Decidere in Terapian.60, 2013, pp.2714

-Cop Misoginia

Decidere in terapia – Dialogo sul Metodo nella Cura di Giacomo Delvecchio e Luciano Vettore Edito da “Liberodiscrivere” della Libreria Internazionale Medico Scientifica Frasconi di Genova, 2013, p. 296 e 24,00

Il libro non ha la forma e lo stile del trattato; al contrario è costruito come un dialogo, un confronto dialettico tra i due autori, che scambiano, condividono e confrontano le loro opinioni su una serie di temi che riguardano il metodo nella cura; si propone di colmare una carenza nella letteratura medico-scientifica, dove sono numerose le trattazioni del metodo nella diagnosi (Poli, Scandellari, Federspil …), ma ha finora trascurato la metodologia della terapia, o meglio la metodologia nella cura, che la comprende, essendo quest’ultima significativamente più ampia del solo ambito delle prescrizioni terapeutiche.

Nei dodici capitoli del libro vengono discussi i connotati di questa metodologia, declinati in molti temi e corroborati da una vasta bibliografia: viene così trattata l’evoluzione storica del concetto e della pratica della cura; vengono considerate le molteplici e differenti tipologie di terapia; è oggetto di discussione ampia e argomentata il quesito se, attualmente, nel processo clinico debba essere prioritario il momento diagnostico o quello terapeutico; un intero capitolo è dedicato alla logica nelle decisioni terapeutiche e un altro alla epistemologia della terapia; il “cuore “ del libro probabilmente si trova nel capitolo più breve, quello dedicato al giudizio clinico, inteso come sintesi tra il momento della diagnosi complessiva dello stato di salute del paziente (spesso con polipatologia) e l’armonizzazione delle conseguenti decisioni terapeutiche, pure molteplici.

I rimanenti capitoli riguardano: la libertà di cura nell’ottica del paziente e in quella del medico; l’educazione terapeutica del paziente e l’educazione alla salute del soggetto sano con fini essenzialmente preventivi; la gestione dell’incertezza nelle scelte terapeutiche; gli errori di terapia; l’etica della cura.

All’interno dei vari capitoli gli autori discutono problemi concettualmente rilevanti come, per esempio, le medicine alternative, il rapporto tra medicina delle evidenze e medicina narrativa, il problema del consenso informato e quello dell’accanimento e dell’abbandono terapeutico; nonché concetti fondamentali come il concetto di salute, di malattia, di guarigione, di cronicità, la prospettiva della “medicina partecipativa” e del “paziente esperto”,  e molti altri. Sarebbe tuttavia troppo lungo scriverne esaurientemente in questa sede, senza contare che ciò toglierebbe al lettore il piacere della scoperta.

Ciò che si può dire è che problemi e concetti non sono trattati in modo sistematico, bensì riconsiderati in capitoli diversi perché con ottiche differenti, ma sempre con un atteggiamento problematico e dialettico; questa apparente ridondanza è giustificata – come dichiarano gli stessi autori – dal fatto che questo libro non ha lo scopo di trasferire conoscenze, bensì quelli di maturare competenze stimolando l’impegno del lettore alla riflessione personale e al pensiero critico, anche grazie al confronto della propria esperienza con ciò che sta leggendo: infatti il suo fine esplicito non è quello di insegnare la terapia delle varie malattie, bensì quello di quello di aiutare l’acquisizione di una “forma mentis” nell’approccio di cura, e quindi di una strategia mentale: cioè di “fornire al lettore – potenziale curante – una guida al ragionamento terapeutico metodologicamente corretto, antropologicamente ed eticamente fondato”.

Nel rispetto di questa scelta, solo nell’ultimo capitolo gli autori si sono concessi una “digressione pratica”, fornendo brevi ma sostanziosi consigli sulla condotta prescrittiva, che sono resi pregnanti grazie proprio alla precedente “educazione metodologica”.

Il testo nella sua complessità è dedicato ai medici in formazione, siano essi studenti in medicina o specializzandi, ma anche ai medici già formati e desiderosi di migliorare la loro performance professionale, e – perché no – pure agli altri professionisti della salute che hanno ruolo nel processo di cura. Per questo auspico l’adozione di questo prezioso volumetto nei corsi di laurea e di specializzazione, come insostituibile strumento di apprendimento attivo e partecipato.

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