorities by moving the emphasis from simply covering the presented material toward mastering that material.

3.2. Small Group Sessions (SGSs):

Small group sessions using Short Case Versions of PBL are considered an ideal educational model for learning how to successfully apply hypothetical inductive reasoning and expertise in multiple domains. Clinical cases that match a specific week’s clinical presentation theme are chosen for that week’s small group sessions. The contents of these clinical cases include learning triggers that are appropriate for that week’s course instruction. For each case, the list of established learning objectives, as shown in Table 3, cover the required components of knowledge, skills, and attitude necessary for students to master.

a. Organization of SGSs

Two structured small-group learning sessions, each two hour long, are held each week. The first, “Small Group-Session 1,” is held on Monday and the second, “Small Group-Session 2,” is held at the end of the week, as indicated in Figure 3. The structural organization of the SGSs reflects the composition of each College class, i.e., 10 students per college room, corresponding to two teams of five students each. Learning takes place concomitantly through self-study as well as through mutual “team” support. While the environment is student-centered and self-directed, a faculty member is available to facilitate in the clinical reasoning sessions as necessary.

Session 1 is held in a large classroom that accommodates the entire class. Each team of first year students is provided with one clinical case, whereas second year teams are provided with two cases. Each clinical case has a presenting complaint, reflecting one of the approximately eighty different “clinical presentations” which is scheduled for each week of the system-based courses during the first two years of the curriculum. Each clinical case contains information related to the following:

  1. presenting complaint and history of current illness; b) personal, family and social history; c) review of systems; d) physical examination; e) initial laboratory/ imaging studies (if appropriate).

An algorithm (an example of which is given in Figure 4), delineating the clinical presentation, is given to the students and explained by the clinical instructor with the aid of a clinical reasoning guide. After this presentation, the students, referencing the algorithm, “brainstorm” in teams, facilitated, if necessary, by their college mentor. This initiates the process of (a) analyzing the clinical problem, (b) clarifying the terms used and concepts presented, (c) identifying issues or “key points” with the goal of finding appropriate explanations, (d) addressing learning needs, that is, what new information/knowledge is necessary to achieve the learning objectives, and (e) identifying and discussing issues raised by the learning objectives. The learning objectives/outcomes for all clinical cases, which guide the work of the teams, are indicated in Table 3. This process strongly supports self-directed learning as students identify gaps in know-ledge, plan appropriately, then search for, collect, and discuss, the needed information.

During the week, students listen to, and review, the pre-recorded lectures, and attend the flipped classroom sessions where faculty-supported discussions address the systems/topics/problems involved in or related to the case of the week. On a regular basis the teams also meet to integrate theory and practice, working together to develop a reasoned solution to a complex problem, thereby answering the questions raised by the learning objectives.

Session 2, takes place at the end of the week in assigned college rooms. Through oral and/or Power-Point-driven presentations, students share the knowledge they have accumulated by providing answers to the questions related to the learning objectives/ outcomes. Each member of the team is expected to be familiar with the entire presentation and, therefore, prepared to present any of the five learning objective/ outcomes (Table 3). The college mentor, prior to the presentation, will determine the pairing of the student with the specific “section” to be presented. The presentations and the submitted answers will be evaluated and considered as formative assessments (with appropriate feedback) throughout the course, except for the last two weeks, where they will be evaluated as summative assessments. Final student evaluations will result from student self-evaluation, peer evaluation, and faculty evaluation of students’ presentations and performances.

3.3. The “da Vinci” College Colloquium Course

The “College Colloquia” are longitudinal courses that extend throughout the first two years and are held for two hours each week. Figure 3 identifies the location of the course in each week’s academic calendar. Each course is composed of two modules, exemplifying the “art and science” components of medicine. The first module is the college colloquium proper that is designed to help transform medical students into expert practitioners with sound professional behavior and empathy, in keeping with the epitome of great healers throughout history. At the heart of the courses are examples of the ethics and values that are emblematic of greatness in the medical profession. These colloquium sessions are interrupted every third week by a Journal Club module, which is the more scientific-related component of the Colloquium experience, as described below.

 

The college colloquium courses address the art and science of medicine from both a philosophical and analytical perspective, examining them as they relate to the social determinants of health, especially the challenges of global health. In that regard, these courses focus on individual health and well-being as well as on “Population Health, “Planetary Health” and “One Health” with an emphasis on prevention, promotion, and maintenance of good health.

a. College Colloquium Sessions

The colloquium is designed to explore medical humanities and complex areas of controversies including universal health care access, social determinants of health, differing moral values in different societies, end of life issues, organ donations and trade, and the caveats to providing accessible quality healthcare for entire societies. In addition, the colloquium is designed to address many educational and professional themes including the promotion of critical thinking, moral and ethical behavior, reflective mindfulness, respect, empathy, and understanding the importance of being socially accountable members of society. The sessions will also focus on the multidisciplinary aspects of healthcare and on the goal of lifelong personal and professional development.

The educational learning approach in the “College Colloquium” sessions utilizes the strategy of “cooperative learning”11 which, among other things, has been shown to enhance reasoning skills and improve self-esteem.12,13 Seven educational techniques have been selected to fulfill the intended aims of each session. These techniques include: (a) Think–Pair–Share14 (b) Discussions (“reciprocal teaching”)15 (c) Debates (d) Student

Teaching, also knowns as modified “reverse jigsaw” (e) Role Play (f) Team Game Tournament,11 and (g) Problem solving, using clinical cases.

b. Journal Club (JC) Sessions

The Journal Club meets specifically to assess and critically discuss the strengths and limitations of a scientific publication. Generally, the number of Journal Club sessions held in each system-based course is dependent on the duration of the course. The ultimate goal of the Journal Club is to help lay the foundations for critical, lifelong, self-directed medical education by encouraging the analysis of published peer-reviewed journal articles. The sessions are also intended to strengthen the following competencies: a) communication skills, b) critical thinking skills related to the review of scientific methods, statistical analysis of data, and understanding the impact of results on clinical care, c) improvement of reading habits, d) strengthening of collegial relationships via team discussion and analysis of information, and e) development of professional identity that is, “the relatively stable and enduring constellation of attributes, beliefs, values, motives, and experiences in terms of which, people define themselves in a professional role.” 16

The organization of the Journal Clubs mirrors the team structure of each College Class, that is, ten students per college room divided into two teams of five students each. In each two-hour Journal Club session, each of the two teams from one college presents a journal article. Students in the first year select an article from the provided list of approved journals and submit it to their college mentor for approval, thus promoting “self-directed learning with guidance.” In contrast, second year students choose articles on their own, with their selection being evaluated by the college mentor only at the time of presentation, thus promoting “self-directed learning.” The journal reference for both articles must be made available to the entire class and college mentors at least two weeks prior to their presentation. Ten students are involved in each Journal Club session. The remaining students are expected to have read both articles and be ready to facilitate the discussion should their names be drawn from the “Journal Club Urn”.

The Journal Club is designed to be a positive educational experience for all participants. Presenters learn to apply sound principles of education including: a) set-ting specific learning goals for the participants and b) structuring their presentation to address specific information that they want participants to learn. Presenting teams review the article being presented, dividing the presentation evenly among the five team members so that each is responsible for a maximum ten-minute presentation that includes: (a) the introduction (b) materials and methods (c) results (d) conclusions (e) discussion. Each member of the team is expected to be familiar with the entire Journal Club presentation and, therefore, be prepared to present any of the five sections. Prior to the presentation, the college mentor will determine the pairing of the student with the specific “section” to be presented.

3.4. Clinical Skills (CS)

Clinical Skills are longitudinal courses that extend throughout the first two years of the curriculum and are integrated within each system-based course. They are held once each week for two hours. Figure 3 identifies the location of the course in the week’s academic calendar. The courses are designed to teach medical students the basic clinical skills needed for the practice of good medicine. These skills include effective communication, the appropriate application of algorithm-driven history taking and physical examination, the performance of basic procedures, the ability to interpret fundamental diagnostic studies, and fluent, concise, and effective presentations of clinical cases. The Clinical Skills sessions that take place within each course are designed to teach the basic clinical skills that relate to both the covered clinical presentations and to the specific topic of the system-based course. This integration reinforces each component of the course by broadening and deepening the learning experiences of the students.

Another component of the Clinical Skills Courses is a “Service Learning” experience, defined as, “a teaching and learning strategy that integrates meaningful community service with instruction and reflection to enrich the learning experience, teach civic responsibility, and strengthen communities.” 17 Service learning takes place in the local community, and students are involved for one day every three to four weekends over a two-year period.

The scheduled Clinical Skills weekly meetings are divided into three equal sessions, each lasting two hours and accommodating one-third of the class (refer to figure 3 for the location and distribution of the sessions in the week’s academic calendar). Each session is further subdivided into two “stations”, lasting one (1) hour each. These sessions are related to (a) the learning of a practical skill and (b) role playing a problem that presents with the week’s clinical presentation topic.

a. Practical Skills

“Station 1” refers to performing a learned practical skill, either on a manikin, a fellow-student or a standardized patient. Table 4 shows an example of representative activities taking place in the two stations. Performance of each clinical skill is supported by an instructional guide. However, students first observe performance of each skill by the instructor, prior to being allowed to perform it themselves.

b. Role-Playing

Arriving at an accurate diagnosis is critical, and involves carefully evaluating the facts obtained from taking a complete history, performing an accurate physical examination and properly interpreting laboratory study results. According to careful reviews of this procedure, the history contributes approximately 80% (range 64 – 83%) to making medical diagnoses when physicians were involved18-22 and approximately 64% when students (58%) or residents (70%) were involved.22,23 The remaining percentages were almost equally distributed between the physical examination and the results of laboratory tests. The data clearly indicate that taking an accurate “history” is the most important factor in re-aching an accurate diagnosis; however, in today’s time-limited environment it is probably not used effectively. Based on this information, CalMed-SoM is committed to improving history-taking skills, in addition to having students understand their importance. Role playing is a major pedagogical tool in acquiring this valuable skill.

In “Station 2” students employ “role-playing” techniques to enact the clinical presentation problem for that particular week. Each student is pre-assigned a specific “disease” whose presenting complaint is the topic of that particular session. Students are not informed be-forehand what role they will be assigned. Therefore, to be prepared, they must learn their assigned “disease” completely, so they are able to answer all relevant questions asked by the student who will be playing the “physician” in an actual history-taking session. Students who are the “physicians” also need to learn the use of the algorithm and history-taking skills to conduct these sessions. Since students do not know if they are going to be patients or physicians, they are expected to learn both roles!

Being a “patient” is a vital lesson for students. No longer are they simply “learning to learn” in order to treat others, they are given an important opportunity to understand, with more depth, how the “others,” that is, the patients, feel. It is a subtle way to help students understand the best way to elicit important, critical information in order to make an accurate diagnosis. Student patient-physician pairs are assigned their roles randomly just prior to their role-playing. The student playing the role of the physician is unaware of the disease or condition that her/his patient will be simulating. Each role-playing session takes place in a room monitored by a faculty member. At the end of the exercise, a debriefing is held that includes a discussion with the two students based on their compilation of both a “SOAP” note (“SOAP” is an acronym for Subjective, Objective, Assessment, and Plan and refers to a method of documentation employed by health care providers to write out notes in a patient’s chart) by the student playing the role of the physician, and an evaluation form, by the student playing the part of the patient. The role-playing is recorded and reviewed by faculty and the participating students.

3.5. Laboratory Sessions

A challenge for this active-learning, system-based, team-driven curriculum, with its tightly integrated clinical presentations, was the need to create laboratory sessions compatible with the active learning methods used. With this in mind, CalMed-SoM designed the laboratory experience as a hands-on multidisciplinary learning ad-venture in which pre-clinical students are immediately exposed to the integration of structure and function with pathology and clinical conditions from the first day of medical school. Four-hour laboratory sessions are held weekly. Although the majority of the sessions deal with anatomy and related disciplines, including embryology and histology, other disciplines, such as pathology and microbiology, are also covered.

The recent inclination to decrease course hours during medical school has resulted in a significant decline or, in some cases, elimination, of dissection time in human anatomy courses.24 This has resulted in great concerns, including questioning of the effectiveness of the current, more technological approaches to teaching anatomy. The concerns are valid. Not just because of their negative impact on a student’s knowledge but also on the neglected opportunity to reflect on humanity and mortality as well as eroding the human responses of empathy and compassion, important traits for acquiring competence as a physician.25,26 In an attempt to improve long-term retention in the knowledge of anatomy and, to simultaneously allow the student to experience some of the realities of life and death, CalMed-SoM has designed a blended laboratory experience, using both cadavers, as well as anatomical-imaging correlations, anatomical characterizations of surgical procedures, ultrasonographic living anatomy sessions together with pathological correlates. This approach in the teaching of laboratory procedures allows anatomic, physiologic and pathologic principles to be appreciated and applied to the clinical concepts taught during the CPs and the clinical cases of CalMed-SoM’s active learning curriculum.

To achieve this goal, students are divided into small groups, each of which rotates for one hour through four different laboratory stations. The content of the stations is integrated into the current CP learning topic of that week by presenting its gross anatomy, procedural anatomy, ultra-sonographic and imaging components as indicated in Table 5: A and B.

The Faculty at CalMed-Som believe that this active learning approach in the laboratories will be effective in enhancing the ultimate learning experience and professional acumen of its students. As designed, it will improve the early knowledge and skills acquisition of medical students, better preparing them to meet the challenging diagnostic and safe practice requirements needed for the clinical experiences in their clerkship years. The performance of bedside procedures, in addition, will promote and reinforce the “spiral” integration of the basic and clinical sciences within the curriculum.

3.6. Academic Research Study (ARS)

CalMed-SoM’s commitment, to both its students and to the field of medicine, is to provide students with experiences in research, encouraging them to understand its importance to the successful practice of medicine as well as the stimulating, creative aspect of doing research. CalMed-SoM recognizes that real research is not a hobby or a side activity, and that going through the educational program to become a physician is very demanding. However, it is realized that understanding research and being able to accurately assess its conclusions is an essential factor in good medical practice. For this reason, CalMed-SoM has designed a mandatory, basic course in research for all students. It also strongly encourages its students to supplement this course with appropriate research electives in order to enhance the research experience and encourage a more in-depth appreciation of the necessity of life-long learning and critical thinking.

The Academic Research Study Course takes place throughout the second year. Although the course is a mentor-guided research program, by the end of the course the student is expected to lead the project and demonstrate independence. The course itself is pre-ceded by a one-week introductory session at the end of the first academic year. This introductory session is designed to serve a dual purpose: a) to provide basic, essential information on how to approach and conduct a successful research project, and b) for those students who would like to pursue research interests in conjunction with Global Health, the introductory session will also provide adequate preparation to do so. In addition, the course encourages students to undertake research activities during the summer respite.

VI. Clinical Years

In the third and fourth years of the curriculum, students rotate through a series of clinical clerkships, sub-internships, and electives. During these rotations, students are placed both in inpatient and outpatient set-tings, working closely with faculty, resident physicians, and other members of the healthcare team. The clinical rotations including clerkships, sub-internships, and electives, allow students to apply their knowledge of the basic sciences and expand their clinical knowledge and skills in the fields of surgery, internal medicine, family medicine, pediatrics, obstetrics & gynecology, neurology, psychiatry, emergency medicine, and the subspecialties within these major medical disciplines. Key scientific principles are reinforced during these years to complete the vertical integration of basic science information.

Year 3

During the third year of the curriculum, students rotate through seven different disciplines, contained within six blocks, each block lasting eight weeks, as denoted in Figure 5 and Table 6. During the clinical rotations, the students have the opportunity to recall and refer to the “clinical presentation” algorithms that were introduced in the first two years, thus fully integrating the educational experiences throughout the curriculum.

Year 4

The fourth year of the curriculum is composed of nine blocks, each lasting four weeks, for a total of thirty-six weeks. During this year students are allowed to choose one of four “Paths,” i.e., surgical, medical, service, and customized, as indicated in Table 6, which reflect each student’s future goals. Each Path lasts twenty weeks and is composed of three preparatory courses, each lasting four weeks, designed to prepare students for their chosen eight-week, sub-internship as well as their future aspirations. In addition to the chosen Path, students are also required to select up to four electives, one of which must be in Emergency Medicine. For the remaining electives, students are strongly encouraged to diversify their preferences by choosing at least one from each of the following three categories: career-oriented clinical disciplines, including focused experiences in the intended specialty non-career oriented clinical disciplines, which indicates experiences not directly related to an intended specialty service-oriented disciplines referring to structured service learning experiences in the field of Global Health/Public Health with emphasis on local, national or international resource-challenging settings.

  1. Surgical Path: (see table 6)

The  surgical  path  begins  with  three,  four-week courses, before an eight-week sub-internship, that includes (a) the anatomic and cadaveric dissections of areas of the body related to the a student’s sub-specialty aspirations, (b) participation in a surgical pathology laboratory where the student reviews macroscopic and microscopic surgical specimens, and is involved with the autopsy service (c) diagnostic imaging, focusing on all forms of imaging studies, in particular those related to a chosen sub-internship. In this Path, the student can select one of two sub-internships: General Surgery or Obstetrics and Gynecology.

  1. Medical Path (see table 6)

The Medical Path contains two, four-week courses, preceding an eight-week sub-internship. One of the two courses, Basic Science Update, is a capsule review of specific topics in basic science disciplines most frequently encountered in the practice of medicine. The second course is a rotation in the diagnostic imaging department. In this Path, the student may choose one of two sub-internships: Internal Medicine or Pediatrics. After completing the sub-internship, students are also required to take a four-week elective related to the chosen sub-internship, in addition to three other general electives.

  1. Service Path: (see table 6)

The Service Path contains two, four-week courses, before an eight-week sub-internship. The two required courses are similar to those of the Medicine Path. Stu-dents may choose one of three sub-internships: General Surgery, Internal Medicine or Pediatrics. After completing the sub-internship, students may take electives rela-ted to the field that they plan to pursue.

  1. Customized Path: (see table 6)

The Customized Path requires that students take the Emergency Medicine clerkship and one of the four available sub-internships: General Surgery, Internal Medici-ne, Pediatrics or Obstetrics and Gynecology. Courses necessary to complete the required 36 weeks, may be from any of the three categories indicated above (see section “B. Year 4”).

VIIAssessment methods

The purpose of assessment is to ensure that students are developing the required level of competence in knowledge, skills and attitudes for the practice of medicine in a supervised setting. The principles that have guided the development of CalMed-SoM’s assessment plan include the following convictions:

  1. The recognition that: a) medical students are responsible, motivated adults and are therefore expected to participate actively in assessing their own learning progress, guided by staff, fellow students, patients and others; b) the assessment process should en-courage and acknowledge co-operative learning and excellence and be clear, so that students know in advance what they need to do to pass or obtain better results in a course; and c) the Faculty has a responsibility to assure students, staff, the profession and the public that graduates have achieved the prescribed institutional outcomes to become physicians.
  2. The conviction that assessments should: a) support learning and promote the integration and application of information, principles, and concepts; b) closely match “real-life” situations whenever possible; this should include frequent observations of students interacting with patients; and c) use a combination of methods to provide a comprehensive assessment of the core knowledge, skills, and attitudes defined in the institutional program outcomes for the medical degree.
  3. The number, timing, and weighting of individual assessments are designed to maximize validity (both formative and summative).
  4. Both formative and summative assessments will test and evaluate knowledge, skills and attitudes that are defined in the learning outcomes for courses and clerkships in the curriculum.
  5. The formative (learning) functions of assessment will be given as much emphasis as the summative (grading and selection) functions.

Formative Assessments

Frequent assessments enhance student learning.6,7 The more opportunities students get to work actively with course material and receive feedback, the better the chances that they will learn and retain it.9 Formative assessments are designed to monitor student learning and provide ongoing feedback that can be used to improve both learning and teaching. These forms of assessments are informal and intended to (a) make students aware of their learning progress, help them identify their strengths and weaknesses, and thereby target areas that need modification or additional work, (b) help the faculty recognize where students are struggling and address these problems appropriately and in a timely manner, (c) provide regular feedback and evidence of progress, (d) alert instructors about student misconceptions, (e) serve as an “early warning signal,” (f) allow students to build on previous experiences, (g) align with instructional and curricular outcomes, and (h) portray student’s life as a learner. Through the use of formative assessments, information about students’ progress is accumulated and used to help make instructional decisions that will improve learning and achievement levels. The formative assessment methods used to assess the six institutional competencies are indicated in Table 7.

Summative Assessments

These assessments are intended to be a formal process that evaluates student achievement of the learning outcomes of a course or clerkship throughout the four-year curriculum. They serve to determine student mastery and understanding of information, skills, concepts, and processes, and will be used to reach decisions regarding grade reports, student progression and exit achievement. The results of summative assessments will contribute to the final result in a course or clerkship.

A detailed explanation of the various assessment methods used in the different courses at CalMed-SoM is beyond the scope of this article. Formative and summative assessments methods used to evaluate the institutional competencies encapsulated in CalMed-SoM’s Program Learning Outcomes are summarized in Tables 7 and 8 respectively.

VIII. Conclusions

CalMed-SoM, the new medical school in Southern California, is being designed as a socially accountable school that will advance medicine by an innovative, carefully honed medical education program. Medical education at CalMed-SoM is student-centered, incorporating an innovative curriculum that includes an amalgam of established, successful pedagogy, collated from the most advanced educational institutions throughout the world. This curriculum promotes a team-based educational strategy that enhances and refines the potential practice of medicine as students learn to collaborate, to analyze, to express themselves and, above all, to under-stand that it is not the fastest answer that is necessary but the answer grounded in careful listening and careful analysis. This competency-based curriculum, designated as the “Global Active-Learning Curriculum,” incorporates carefully conceived approaches and methodologies to learning, guided by adult learning strategies. It is clinical presentation driven and utilizes a Person-Centered Clinical Approach Learning Method. This Method refers to a structured, guided inquiry technique that enhances a student’s ability to understand disorders, problems, and clinical cases. Through team participation, students integrate relevant basic science knowledge with clinical knowledge acquired through self-directed learning strategies and, using analytical and critical thinking skills, that include understanding the clinical relevance of all the scientific, environmental and social determinants relevant to the clinical problem, find appropriate answers to profound questions.

CalMed-SoM’s clinical presentation-driven curriculum helps students identify their strengths and weak-nesses, allowing them to draw on the former and rectify the latter, as they assume responsibility for their own learning and build the foundations for a lifetime of learning and self-improvement in aspiring to be competent and caring physicians with leadership skills for the complex world of the 21st Century.

Table 1: Names used for 1st & 2nd yr courses (in parenthesis are indicated the equivalent traditional system names). *Medicine being “Art and Science”, the title denotes the principles of that part of medicine that is “Science”-related **Running simultaneously throughout the system-based courses of the respective academic years.

Figure 1: Courses of the first (A) and of the second (B) academic years. The numbers in each of the colored rectangles indicate the length, in weeks, of each course. The sequence of the courses in the two academic years is indicated by the progressive number (i.e. 1st, 2nd, etc.) found in the white rectangles and their titles can be found in Table 1.

Figure 2: Exam week composed of review time during the first 3 days and exams on the last two days of the week.

Figure 3: Typical week of educational activity. The grey-shaded blocks are times set aside for individual student or team-related activities which comprise 37.5% of total week hours. For a description of the individual educational activities indicated in the figure, which comprise 25 hours of contact hours, see text. Note: The two discussion sessions, appearing both on Wednesday and Thursday (indicated as “(B)”, are to be considered as a single session even if interrupted by a “lunch” break. The letters “A”: through “N” contained within the Classroom Discussion Session boxes, refer to the sequence of topics found in table 2.

Table 2: Example of 1 week of prepared, voice-over PowerPoint lectures to which the student has access at least 2 weeks before they are discussed in class. Four lectures (sequence A – D) will be covered in the 4 hr Monday discussion session and five lectures in each of the 4.5 hr Wednesday (sequence E – I ) and Thursday (sequence J – N) sessions.

Figure 4: Algorithm on “weight loss” represents the first clinical presentation in the course “The Scientific Foundations of Medicine”.

Table 3: Items that need to be addressed by students from each team in the presentation of their clinical case during Small Group Session 2 on Friday. Each student should be familiar with the entire clinical case and be ready and prepared to present any of the five items. Pairing of the student with the item to be presented will occur at the discretion of the presiding College Mentors, just prior to the presentation.

Table 4: Schedule showing the integration of the Clinical Presentations with the Clinical skills sessions, along with the schedule for the College colloquium and Journal Club sessions, for the course entitled “The Structural Integrity of the Human Body”

Table 5: Excerpt of the laboratory schedule from the first course of year 1, “The Scientific Foundations of Medicine” (A) Content of week 1 of the course, and (B) content of week 5 of the same course

Figure 5: Schedule showing the 8 week block rotations of the various clerkships composing the third year of the CalMed-SoM curriculum.

Table 6:(A) Year 3 curriculum indicating the Clerkships and their duration in weeks. (B-E) Year 4 curriculum indicating the four different Paths available to students, i.e. Surgical Path (B), Medicine Path (C), Service Path (D), and Customized Path (E) *At least one (1) of the electives must be related to the sub-internship selected (Surgery, Medicine, Pediatrics, or Obstetrics & Gynecology).

Table 7: Formative Assessment methods used to assess the six Institutional Competencies

Table 8: Summative Assessment methods used to assess the six Institutional Competencies.

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Cita questo articolo

Tenore A., Velji A, Suskind R.M., “The Global Active-Learning Curriculum: a new approach to teaching medicine in the 21st Century”, Medicina e Chirurgia, 74: 3346-3365, 2017. DOI: 10.4487/medchir2017-74-1

Editorialen.74, 2017, pp. 3345

Circa 1 anno fa abbiamo iniziato un nuovo progetto, quello di rendere la nostra rivista una risorsa non solo per la letteratura medica nazionale, ma anche, gradualmente, per quella internazionale.

Schermata 2017-04-26 alle 14.01.00“The Journal of Italian Medical Eduction” in questo numero attraversa l’Oceano ospitando l’articolo di uno dei Membri che hanno fatto la storia della Conferenza, il Prof. Alfred Tenore.

Alfred ci illustra in un dettagliato articolo un nuovo approccio all’insegnamento della Medicina: “The Global Active-Learning Curriculum”.

In questo articolo troverete il core curriculum del ventunesimo secolo che trova nella collaborazione interprofessionale il suo “core” e che egli ha sviluppato alla “California University of Science and Medicine”.

Questa volta non avremo la cassetta degli attrezzi, ma un approfondimento di uno dei gruppi di lavoro della Conferenza sul ritardo studentesco. Questo articolo riferisce sui risultati del Forum che si è tenuto durante la riunione della Associazione Conferenza Permanente dei Presidenti di CCLM in Medicina che si è svolta presso l’Università del Piemonte Orientale il 31 marzo 2017. L’articolo affronta, attraverso i debriefing di restituzione finale, le cause del ritardo studentesco, i possibili interventi di tutoring, counselling, di sportello studentesco o possibili interventi pedagogici.

Nello spazio dell’ospite troverete un articolo sulla Medicina dei Disastri.

L’esperienza del Centro di Ricerca in Medicina d’Emergenza e dei Disastri dell’Università del Piemonte Orientale, raccontata da Francesco Della Corte insieme al SISM, rende evidente come alla luce dell’aumento del numero di Disastri e degli incidenti maggiori a livello globale e la crescente minaccia di attacchi terroristici sia necessario integrare alcune conoscenze di base in Medicina dei Disastri nel bagaglio delle competenze professionali di ogni medico. La formazione in Medicina dei Disastri non può più essere affidata solamente a coraggiose iniziative di pochi centri ma è necessario prevedere un inse-rimento di questa disciplina, anche solo dei principi basilari, nei curricula accademici.

Nella sezione “News” troverete, accanto all’intervento del SISM, i puntuali reports del Prof. Paolo Miccoli per ANVUR e della Prof. Manuela Di Franco per CUN.

Inoltre, sono orgoglioso che la nostra rivista sia tornata ad ospitare le “News” della “Conferenza Permanente dei Presidenti dei Corsi di Laurea Magi-strale in Odontoiatria e Protesi Dentaria” con il suo nuovo Presidente, Lorenzo Lo Muzio, e quelle della “Conferenza Permanente delle Classi di Laurea delle Professioni Sanitarie” con il lungo racconto di una “primavera intensa” fatta dal suo Segretario Generale.

Sarà felice, leggendo questo numero, il past Editor-in-Chief, Giovanni Danieli, che già molto tempo fa immaginava i “Quaderni delle Conferenze Perma-nenti” essere la sede adatta per dibattere su “Teaching Medicine in The 21st Century “.

 

Andrea Lenzi

Presidente dell’Associazione
Conferenza Permanente dei Presidenti di Consiglio
di Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia

Indice n.74/2017

MEDICINA E CHIRURGIA
QUADERNI DELLE CONFERENZE PERMANENTI DELLE FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA

74/2017

(scarica qui il l’intero numero in PDF)

SOMMARIO

Editoriale, di Andrea Lenzi.

Opinioni Istituzionali

The Global Active-Learning Curriculum: a new approach to teaching medicine in the 21st Century, di Alfred Tenore, Anvar Velji, Robert M. Suskind. 

I lavori delle Conferenze Permanenti

Analisi delle cause del ritardo studentesco nel CLM in Medicina, di Pietro Gallo, Marco Bani, Tiziana Bellini, Massimo Casacchia, Martina Cavagnero, Carlo Della Rocca, Giuseppe Familiari, Adolfo Mazzeo, Manuela Merli, Bruno Moncharmont, Licia Montagna, Raffaella Muraro, Oliviero Riggio, Umberto Rosso, Maria Grazia Strepparava, Maurizia Valli, e Federica Viola.

Lo spazio dell’Ospite

La Medicina dei Disastri nelle Università Italiane: situazione attuale, esperienze di formazione in essere, sviluppi futuri, di Luca Ragazzoni, Marta Caviglia, Andrea Conti, Fabio Maccapani, Francesco Della Corte.

Notiziario

Notizie dall’ANVUR, dal CUN, dal SISM, dalle Conferenze Permanenti dei Corsi di laurea in Medicina e Chirurgia, dalla Conferenza Permanente delle Classi di Laurea delle Professioni Sanitarie, di Paolo Miccoli, Manuela di Franco, Lorenzo Lo Muzio,  Alvisa Palese, Federica Viola