Perché un progetto “Medicina e Shoah”?n.72, 2016, pp. 3299-3301, DOI: 10.4487/medchir2016-72-6

Abstract

In 2011, a group of professors from the Faculties of Pharmacy and Medicine and Medicine and Dentistry of the “Sapienza” University in Rome started a seminar for students from the medical department entitled “From Nuremberg to the Belmont Report: the origins of Bioethics”, which explained the decisive role that the trial of the Nazi doctors had in the definition of medical ethics, bioethics, and standards of good practice. In 2013, these scholars inaugurated a monographic study structured over four meetings, which included study credits for students and ECM for healthcare professionals, under the title “Medicine and the Holocaust”, in order to study these issues in-depth and show the evolution of doctrine and ethics from Eugenics to today. The initiative’s success resulted in the course being repeated and offered every year with a great response from the public, leading to a cross-disciplinary project, funded in 2015, on this subject. In 2016, the exhibit “Medicine and the Shoah.  From Nazi experiments to bioethics” was opened, financed and supported with funding from the 8×1000 UCEI and hosted by several Italian universities.

Parole chiave: Medicina nazista; storia della bioetica; insegnamento dell’etica medica; Insegnamento professionale

Key words: Nazi Medicine; History of Bioethics; Teaching in Medical Ethics; Professional learning

Articolo

I presupposti del progetto: dall’eugenica nazista all’etica medica

Oggi si è abituati a parametri etici che stabiliscono la liceità o meno della ricerca biomedica, dei protocolli sperimentali e della pratica clinica. Il vero punto di svolta per formalizzare principi etici della medicina si è avuto solo in seguito alle atrocità commesse da medici e scienziati nazisti, che dell’eugenica e delle teorie razziali fecero una sorta di religione e fede politica.

Sul finire del XIX secolo gli sviluppi dell’eugenica lasciano infatti spazio all’idea che possa esistere il pericolo di contaminazione e inquinamento di un popolo per unioni tra individui di “ceppi” razziali diversi, che ne minacciano la ‘purezza del sangue’ e l’identità. Si delinea così una distinzione biologica e razziale, che trova il suo fondamento nelle dottrine eugeniche, secondo cui il progresso della razza umana dipendeva dal miglioramento della trasmissione selettiva delle caratteristiche ereditarie della popolazione alle generazioni future. Si incentivano campagne di eugenica positiva fondate sulla propaganda di un modello estetico che risponda ad un prototipo biologico sano e salutare su cui basare la scelta del partner, ma dal primo Novecento trova sempre più spazio un’eugenica ‘negativa’, volta a costruire popoli sani impedendo la riproduzione di individui ritenuti patologici e contaminanti per impurità o inferiorità biologica e morale, adottando la sterilizzazione forzata di disabili e di portatori di malattie e menomazioni ereditarie.

Il progetto eugenico si rinvigorisce nella Germania del III Reich all’indomani dell’insediamento di Hitler al governo. Promosso dalla Gemeinnützige Stiftung für Heil- und Anstaltspflege, l’ente pubblico per la salute e l’assistenza sociale, con le leggi di Norimberga  del 1933 viene promulgato il progetto di tutela della razza tedesca per la prevenzione della nascita di persone affette da malattie ereditarie, che prevede la sterilizzazione di persone ritenute affette di patologie ereditarie; nel 1935 le leggi sulla purezza del sangue tedesco vietano i matrimoni tra tedeschi e ebrei e dal 1941 si deportano ebrei,  sinti e rom nei campi di concentramento. Le leggi di Norimberga fanno parte di un sistema globale in cui la difesa della razza ariana assurge al ruolo di misura di pubblica igiene e la prevenzione medica e sanitaria arriva a coincidere con l’idea di prevenzione e igiene razziale per la tutela della razza tedesca.

Le sperimentazioni mediche selvagge sui detenuti nei campi di concentramento (Figura 1) costituiscono il fulcro del dibattito della comunità medica a partire dal processo ai dottori a Norimberga: le riflessioni sul comportamento criminale dei medici nazisti hanno fatto sentire tutta l’urgenza di riaffermare i principi deontologici e etici della medicina, e di formalizzare parametri obbligatori per stabilire la liceità o meno di una ricerca sperimentale. Il Codice di Norimberga, redatto nel corso dei Processo ai medici, rappresenta infatti il primo documento ufficiale e “universale” che pone limiti etici agli studi sperimentali, delineando linee guida di legittimazione alla ricerca biomedica. Centrale diventa l’idea dell’obbligatorietà del consenso informato del paziente e/o del soggetto sottoposto a sperimentazione; si ribadisce la necessità di un senso di responsabilità dello sperimentatore, e ogni ricerca è legittima e lecita se  i risultati sono utili alla società e deve esser preceduta da sperimentazioni su animali. I limiti forse troppo vincolanti del Codice portano nel tempo a cercare una normazione univoca  che permetta studi e protocolli sperimentali nel rispetto dei principi di liceità espressi a Norimberga, e che trova la sua espressione nella Dichiarazione di Helsinky del 1964, riconosciuta ancora oggi come parametro di riferimento nella sperimentazione medica e nel rapporto medico-paziente. Il perpetuarsi di alcune ricerche sperimentali condotte su esseri umani inconsapevoli porta alla redazione del Belmont Report e all’individuazione di linee guida e principi etici su cui impostare la ricerca bio-medica, che esprimono i principi fondamentali della bioetica contemporanea.

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Un progetto didattico innovativo

Quello dei rapporti tra medicina e nazismo è un tema poco dibattuto dalla storiografia classica; solo negli ultimi anni si sono avuti importanti contributi scientifici sul tema, fondamentale, invece, per ricostruire i rapporti tra scienza e società, tra ricerca medica e cultura. Il concetto della centralità del paziente nell’azione medica e nelle ricerche sperimentali è infatti il risultato del processo di umanizzazione della medicina nato come antagonizzazione al modello nazista, che applicava l’etica medica solo nei riguardi di individui idonei a rinvigorire la razza, che rispondono a determinate stigmate di popolo, e cercando di eliminare quanti erano visti come elementi infestanti della nazione. Con Norimberga il paradigma si inverte: l’individuo acquista una centralità assoluta in tutte le sue peculiarità, e il concetto di individualità si traspone ai popoli stessi, nella totale accettazione della diversità, fondando così il diritto umanitario. Si è pertanto sentita l’esigenza di inaugurare un’attività didattica su queste tematiche, per professionalizzare chi opera nel campo della sanità e dare una formazione più completa della storia della medicina e dell’etica medica agli studenti delle facoltà mediche.

Su tali presupposti, nell’anno accademico 2010/2011 si è tenuto il primo seminario intitolato “Dal processo di Norimberga al Belmont Report: le origini della bioetica” per gli studenti di Odontoiatria e Protesi Dentaria e quelli di Igiene Dentale della Facoltà di Medicina e Odontoiatria della “Sapienza” Università di Roma. L’efficacia dell’iniziativa ha portato i docenti a reiterare l’attività didattica elettiva nei seguenti due anni, con lezioni tenute da professori universitari e da storici della Fondazione Museo della Shoah. Nel 2013 si è svolto un master per gli operatori sanitari intitolato “Medicina e Shoah” e dal 2014 le due iniziative si sono fuse, attivando il corso monografico “Medicina e Shoah” che riconosce crediti formativi agli studenti dei corsi di laurea delle facoltà mediche della “Sapienza” di Roma e crediti E.C.M. per i professionisti sanitari.

Il corso si articola in quattro incontri, con due relatori per ogni lezione.

Le tematiche trattate sono di grande attualità, in una prospettiva diacronica che permette di approfondire le origini e le lunghe durate dell’etica medica sino alla bioetica.

I temi salienti delle prime due lezioni sono la storia dell’eugenica e la sua valenza sociale e culturale nei paesi occidentali; la costruzione dell’apparato burocratico e organizzativo per la realizzazione del programma di sterilizzazione; l’Aktion T4, ovvero il progetto eutanasico di disabili e pazienti psichiatrici ricoverati in istituti, dotati di locali in cui immettere il gas e forni crematori; le sperimentazioni mediche condotte sui prigionieri richiusi nei campi di concentramento; lo sviluppo del progressivo internamento nei campi di concentramento di ebrei, sinti e rom.

Le ultime due lezioni si incentrano sull’importanza che il Processo di Norimberga ai medici nazisti ha avuto nella normazione dell’attuale etica medica e della bioetica applicata. Le riflessioni sul comportamento criminale dei medici tedeschi durante il III Reich hanno infatti fatto sentire tutta l’urgenza di riaffermare i principi deontologici ed etici della medicina, e di formalizzare parametri obbligatori per stabilire la liceità o meno di una ricerca sperimentale

Si illustra infatti come il perpetuarsi di alcune ricerche sperimentali condotte su esseri umani inconsapevoli abbia portato nel 1978 alla redazione del Belmont Report, ossia all’individuazione di linee guida e principi etici su cui impostare la ricerca bio-medica, che esprimono i principi fondamentali della bioetica contemporanea.

Il corso si chiude con una riflessione sul pregiudizio tra ieri e oggi, e, in un’ottica diacronica, sulla lunga durata di stereotipi “razzisti” che fanno riemergere oggi toni xenofobi e nazionalistici nei confronti dei migranti e delle minoranze in generale.

Prospettive di sviluppo

Nel 2015 è stato presentato un progetto di ricerca scientifica interdisciplinare con la partecipazione di docenti delle tre facoltà mediche della “Sapienza”, volto a analizzare i pregiudizi diffusi nei confronti di minoranze tra ieri e oggi e la percezione dell’influenza del pensiero medico nelle politiche razziali naziste. Si sono per questo preparati e somministrati ai partecipanti del corso Medicina e Shoah due questionari a risposta multipla: uno per analizzare le conoscenze storiche pregresse degli studenti sulla storia dell’eugenica, delle teorie razziali, della medicina nazista e degli sviluppi dell’etica medica e della bioetica; l’altro per indagare sull’eventuale persistenza di luoghi comuni, intesi come reminiscenza di un pregiudizio secolare nei confronti di rom, sinti e ebrei e sulla riproposizione di atteggiamenti pregiudizievoli nei confronti dei migranti di oggi e di fasce di popolazione marginali. I risultati dei test serviranno a sviluppare nuovi settori di indagine, in una prospettiva interdisciplinare di working progress, per integrare attività didattiche in base alle esigenze di formazione professionale che se ne deducono.

Il successo del corso monografico ha spinto i docenti ad organizzare e allestire la mostra itinerante “Medicina e Shoah. Dalle sperimentazioni naziste alla bioetica”, finanziata con l’8×1000 dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. L’inaugurazione è avvenuta il 20 maggio 2016 presso il Museo di Storia della Medicina dell’Università “Sapienza” di Roma, con l’intento di comunicare i contenuti del corso e di esortare le facoltà mediche di altri atenei italiani, in cui è attivato l’insegnamento delle scienze umane, a programmare percorsi formativi analoghi. E’ stata infatti ospitata dall’Università di Milano e di Siena e altri atenei sono interessati a partecipare.

Si intende proseguire in queste iniziative a livello nazionale e internazionale con progetti di ricerca e didattici futuri.

Bibliografia

1) Annas G. J., Grodin M. A.. The Nazi Doctors and the Nuremberg Code: Human Rights in Human Experimentation. Oxford, Oxford University Press, 1992.

2) Corbellini G. (a cura di), Dal Giuramento ippocratico alla Bioetica. Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 2012.

3) Durand Y., Il nuovo ordine europeo. La collaborazione nell’Europa tedesca (1938-1945). Bologna, Il Mulino, 2002.

4) Freyhofer, Horst H. The Nuremberg Medical Trial: The Holocaust and the Origin of the Nuremberg Medical Code, New York, P. Lang, 2004.

5) Friedlander H., The Origins of Nazi Genocide: From Euthanasia to the Final Solution. Chappel Hill and London, University of North Carolina Press, 1995.

6) Müller-Hill B., Murderous Science: Elimination by Scientific Selection of Jews, Gypsies, and Others in Germany, 1933-1945. New York, Oxford University Press, 1998.

7) Pasetti M., Storia dei fascismi in Europa. Bologna, Archetipolibri, [2009].

Cita questo articolo

Marinozzi S., Gaj F., Perché un progetto “Medicina e Shoah”?,  Medicina e Chirurgia, 72: 3299-3301, 2016. DOI:  10.4487/medchir2016-72-6

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