Le scuole mediche di Crotone ed Elea. Il filo rosso del Pitagorismon.71, 2016, pp. 3254-3256, DOI: 10.4487/medchir2016-71-8

Autori: Marco Cilione

Abstract

Southern Italy between the VI and the V century b. C. was an extraordinary lively cultural enviroment. The presence of Pythagoreanism stimulated the philosophers’ thought in every field of knowledge, including the art of healing. The Greek colonies of Croton and Elea were the seat of two important schools of medicine which had been influenced by the Pythagorean intellectual model. By using the literary and epigraphic sources, this article aims at showing how deep this influence was and how it created an interesting web of wisdom in the pre-hippocratic tradition.

Parole chiave: pitagorismo – Crotone ed Elea – tradizione pre-ippocratica

Key Words: pythagoreanism – Croton and Elea – pre-hippocratic tradition

Articolo

La presenza di scuole mediche nelle colonie greche di Crotone ed Elea e dei loro rapporti con la filosofia pitagorica, che dopo l’arrivo di Pitagora da Samo avrebbe trovato proprio a Crotone la sua roccaforte e il suo centro di diffusione, rappresenta uno dei problemi più affascinanti e complessi della storia della medicina. La complessità risiede nella frammentarietà delle fonti, letterarie, epigrafiche e archeologiche, e nell’individuazione di un terreno comune tra pitagorismo e medicina su cui è forse possibile ipotizzare un vero e proprio dialogo scientifico tra i sapienti della grecità d’Occidente.

L’estrema vivacità culturale che caratterizza la Magna Grecia a partire dall’ultimo trentennio del VI sec. a. C. coincide in larga misura con la significativa e pervasiva influenza del pitagorismo. L’arrivo di Pitagora a Crotone (520 a. C. ca) innesca quell’ascesa politica che nel 510 permetterà alla polis di affrancarsi dal dominio di Sibari e di instaurare un vero e proprio dominio indiretto (cfr. Giangiulio 2015, 98) su un’area piuttosto vasta compresa tra lo Ionio, il Tirreno e la Lucania, almeno fino alla metà del V sec. a. C. La sintonia tra il sapiente, considerato quasi divino, e la comunità crotoniate (cfr. Poroh. VPyth. XVIII) consente alla scuola pitagorica non solo di radicarsi nel tessuto sociale della città, ma anche di imporre modelli culturali con cui tutti gli intellettuali, tanto delle colonie quanto della madrepatria, saranno costretti a confrontarsi (cfr. Musti 2005, 103-104). Nel caso di Crotone, il sodalizio con il governo di orientamento aristocratico e conservatore si accompagna a un’integrazione intellettuale che si esprime in uno scambio particolarmente virtuoso con la preesistente scuola medica (cfr. Iambl. VPyth. XXIX 163 sull’interesse pitagorico per musica, medicina e arte divinitoria). Qualche anno fa, G. Marasco, ragionando proprio sui rapporti tra la scuola medica di Crotone e il dilagante successo del pitagorismo, ha tracciato un magistrale quadro di sintesi che individua due ragioni per lo sviluppo così precoce dell’arte medica nella città: l’atletismo (cfr. Capparelli 1944, 213-214; Punzo 2004, 148; 150-151 per le vittorie riportate nei giochi panellenici dagli atleti di Crotone) e la vocazione bellicistica (cfr. Marasco 2008, 12-13). Il caso di Democede, in questo senso, risulta emblematico. Medico alla corte persiana di Dario, ebbe modo di esprimere la doppia abilità acquisita alla scuola di Crotone, l’una relativa alla medicina sportiva, l’altra alla chirurgia di guerra, curando in un caso la slogatura dell’astragalo che il Gran Re si era procurato in una battuta di caccia (cfr. Hdt. III 129), nell’altro il tumore al seno della moglie, la regina Atossa (cfr. Hdt. III 133). Il lessico tecnico utilizzato da Erodoto nel racconto dei successi terapeutici di Democede sembra confortare l’attendibilità della testimonianza (cfr. Squillace 2008, 31-32). Il brillante medico crotoniate, che assurge a fama internazionale, deve probabilmente la sua formazione al padre Callifonte. Questi, stando alla testimonianza del lessico bizantino Suda (cfr. 19 A 2 D-K), sarebbe stato sacerdote di Asclepio a Cnido dove i discendenti di Podalirio avrebbero dato vita a un ramo della famiglia degli Asclepiadi. Callifonte, dunque, istruito nella medicina templare e finito per oscure vicissitudini a Crotone, avrebbe trasmesso al figlio la professione secondo le consuetudini proprie della stirpe degli Asclepiadi (cfr. Marasco 2008, 14-15).

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Ora, al di là delle circostanze storico-aneddotiche che legano i medici di Crotone alla scuola pitagorica (cfr. Hdt. III 137; Iambl. VPyth. XXXV 257-258), particolare rilievo sembrano assumere proprio la matrice sapienziale dell’apprendistato di Callifonte nonché la cooptazione del figlio nell’arte, che tanto ricorda l’associazionismo culturale pitagorico. I pitagorici erano infatti vincolati tra loro e con il maestro da un giuramento che ne faceva una sorta di comunità votata al culto della sapienza. Proprio per questo L. Edelstein, nella sua brillante lettura del Giuramento di Ippocrate, ha individuato uno stretto legame tra le confraternite pitagoriche e i giovani accolti nella famiglia degli Asclepiadi per intraprendere la loro formazione medica (cfr. Edelstein 1987, 4-63). Su questa linea di contiguità intellettuale con i pitagorici si muove Alcmeone che “fiorì quando Pitagora era vecchio” (cfr. 24 A 3 D-K). Le testimonianze e i frammenti che lo riguardano, mescolano considerazioni riconducibili all’esercizio della medicina empirica a più ampie riflessioni di carattere sapienziale. Tuttavia, anche quando Alcmeone “osa” (cfr. 24 A 10 D-K) intraprendere l’esame autoptico del bulbo oculare, con quella perizia chirurgica propria dell’ambiente crotoniate, perché già riconoscibile nell’operato di Democede su Atossa, l’individuazione dei canali che dagli organi di senso conducono al cervello, offre il destro per la costruzione di una sorprendente fisiologia del pensiero. Non basta. La consonanza tra la salute dell’uomo intesa come isonomia (“equilibrio”) delle forze corporee (cfr. 24 B 4 D-K) e la salute dello stato intesa come uguaglianza davanti alla legge dei membri della aristocrazia, per preservare l’eynomia (“buon governo”: cfr. Musti 2005, 201-202), sembra associare Alcmeone a quella visione pitagorica unificante della realtà che sposta lo statuto dell’arte medica da un approccio sostanzialmente esperienziale a una più vasta meditazione filosofico-sapienziale. Di qui ad accogliere il sistema delle coppie oppositive il passo è breve, e lo è rispetto a un tema essenziale per la sopravvivenza delle poleis: l’embriologia. Dai pitagorici Alcmeone attinge la teoria encefalo-mielogena del seme, alla coppia pitagorica destra-sinistra Parmenide associa la determinazione del sesso del nascituro (cfr. 28 B 17 D-K, su cui vd. Lesky 1951, 1265).

I frammenti embriologici del filosofo di Elea contribuiscono a rafforzare due considerazioni:

  1. Gli interessi dei presocratici vanno ben oltre gli incasellamenti a cui li sottopone la manualistica tradizionale;
  2. L’esistenza nella colonia focese di una vivace scuola medica.

Nel 1965, infatti, Ebner (cfr. Ebner 1962, 4-6) pubblica quattro epigrafi rinvenute nello scavo di un Asclepieion. La quarta, databile su base paleografica alla metà del I sec. d. C., recita:

“Parmenide, figlio di Pirete, medico (physikos nel testo dell’epigrafe: cfr. Calogero 1968, 69-71 per una più prudente proposta di traduzione) degli Uliadai”.

L’epiteto Uliades chiama in causa Apollo Ulios in quella funzione di sanatore che lo accomuna al culto di Asclepio. Ora, se è vero che il termine physikos (cfr. Pugliese Carratelli 1965, 306) è genericamente riferito a tutti i presocratici da Aristotele in poi (Cfr. D-K III, 463 s. v.), il fatto che anche i tre iatroi pholarchoi (“medici folarchi”) delle precedenti iscrizioni siano definiti Ulis lascia intendere l’appartenza di Parmenide a un’associazione cultuale di carattere medico (cfr. Pugliese Carratelli 1990, 269-270; sull’appartenenza di Parmenide a una scuola medica, secondo la testimonianza della tradizione araba, cfr. Musitelli 1985; Pugliese Carratelli 1990, 272-276). E a riprova della presenza di una scuola medica a Elea, Pugliese Carratelli (cfr. Pugliese Carratelli 1963, 386) ricorda l’invio da Cos di θεωροί nel 242 a. C. (cfr. Herzog-Klaffenbach 1952, nr. 1, 21; 29). Che questa scuola fosse poi legata agli ambienti pitagorici, lo si evince proprio dall’etimo di pholarchos: infatti, sulla base delle glosse di Polluce (cfr. Iul. Poll. VI 8) e di Esichio (cfr. Hesych. s. v. pholeon), esso potrebbe indicare un culto collocato in un antro o in un edificio costruito come un antro a imitazione delle grotte “che a Samo e a Crotone offrivano a Pitagora un mistico ritiro” (cfr. Pugliese Carratelli 1963, 386). Dunque, le riflessioni embriologiche di Parmenide di Elea, basate sulla coppia oppositiva destra-sinistra, o meglio, sull’opposizione delle coppie destra-maschio, sinistra-femmina, che si tratti della provenienza del seme o del suo posizionamento nell’utero (cfr. Lloyd 1962; 1972; Kember 1971), e l’adesione di Alcmeone di Crotone alla medesima logica degli opposti (cfr. 24 A 3 D-K) testimoniano l’incidenza del modello ermeneutico pitagorico negli ambienti medici italici di VI-V sec. a. C., che sembrano dialogare tra di loro proprio in virtù di questa pervasiva presenza culturale. Del resto, il legame tra Parmenide e il pitagorismo trova riscontro in tutta una serie di testimonianze: Diogene Laerzio (cfr. Diog. Laert. IX 21) racconta di un certo Aminia, pitagorico e maestro di Parmenide, Strabone (cfr. Strabo VI 1, 1) definisce pitagorico il filosofo di Elea, Giamblico (cfr. Iambl. VPyth. 267) lo annovera tra i seguaci di Pitagora, come pure fa Nicomaco di Gerasa (cfr. 28 A 4 D-K).

Bibliografia

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Cita questo articolo

Cilione M., Le scuole mediche di Crotone ed Elea. Il filo rosso del Pitagorismo, Medicina e Chirurgia, 71: 3254-3256, 2016. DOI:  10.4487/medchir2016-71-8

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