Obituary -Elogio di Lucianon.85, 2020, pp. 3746

Luciano fu Presidente della Conferenza dal 1995 al 1997 ma ne era stato assiduo frequentatore sin dalla sua fondazione, giusto a metà degli anni 80, quando Ludovico Scuro era il presidente della sede di Verona e Luciano l’uomo della didattica nella stessa.

Faceva parte di una “parrocchia veneta” che, lungo l’asse Padova-Verona, univa Luciano a Paolo Benciolini, Cesare Scandellari, Giovanni Federspil, Giuseppe Realdi, con un prolungamento a Roma Campus da Paola Binetti, riconosciuti punti di riferimento per etica, pedagogia e metodologia medica nel nostro Paese.

In Conferenza ebbe spazio e tempo, prima e dopo il biennio di presidenza, per sviluppare tutto il suo temperamento e dimostrare la propria competenza specifica; possedeva la virtù dell’umiltà, la fede nella conoscenza, la visione del futuro; era il profeta dell’apprendimento e non dell’insegnamento ed aveva posto lo Studente al centro degli interessi del Docente; preparava ogni suo intervento con estrema responsabilità e meticolosità, i suoi scritti, che non erano mai improvvisazioni ma l’esito di un faticoso lavoro, divenivano libri di testo per noi presidenti e per i nostri docenti.

Erano quelli d’altra parte, anni di intenso fervore formativo. Nascemmo come Conferenza dei Presidenti nell’85 ed un anno dopo veniva promulgata la legge che rinnovava completamente il corso di studio ancora legato alla Riforma Gentile del 33; a quella prima riforma ne fecero seguito altre due, l’ultima del 1966, proprio l’anno in cui Luciano era presidente. Ne derivò per lui e per noi il compito di applicare al corso di laurea la nuova versione della storica Tabella XVIII, una tavola sinottica che ordinava gli insegnamenti del corso di studi e ne sanciva la successione temporale.

Cambiavano l’accesso, rigorosamente a numero chiuso, si istituivano i crediti formativi, i cicli di lezione e le sessioni d’esame divenivano due per anno, nascevano i corsi integrati e l’attività didattica (poi formativa) professionalizzante, si riservava agli studenti, con l’istituzione delle attività elettive, la possibilità di personalizzare il proprio piano di studi, si disegnava il cammino da percorrere (core curriculum) e tanto altro.

Eravamo giovani, determinati e sicuri di cambiare il mondo.

In tutto questo fervore di idee e di realizzazioni, Luciano non conosceva pause e non si concedeva riposo; lanciava il cuore oltre l’ostacolo, guardava al futuro e ripeteva a me, segretario della Conferenza, “seminiamo, seminiamo, qualcosa resterà”.

E molto è restato. A cominciare dalla Guida all’applicazione del nuovo ordinamento didattico, un manuale pratico, scritto da Luciano nel 1996 fondamentalmente a quattro mani con Guido Coggi (che sarebbe stato il suo successore alla presidenza), un manuale nel quale si fornivano ai Docenti di Medicina le chiavi per entrare nello spirito della Riforma e per applicarne razionalmente i contenuti.

Per continuare con il Core curriculum che, dopo un modello sperimentale di Cesare Scandellari del 1989, si presentava come la guida sicura che la Conferenza metteva a disposizione degli Studenti per condurli all’acquisizione dei saperi irrinunciabili.

Infine il disegno strutturato per la realizzazione di un proficuo programma di apprendimento pratico al letto del malato, tuttora in vigore anche se ovviamente ripetutamente aggiornato.

Così Luciano ha lasciato il segno nella formazione universitaria del medico e nei nostri cuori.

Il ricordo indelebile di un Amico caro, leale, prezioso, con il quale abbiamo felicemente condiviso momenti di impegno accademico e di affettuosa amicizia.

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