Notizie dal CUNn.57, 2013, pp.2568

Nei mesi da giugno a dicembre del 2012 l’attività del Consiglio Universitario Nazionale si è incentrata principalmente sul chiarimento di alcuni aspetti ancora controversi della procedura per le abilitazioni nazionali. Quest’azione di verifica del CUN sulle procedure concorsuali si è basata sulle indicazioni contenute nella nota del 26 aprile 2012, nella quale il Ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca Prof. Francesco Profumo ha chiesto al CUN di monitorare il processo di applicazione della legge 30 dicembre 2010, n.240 e segnalarne i profili critici meritevoli d’interventi correttivi. Nel dibattito che ne è scaturito il CUN ha sempre operato al fine di garantire che le procedure delle abilitazioni scientifiche abbiano inizio e si svolgano correttamente giacché gli ultimi concorsi universitari sono stati banditi ormai nel lontano 2008.

Con questo spirito di collaborazione istituzionale all’inizio di giugno è stata redatta una mozione sul decreto n. 76 del 7/6/2012 “Regolamento recante criteri e parametri per la valutazione dei candidati ai fini dell’attribuzione dell’abilitazione scientifica nazionale per l’accesso alla prima e alla seconda fascia dei professori universitari, nonché le modalità di accertamento della qualificazione dei Commissari”, che enuclea alcuni dei problemi divenuti materia di dibattito fino a oggi. In questa mozione il Consiglio ha ribadito la sua posizione sul fatto che il sistema di abilitazione non debba essere ridotto a una mera verifica quantitativa degli indicatori bibliometrici ma, come la legge vigente prescrive, si basi su “un motivato giudizio fondato sulla valutazione analitica dei titoli e delle pubblicazioni scientifiche”. Il CUN è consapevole che l’applicazione tout court dei parametri si basa su previsioni che appaiono affette da un’indeterminatezza che non consente una corretta individuazione delle ricadute effettive sulle procedure di valutazione e che potrebbe impedire uno svolgimento regolare delle abilitazioni. In particolare, i punti critici che il CUN ravvisa sono che la popolazione volontaria del sito Cineca richiesta dal decreto possa, come poi è successo, non fornire “un’adeguata garanzia sulla rappresentatività del database dell’effettiva produzione scientifica della comunità accademica”. Per evitare questi rischi nella mozione è stata chiesta una serie di precisazioni sulla qualità del database e sulle procedure di calcolo dei parametri che, in gran parte, rimarranno lettera morta.

Successivamente, nella delibera n. 50/2012 sulla modalità di calcolo degli indicatori per i commissari e i candidati delle procedure di abilitazione, all’art. 16 l’Anvur ha chiesto al CUN se potesse determinare, nei SSD sopra i 100 docenti, la presenza di distribuzioni multimodali nella produzione scientifica dei docenti. Il CUN non ha ritenuto, nella sua mozione del 11/7/2012 di poter aderire a tale richiesta soprattutto perché non convinto dell’effettiva utilizzabilità degli indicatori proposti dall’ANVUR riproponendo, quindi, le sue forti perplessità sull’impianto complessivo della proposta.

Il 25 luglio il Ministro Profumo ha incontrato il CUN informandolo su diversi argomenti trattando, in modo particolare, le abilitazioni scientifiche nazionali. In questo incontro il Ministro ha confermato la pubblicazione pochi giorni dopo del decreto direttoriale relativo all’indizione delle procedure per il conseguimento dell’abilitazione scientifica nazionale per la I e II fascia dei professori universitari. Sui vincoli imposti al turn over dai recenti provvedimenti legislativi, il Ministro ha confermato che i fondi del piano straordinario per gli associati restano fuori dalle limitazioni previste dalle nuove norme legislative, così come le disponibilità residue del turn over 2009-2010 e le risorse proprie degli Atenei. Nella stessa seduta il CUN, oltre ad affrontare nuovamente la questione della multimodalità all’interno dei settori concorsuali, ha chiesto chiarimenti su alcuni punti ancora controversi della procedura di abilitazione. In particolare il CUN, nella mozione sul DM 7 giugno 2012 n. 76, ha chiesto l’interpretazione autentica del combinato disposto dell’art. 3 comma 3 e dell’art. 6 comma 5, in merito alla facoltà delle commissioni di discostarsi dall’utilizzo degli indicatori di attività scientifica definiti all’art. 6 dello stesso DM 76/2012 e che venisse fornita in via interpretativa una definizione del concetto di «normalizzazione per età accademica» presente negli allegati A e B del DM.

Tra la fine di luglio e l’inizio di settembre, sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana è stato pubblicato il Decreto Direttoriale n. 222 del 20 luglio 2012, che bandisce la “procedura per il conseguimento dell’Abilitazione Scientifica Nazionale alle funzioni di professore universitario di prima e seconda fascia” e, sul sito dell’ANVUR, le tabelle e i documenti riguardanti le mediane riferite ai settori bibliometrici e a quelli non bibliometrici, per i professori ordinari candidati a partecipare alle Commissioni nazionali di abilitazione, per i candidati all’abilitazione a professore ordinario e per i candidati all’abilitazione a professore associato. Infine il 6 settembre 2012 sono stati pubblicati gli elenchi delle riviste di “classe A” ai fini dell’abilitazione scientifica nazionale per i settori non bibliometrici.

I numerosi problemi riscontrati in questa fase e le diverse versioni delle mediane da considerare per le procedure di abilitazione hanno creato un certo sconcerto nel mondo accademico italiano a tal punto che il CUN ha deciso di intervenire con due mozioni: una a garanzia del principio di trasparenza in merito alle procedure di abilitazione scientifica nazionale, l’altra di richiesta di esplicito chiarimento in merito al valore da assegnare al superamento della mediana per il conseguimento dell’abilitazione scientifica nazionale. Queste prese di posizione del CUN hanno suscitato la risposta sia del Ministro sia dell’ANVUR.  In una lettera indirizzata al Presidente del CUN, il Ministro ha risposto alla richiesta di chiarimento in merito alla facoltà delle Commissioni per Abilitazione Scientifica Nazionale di discostarsi dall’utilizzo degli indicatori di attività scientifica affermando che “le Commissioni hanno un margine di discrezionalità, atteso che possono discostarsi dai criteri e parametri disciplinati dal decreto, incluso quello della valutazione dell’impatto della produzione scientifica mediante l’utilizzo degli indicatori di attività scientifica, dandone specifica motivazione sia al momento della fissazione dei criteri di valutazione dei candidati sia nel giudizio finale espresso sui medesimi”. Nonostante questa precisazione il CUN ha ripetuto la necessità di un atto normativo esplicito per chiarire il punto.  A chiarimento anche di queste questioni, L’ANVUR ha pubblicato sul proprio sito una serie di documenti concernenti le procedure per Abilitazione Scientifica Nazionale tra cui le modalità di calcolo delle mediane e due documenti di chiarimento sulla lista delle riviste di classe A dei settori non bibliometrici.

Il 10 luglio il CUN ha ricordato Massimo Realacci, indimenticato consigliere rappresentante dell’area medica, la cui scomparsa ha lasciato un vuoto incolmabile per la passione, la competenza e la nobiltà d’animo con la quale affrontava tutti gli aspetti dell’attività del Consiglio.

Alla ripresa dei lavori dopo il periodo estivo, l’attenzione del CUN, pur continuando a essere focalizzata su temi quali l’abilitazione nazionale – sollecitando la rapida composizione delle commissioni e approvando una raccomandazione in merito alla definizione delle liste di studiosi ed esperti in servizio presso università di un Paese aderente all’OCSE ai fini del sorteggio delle Commissioni giudicatrici per il conseguimento dell’ASN – si è portata sui temi economici; in particolare, è stata espressa grande apprensione all’interno del mondo universitario per il paventato taglio di 400 milioni di euro al Fondo di Finanziamento Universitario per l’anno 2013.

Il CUN ha elaborato una proposta per la definizione dei criteri e delle procedure per il riconoscimento di scientificità delle riviste e ha reso il parere sulla bozza di Decreto di attuazione del DPCM 26.7.2011 concernente i criteri e le modalità per il riconoscimento dell’equivalenza ai DU di area sanitaria dei titoli del pregresso ordinamento, ai sensi dell’art. 4, c. 2 della L. 26 febbraio 1999, n. 42 .

Nella seduta del 6-7 novembre 2012, il CUN ha incontrato il Direttore generale dott. Daniele Livon che ha voluto chiarire alcuni dubbi espressi dal Consiglio in merito alle procedure di costituzione delle Commissioni per le Abilitazioni Scientifiche Nazionali; ai tempi e ai modi di avvio dell’AVA; alla scadenza per la spendibilità dei fondi straordinari per gli associati 2012 e 2013; alle risultanze delle procedure di valutazione per le “chiamate dirette” 2011.

Nella medesima seduta, il CUN ha incontrato i professori Bernardo Giorgio Mattarella (dell’Università degli Studi di Siena e della Scuola superiore della Pubblica Amministrazione) e Pier Luigi Portaluri (dell’Università degli Studi del Salento) che hanno tenuto un seminario interno sui procedimenti disciplinari nei confronti del personale docente e ricercatore. I colleghi hanno illustrato le principali questioni sottese al tema, quali: gli istituti e gli strumenti di garanzia dell’autonomia della Ricerca, dell’insegnamento e più ampiamente dell’autonomia universitaria, i diritti e i doveri connessi all’esercizio di funzioni pubbliche o comunque di rilevanza pubblica, i principi di etica pubblica, gli illeciti disciplinari e le sanzioni, il sistema delle garanzie procedimentali.

Si è inoltre avviata una riflessione in merito alle risultanze dei dati relativi ai finanziamenti PRIN 2010-2011. Nell’adunanza del 7/11/2012 in una nota inviata al Sig. Ministro, Prof. Francesco Profumo, il Consiglio Universitario Nazionale, ribadendo le preoccupazioni più volte espresse negli anni passati, ha giudicato particolarmente allarmante la previsione di un’ulteriore riduzione di 400 milioni di Euro a carico del Fondo di Finanziamento Ordinario 2013, condividendo perciò le medesime istanze poste a contenuto della mozione, chiedendo al Governo e al Parlamento di reintegrare i 400 milioni di EURO e di ripristinare il FFO 2013 almeno al livello del 2012.

Relativamente alla Facoltà di Medicina e Chirurgia, il CUN ha approvato – a sostegno della mozione della Conferenza Permanente dei Presidenti di Consiglio di Corso di Laurea Magistrale in Medicina e Chirurgia del 3 luglio 2012 e di quanto deliberato dalla Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Medicina e Chirurgia nelle sedute del 27 marzo e del 19 aprile 2012 – una mozione a proposito del processo di rinnovamento della prova di ammissione al CLM a Ciclo Unico in Medicina e Chirurgia e Odontoiatria e protesi dentaria.

Infine, è stata approvata una ulteriore nota che contiene “proposte relative a indicazioni ministeriali per la formulazione dei criteri di valutazione da parte delle Commissioni per l’ASN”;  sono state elaborate raccomandazioni e pareri relativamente al ruolo dei ricercatori a tempo determinato nei fondi PRIN e una Raccomandazione sullo schema di decreto del Ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca «Regolamento recante modalità di accreditamento delle sedi e dei corsi di Dottorato e criteri per la istituzione dei corsi di dottorato da parte degli enti accreditati».

Notizie dal Consiglio Universitario Nazionale

Gli ultimi mesi hanno visto il Consiglio Universitario Nazionale (CUN) impegnato su temi di particolare rilevanza: tra questi, la presentazione del Protocollo d’Intesa tra il CUN e la Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, concretizzatasi in una giornata di studio dal titolo Territori, Università e Ricerca le relazioni necessarie. All’incontro – il 7 marzo – hanno partecipato numerosi rappresentanti delle Amministrazioni regionali e universitarie e delle Istituzioni che si sono confrontati in merito alle forme di partecipazione delle Amministrazioni Regionali al finanziamento della Ricerca, dello sviluppo tecnologico e del diritto allo studio previste dal DL 70/2011 e dalla Legge 240/2010.

Il 14 marzo il CUN è stato invitato in audizione presso la VII Commissione della Camera dei Deputati sullo Schema di decreto legislativo recante revisione della normativa di principio in materia di diritto allo studio e valorizzazione dei collegi universitari legalmente riconosciuti (Atto del Governo n. 436) e sullo Schema di decreto legislativo recante disciplina per la programmazione, il monitoraggio e la valutazione delle politiche di bilancio e di reclutamento degli atenei.

Il 20 marzo il CUN ha incontrato il Ministro Francesco Profumo che ha informato il Consiglio sulle novità relative al FFO 2012. Lo schema di Decreto anticipa le linee programmatiche del finanziamento agli atenei che si muovono verso l’obiettivo di un sistema multifondo. I fondi verranno ripartiti su base storica, su una quota premiale (per le università più virtuose) ma anche su una quota perequativa in grado di compensare il sottofinanziamento di alcuni atenei.

Il Ministro ha inoltre voluto informare sullo stato dell’arte dell’iter normativo per l’avvio delle procedure per l’abilitazione scientifica nazionale per i docenti di prima e seconda fascia che dovrebbe essere completato entro il mese di luglio.

Ampia discussione è stata dedicata nelle varie sedute al “Regolamento recante criteri e parametri per la valutazione dei candidati ai fini dell’attribuzione dell’abilitazione scientifica nazionale per l’accesso alla prima e alla seconda fascia dei professori universitari, ai sensi dell’articolo 16, comma 3, lettere a), b) e c) della legge 30 dicembre 2010, n. 240” in registrazione alla Corte dei Conti e allo schema di Decreto che definisce i criteri di ripartizione del Fondo di finanziamento ordinario (FFO) 2012.

Sono stati inoltre approvati alcuni documenti di lavoro sul “valore legale del titolo di studio”, sulla VQR 2004-2010 e un documento recante “Considerazioni sullo schema di Decreto legislativo AG 437 e prospettive sulla programmazione del reclutamento” unitamente ad una nota tecnica su “Evoluzione normativa e prospettive del reclutamento”

In previsione della indizione della prossima procedura di abilitazione nazionale, il CUN ha approvato un parere generale di proposta di ricollocazione ai sensi dell’art. 5 DM 29 luglio 2011 per i settori concorsuali che non raggiungono la numerosità di trenta professori di prima fascia richiesta dall’articolo 15, comma 2, della legge 240/2010.

Sono state predisposte le liste delle denominazioni in lingua inglese dei Settori Scientifici Disciplinari di cui al DM 4 ottobre 2000 e dei macro settori e dei settori concorsuali di cui all’all. A – DM 29 luglio 2011 n. 366.

In relazione alla prossima emanazione del decreto istitutivo dell’Anagrafe Nazionale dei Professori Ordinari e Associati e dei Ricercatori, prevista dalla Legge 1/2009, il CUN ha approvato una mozione in cui, nel ribadire l’importanza strategica di tale strumento per una corretta gestione del sistema della ricerca italiano, chiede che l’Anagrafe sia realizzata e gestita con la massima trasparenza e visibilità verso la comunità scientifica. In particolare, nel rispetto della normativa esistente in termini di dati personali, il CUN chiede che i contenuti dell’Anagrafe relativi alle pubblicazioni dei docenti siano pubblicamente disponibili ed accessibili, secondo il principio dell’Open Data.

In merito all’attivazione dei TFA e degli eventuali ulteriori percorsi abilitanti per l’insegnamento nella scuola secondaria previsti nelle “Note a margine sul TFA” pubblicate sul sito del MIUR il giorno 8 maggio 2012, il CUN ha proposto una mozione in cui sottolinea, in particolare, la necessità del rispetto dei principi contenuti nel DM 249/2010 sia per quanto attiene alla acquisizione delle competenze didattiche e disciplinari per l’accesso alla professione docente, sia per quel che riguarda una precisa programmazione degli accessi in relazione al fabbisogno del sistema nazionale di istruzione.

Sul versante più direttamente connesso ai Corsi di Laurea Magistrale in Medicina, l’opera del Consiglio ha riguardato la formulazione di un parere sulla mozione della Conferenza dei Presidi delle Facoltà di Medicina e dei Presidenti dei CLM in Medicina e Chirurgia; in esso si sostiene che – in ragione delle specificità dell’Area Medica – i Corsi di Laurea in Medicina e Chirurgia dovrebbero essere incardinati nella struttura di raccordo (comunque denominata negli Statuti) e non nel singolo Dipartimento.

 Il CUN ha terminato  l’esame delle proposte di istituzione degli ordinamenti relativi all’offerta formativa 2012-2013, provvedendo anche al disbrigo delle pratiche di ordinaria amministrazione.

I master di cure palliative e terapia del doloren.55, 2012, pp.2436-2438, DOI: 10.4478/medchir2012-55-2

Gruppo di lavoro MIUR/Ministero della Salute, coordinato dal Presidente del CUN Prof. Andrea Lenzi

Abstract

The educational programs of post-graduate courses (master’s degrees) in palliative care and pain treatment have been recently approved by the Ministry of Health and the Ministry of Education.

For the first time, post-graduate training programs are regulated by national rules. Only Universities experienced in educational activities in palliative care are authorized to organize the courses. The Universities should have also specific agreements with certified structures like hospices or home care organizations. The professional training on field must cover the half of the overall courses.

The approval of such master’s degrees grants the availability of well trained professionals, nurses and physicians, aiming at working in the palliative care area.

Articolo

Nella Gazzetta Ufficiale n°89 del 16 aprile sono stati pubblicati i decreti che regolano la costituzione e la attivazione dei master di primo e di secondo livello in cure palliative e in terapia del dolore. Gli ordinamenti didattici sono stati studiati in un tavolo di lavoro congiunto MURST e Ministero della Salute così come previsto dalla Legge 38 del 15 marzo 2010.

Questa realizzazione riveste un significato particolare in quanto per la prima volta nel nostro ordinamento, master universitari vengono regolamentati da un decreto ministeriale che si proietta su tutto il territorio nazionale. Da oggi in poi i master che riguardano l’area della cure palliative dovranno rispondere ai requisiti previsti dai decreti per poter essere riconosciuti validi ai fini di una attività clinica nel settore.

I master sono cinque, un master di primo livello in cui si formano infermieri dell’adulto, fisioterapisti e infermieri pediatrici, e quattro master di secondo livello, uno per psicologi e tre di alta formazione e qualificazione in cure palliative dell’adulto, cure palliative pediatriche, terapia del dolore (Tab. 1). Questi ultimi master sono riservati a laureati in medicina e chirurgia che abbiano conseguito una specializzazione. Con questa scelta si è voluto rimarcare la necessità di distinguere categorie di professionisti con curricula e ruoli ben definiti.

Il master di secondo livello in cure palliative dell’adulto della durata di due anni rende molto vicina la caratterizzazione di questo master a quello che sta avvenendo in tutto il mondo occidentale con le sub-specialità. La struttura didattica è stata infatti costruita in analogia con i piani didattici di sub-specialità o di specializzazioni in Europa. La quota di attività professionalizzanti, come per gli altri master, è pari alla metà dei crediti formativi previsti per tutto il corso. Non si tratta di master veramente professionalizzante ma la denominazione di “Alta Professione e Qualificazione”, denominazione estesa al master di terapia del dolore e al master di cure palliative pediatriche, lo rende diverso dagli altri master universitari. Questa peculiare certificazione va nella direzione voluta da una Legge che chiede rigore e ordine nello sviluppo delle cure palliative nel nostro Paese e va anche incontro alle aspettative del mondo professionale delle cure palliative e della società scientifica (SICP) che ne sostiene gli sforzi culturali e organizzativi, e che ha favorito le condizioni per la creazione degli ordinamenti didattici voluti dalla Legge. La durata dei corsi può essere abbreviata se durante la scuola di specializzazione è stato seguito un piano formativo in cure palliative che sia riconosciuto dal consiglio didattico del master. Le scuole di specializzazione nelle discipline che consentono la ammissione ai corsi, che sono quelle previste dalla Legge 38, possono impostare nell’ultimo biennio indirizzi formativi in cure palliative. Per queste scuole sarebbe utile discutere sulla creazione di indirizzi formativi che abbiano una radice didattica comune sia sul piano formale che su quello professionalizzante1. I decreti stabiliscono anche che abbreviazioni di corso possono essere concesse a chi ha già svolto un master in cure palliative e a chi ha già una esperienza professionale documentata in attività di cure palliative domiciliari o residenziali.

Tabella 1 – Master riportati dal decreto pubblicato in GU il 16 aprile 2012

 Il master di cure palliative dell’adulto è organizzato in modo tale da dare spazio anche ad altre discipline che in un futuro, non molto lontano si spera, possano essere la base portante di interventi assistenziali per persone affette da diverse patologie inguaribili. Già la selezione delle specialità di accesso ma anche la struttura dell’ordinamento didattico apre alla possibilità di formare professionisti coinvolti in cure palliative non solo oncologiche come avviene prevalentemente oggi.

Con la identificazione di master di alta formazione e qualificazione in cure palliative pediatriche viene sottolineata una parte importante della Legge 38. L’Italia è uno dei pochi Paesi che riconosce l’importanza delle cure palliative del bambino. In questo settore, anche per grande merito delle associazioni che si dedicano all’area pediatrica, si riconosce che le cure palliative pediatriche non sono una ramificazione delle cure palliative dell’adulto, ma sono una entità culturale e operativa del tutto differente con problematiche cliniche e relazionali molto diverse da quelle dell’adulto. Quindi bene che il mondo del bambino inguaribile venga riconosciuto e un master specifico ne sottolinei la peculiarità.

Tabella 2 – Criteri per l’attivazione dei master e caratteristiche dei piani di formazione

Così pure il master di terapia del dolore che copre un’area specifica prevista dalla Legge che separa i centri delle cure palliative da quelli delle cure del dolore pur ravvisandone aree di sovrapposizione, anche queste regolamentate. Questo master ha durata di un anno essendo riservato a specialisti che hanno già seguito un piano di attività formative che rientra negli obiettivi del master ed esplicitato bene nel decreto.

Tra i master di secondo livello è stato inserito anche un master, della durata di un anno, riservato a Psicologi. Il master sottolinea il ruolo portante che tali figure professionali hanno nell’ambito delle cure palliative e delinea la necessità di una formazione il più possibile omogenea in tale settore.

Il master di I livello in Cure Palliative e Terapia del Dolore, per Infermieri, Infermieri Pediatrici, Fisioterapisti e Terapisti Occupazionali, risponde alle esigenze di approfondimento ed espansione delle competenze degli operatori sanitari impegnati nell’assistenza a pazienti affetti non solo da malattia oncologica, ma anche da patologie inguaribili degli apparati respiratorio, neurologico, cardiovascolare o infettive e rimasti finora ai margini delle reti di cura. Sulla base di questa spiccata impostazione interprofessionale, la sfida del master è quella di individuare ed utilizzare metodologie didattiche attive che consentano agli studenti di confrontarsi su problematiche assistenziali con le competenze specifiche dei diversi profili, ma in un’ottica di forte integrazione professionale per il raggiungimento di comuni obiettivi di cura. La interprofessionalità, oltre a rappresentare un valore fondante delle cure palliative e della terapia del dolore, è considerata un’efficace modalità per il raggiungimento degli obiettivi assistenziali e per la riduzione dei costi in qualsiasi contesto di cura. La sfida dovrà essere raccolta non solo dalle Facoltà di Medicina, ma anche dalle strutture di tirocinio, alle quali è richiesto il possesso di specifici requisiti, al fine di trasformare i crediti di formazione professionalizzante previsti dall’ordinamento didattico in concrete e significative occasioni di sviluppo integrato delle competenze scientifiche e delle qualità umane dei professionisti della salute.

Non tutte le Università saranno in condizione di potere attivare i corsi di master, ma solo quelle che hanno una esperienza almeno triennale di master nel settore o di corsi di alta formazione (Tab. 2). Inoltre saranno autorizzate solo le Università che possono contare su contratti codificati di collaborazione con certificate strutture assistenziali di cure palliative, nelle quali potere svolgere la attività professionalizzanti. Questi criteri di selezione non escludono tutte le Università che non abbiano tali caratteristiche in quanto sono previste aggregazioni e comunque le Università che desiderano costruire master in cure palliative avranno tre anni in cui attivare corsi qualificanti e convenzioni con strutture del SSN.

Il corpo docente come di consueto dovrà essere costituito al 50% da docenti universitari, ma soprattutto nell’area delle cure palliative, sino ad oggi poco considerata dalla Accademia, il contributo di docenti esterni alla Università è particolarmente utile per una adeguata educazione e formazione (Moroni M, Bolognesi D, Muciarelli PA, Abernethy AP, Biasco G. Investment of Palliative Medicine in bridging the Gap with Academia: a call to Action. Eur J Cancer 2011; 47: 491-495). Il riconoscimento ufficiale di ordinamenti didattici viene peraltro incontro ad una esigenza culturale forte che si esprime sulla organizzazione assistenziale nel settore. Proprio perché nate sul territorio, le cure palliative hanno avuto una crescita eterogenea appoggiate a corsi di formazione spontanei, spesso diversi. Questo ha portato allo sviluppo di una cultura palliativa negli operatori del settore che, essendo diversa, crea soluzioni assistenziali differenti e rende debole la possibilità di affermazione delle cure palliative nel mondo della medicina. Da questo punto di vista, la creazione di master omogenei fornisce un contributo per la realizzazione di un mondo di professionisti con una cultura omogenea e quindi con maggiore possibilità di fare massa, guadagnare forza e disegnare proposte operative uniformi.

Il mondo delle cure palliative si caratterizza, forse più che altri settori, per una esigenza di multidisciplinarietà e multiprofessionalità. La collaborazione stretta che si realizza tra medici, infermieri, psicologi, e altri operatori sanitari nella assistenza alla persona con malattia degenerativa cronica inguaribile è uno dei punti di forza della organizzazione clinica delle cure palliative. La separazione in master potrebbe sembrare una separazione culturale della diverse professionalità. In realtà nella creazione di un ordinamento didattico che pur essendo omogeneo e dettagliato nella distinzione delle discipline che lo compongono lascia uno spazio di flessibilità per la scelta della durata dei diversi insegnamenti. Questo dà la possibilità alle Università in cui verranno attivati master sia di primo che di secondo livello di creare corsi comuni ai due master. In ogni caso è garantito un momento culturale comune nella fase del periodo professionalizzante, che corrisponde alla metà di tutto il periodo formativo, in cui la formazione del medico o quella dell’infermiere si confrontano sul campo della impostazione clinica e delle decisioni terapeutiche. Si ribadisce peraltro che la creazione di master di secondo livello per medici specialisti avvicina molto il master ad una sub-specialità, quindi all’Europa.

In conclusione, la realizzazione di master di primo e secondo livello in cure palliative e terapia del dolore rappresenta il riconoscimento del mondo accademico di una necessità culturale e formativa di crescente importanza, nel rispetto delle indicazioni fornite dalla legge 38. Oggi, a normativa vigente, essere riusciti ad ottenere un riconoscimento normato da un decreto deve essere considerato un ottimo risultato, un primo gradino solido per ottenere certificazioni professionalizzanti, nel quadro di una revisione globale delle Scuole.

Per consolidare il risultato è auspicabile che una Conferenza Permanente dei Direttori di Master si impegni a garantire una didattica omogenea e a controllare la applicazione dei Decreti con site visit e progress test dedicati.

Il riconoscimento ministeriale potrebbe peraltro portare all’ampliamento dell’area “palliativa” nel mondo della medicina accademica. Da tempo si riconoscono esigenze di formazione pre-laurea,  specialistica  e non specialistica, gli studenti lo richiedono e si iscrivono a corsi elettivi. Ma la cultura palliativa anche prima della laurea dovrebbe essere omogenea così come viene fatto in altre nazioni e non lasciata alla pulsione individuale. È un completamento opportuno a quella organizzazione culturale che i master, così disegnati, hanno iniziato.

Ringraziamenti

Si ringrazia il Prof. Andrea Lenzi per il coordinamento del gruppo di lavoro e le Dott.sse Teresa Cuomo, Maria Zilli del MURST e Egle Parisi del Ministero della Salute per il fondamentale contributo nella definizione degli aspetti normativi.

Cita questo articolo

Biasco, G., Amato, F., Amore, F., Cetto, G., de Marinis, M.G., Melotti, R.M., I Master di cure palliative e terapie del dolore, Medicina e Chirurgia, 55: 2436-2438, 2012. DOI: 10.4448/medchir2012-55-2