Il Pennsylvania Hospital, un ospedale dei primati nella culla degli Stati Uniti d’American.77, 2018, pp.3470-3472, DOI: 10.4487/medchir2018-77-4

Autori: Luca Borghi

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Filadelfia non rientra probabilmente tra le prime mete nordamericane per un turista europeo, ma quando si ha l’occasione di visitarla si ha subito la consapevolezza di essere giunti nella culla degli Stati Uniti. Durante l’immancabile visita alla Independence Hall, si entra finalmente nella celebre sala – esattamente arredata come allora – dove fu discussa e firmata la Dichiarazione d’Indipendenza del 4 luglio 1776. A questo punto è probabile che il Ranger in divisa che accompagna i visitatori vi faccia notare l’unica seggiola che non sta dietro ma a fianco di uno dei tavolini che erano destinati ai delegati delle tredici Colonie americane: è la sedia di Benjamin Franklin (1706-1790) che, a causa della gotta, aveva bisogno di uno spazio maggiore per il suo piede dolorante .

Anche se tutti conosciamo, più o meno, la poliedricità di quel genio indiscusso che fu Franklin – tipografo e giornalista, imprenditore edile e politico, scienziato e inventore… – non è altrettanto noto il ruolo decisivo che egli giocò anche nella storia della medicina e della sanità americane. Nel 1751, infatti, assieme al medico Thomas Bond (1712- 1784) Franklin diede vita al primo ospedale degli Stati Uniti, una istituzione destinata ad accumulare primati nei decenni e nei secoli successivi: il Pennsylvania Hospital .

Thomas Bond si era formato come medico in Inghilterra dove era venuto a contatto con un nuovo tipo di istituzioni ospedaliere, i voluntary hospitals, che venivano fondati a quel tempo in diverse città grazie al contributo volontario di un certo numero di benefattori per garantire un’assistenza sanitaria di qualità accettabile anche ai cittadini più poveri .

Rientrato a Philadelphia, Bond cominciò ad accarezzare e a diffondere il sogno di poter dare vita a qualcosa di simile anche nella capitale della Pennsylvania .

Inizialmente Bond pensava che quel progetto fosse troppo lontano dagli interessi del suo amico Franklin, già a quel tempo uno degli uomini più influenti della città, per poterlo coinvolgere direttamente. Ma appena gliene parlò questi gli offrì il suo sostegno incondizionato e, grazie al suo prestigio e capacità oratoria, il progetto del nuovo ospedale prese ben presto concretezza. Nella sua autobiografia Franklin scriverà: “Il Dottor Thomas Bond, un mio caro amico, concepì l’idea di stabilire un ospedale a Filadelfia destinato ad accogliere e a curare le persone povere… un progetto davvero benefico, il cui merito mi è stato spesso attribuito ma che si deve realmente a lui” .

In ogni caso, Franklin non fu solo tra i promotori dell’Ospedale ma ne divenne anche il primo amministratore e “storico”, nonché ideatore del suo celebre logo dedicato alla figura del Buon Samaritano .

Un’istituzione nata dalla mente e dal cuore di un uomo geniale come Benjamin Franklin – a Filadelfia è stato da poco inaugurato un bel museo dedicato a questa figura che verrebbe quasi da definire “leonardesca” – non poteva rimanere un ospedale come tutti gli altri. E infatti il Pennsylvania Hospital, ancora oggi una istituzione sanitaria all’avanguardia in molti settori, vede la sua storia secolare costellata di numerosi e notevoli primati .

Il Pennsylvania Hospital, oltre ad ospitare la più antica biblioteca medica (1762) e il primo reparto di ostetricia (1803) degli Stati Uniti, vide al lavoro il primo farmacista ospedaliero, una certo Jonathan Roberts (1752), e formò il primo resident statunitense .

Dal 1773, infatti, il sedicenne Jacob Ehrenzeller Jr., con l’impegno di non fornicare, comprare o vendere alcunché, giocare a carte o scappare, poté vivere nell’ospedale assistendo alle lezioni di medicina e alle operazioni chirurgiche, mentre il farmacista doveva “istruirlo accuratamente nella Medicina e nella Chirurgia” .

A proposito di chirurgia, ancora oggi nell’edificio settecentesco dell’ospedale si può visitare il più antico teatro operatorio degli Stati Uniti. Il bell’anfiteatro in legno, di forma circolare e con una balconata per il pubblico, funzionò dal 1804 al 1868: la maggior parte delle operazioni chirurgiche che vi si svolsero risalgono dunque all’era pre-anestetica e la totalità di esse a quella pre-antisettica. Non ci si stupisce quindi di scoprire che quella sala fosse popolarmente chiamata, per decenni, “the dreaded circular room” (la spaventosa sala circolare) .

Uno dei principali attori che calcarono a lungo la scena di quel teatro fu Philip Syng Physick (1768- 1837), ricordato spesso come il “padre della chirurgia americana”. Fu proprio Physick, per esempio, a rimuovere nel 1805 un tumore del peso di oltre tre chilogrammi che si può ancora oggi ammirare nella collezione storica dell’ospedale .

Decisamente meno precoce e più complicato fu l’ingresso nel Pennsylvania Hospital di personale femminile qualificato. Solo nel 1869 le studentesse di medicina furono ammesse a frequentare l’ospedale assieme ai loro colleghi maschi, benché a Filadelfia ci fosse un College per donne medico fin dal 1850. Il celebre chirurgo David Hayes Agnew rimase anche allora così contrario alle donne medico da rifiutare a lungo di essere nominato chirurgo al Pennsylvania Hospital. Solo alla fine degli anni Settanta dell’Ottocento, poi, iniziò una vera scuola per infermiere secondo il modello stabilito, ormai quasi vent’anni prima, da Florence Nightingale .

Invece, uno dei principali titoli d’onore del Pennsylvania Hospital è sicuramente quello di avere dato origine alla psichiatria americana grazie all’opera di un altro firmatario della Dichiarazione d’Indipendenza, il medico e riformatore Benjamin Rush (1746- 1813). L’accoglienza dei malati di mente era stata fin dall’inizio una delle priorità dei fondatori dell’ospedale e i “lunatici” ivi accolti rappresentarono fin dall’inizio una percentuale molto significativa sul totale dei ricoverati. All’inizio, però, il Pennsylvania Hospital non si distingueva molto in questo ambito dalle coeve istituzioni europee: i malati, soprattutto quelli più agitati e violenti, erano rinchiusi in vere e proprie celle e non di rado si ricorreva a metodi fisici di contenzione quali catene, ceppi e camicie di forza. Oggi rimaniamo abbastanza turbati nello scoprire che chi, nel 1763, voleva andare a “vedere i matti” doveva pagare un biglietto d’ingresso! Benjamin Rush cominciò a lavorare nell’ospedale nel 1783 e oggi viene abitualmente considerato uno dei padri della psichiatria moderna, nonché uno dei promotori di un metodo più umano di cura dei malati di mente. A dire il vero, la sua famosa “sedia tranquillante”, alla quale il malato veniva legato mentre la testa era rinchiusa in una scatola di legno allo scopo di ridurne i movimenti, il flusso sanguigno e quindi l’agitazione, non ci sembra un grande passo in avanti. Ma sicuramente i suoi tentativi in quella che oggi chiameremmo “terapia occupazionale” dimostrano perlomeno una maggior considerazione per l’umanità del malato di mente. Il suo Observations and Inquiries Upon the Diseases of the Mind (1812), primo trattato di psichiatria pubblicato negli Stati Uniti, testimonia bene le contraddizioni di quella nascente psichiatria, ancora rozza e sostanzialmente impotente, ancorché ben intenzionata e mossa da sentimenti umanitari… Curiosamente, i quattro principali protagonisti della storia del Pennsylvania Hospital – Benjamin Franklin, Thomas Bond, Philip Syng Physick e Benjamin Rush – sono tutti sepolti, a pochi metri di distanza l’uno dall’altro, nel piccolo cimitero della Christ Church, nella parte antica di Filadelfia, a poche centinaia di metri dalla Independence Hall e dal Museo dedicato a Franklin. Fare una visita al Christ Church Burial Ground non è solo un’occasione per rivivere le origini della medicina e della chirurgia americane. È anche l’occasione per scoprire il senso dell’umorismo e, al tempo stesso, la profonda spiritualità di Benjamin Franklin che, sia detto tra parentesi, è anche l’inventore delle lenti bifocali… Di fianco alla sua semplicissima tomba su cui sono incisi solo i nomi suo e della moglie, è stato trascritto su una targa d’ottone l’epitaffio che Franklin – tipografo, rilegatore e bibliofilo – scrisse per se stesso quando era ancora giovane: “Il corpo di B.Franklin, tipografo, come la copertina di un vecchio libro, il contenuto tutto strappato, titoli e dorature ormai perdute, qui giace, cibo per i vermi .

Ma l’opera non è perduta per sempre, dato che egli crede che essa apparirà di nuovo, in una nuova ed elegante edizione, riveduta e corretta dal suo Autore” .

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Bibliografia

Carl Binger, Revolutionary Doctor. Benjamin Rush (1746- 1813), Norton, New York 1966, pp. 366.

Benjamin Franklin, Autobiography. Edited from his manuscript, with notes and an introduction by John Bigelow, Lippincott, Philadelphia 1869, pp. 409.

Benjamin Franklin, Some Account of the PennsylvaniaHospital, from its first rise to the beginning of the Fifth Month, called May, 1754, Printed at the Office of the Unites States’ Gazette, Philadelphia 1817, pp. 145.

Kristen A. Graham, A History of the Pennsylvania Hospital, The History Press, Charleston-London 2008, pp .128.

Walter Isaacson, Benjamin Franklin. An American Life, Simon & Schuster, New York 2003, pp. 586

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Borghi L., Il Pennsylvania Hospital, un ospedale dei primati nella culla degli Stati Uniti d’America, Medicina e Chirurgia, 77: 3470-3472, 2018. DOI: 10.4487/medchir2018-77-4

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