Il tirocinio e i laboratori nel curriculum del Corso di Laurea Specialistica/Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetrichen.55, 2012, pp.2459-2464, DOI: 10.4487/medchir2012-55-5

Abstract

The purpose of this study was twofold to investigate, in higher degree courses (CLS SIO), training activities and workshops and to know in what way the universities are implementing the Reform of Academic Education, CLM SIO (D. MIUR n. 270/2004).

The survey has allowed to detect the level of implementation of training activities and workshops in CLS SIO and CLM SIO, noting a large heterogeneity in organizational, managerial and training methods that the Reform has yet to reschedule. Therefore, the opportunity to consider the follow-up at 3 and 5 years from the Reform of Academic Education.

Articolo

Introduzione

Nella letteratura internazionale, numerosi sono gli studi che hanno messo in risalto l’importanza del tirocinio e dei laboratori nel curriculum formativo per il conseguimento della laurea in Infermieristica. Gli studi fanno riferimento soprattutto al percorso formativo di base per diventare infermiere mentre scarsi o quasi assenti sono gli studi che parlano di tirocinio e laboratori nei percorsi formativi post base.

In Italia, per quanto riguarda la formazione infermieristica specialistica un solo studio ha descritto lo stato dell’arte dell’applicazione dell’ordinamento didattico del corso di Laurea specialistica in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche (CLS SIO) a tre anni dalla sua istituzione 2004-2007 (Sansoni I. et Al., 20079). L’indagine conoscitiva estesa a diversi atenei ha avuto come obiettivo la comparazione dei piani di studio e nella parte dedicata al tirocinio ha messo in evidenza la difficoltà di reperire dati completi perché le sedi universitarie, in fase di avvio della Laurea specialistica, hanno dedicato particolare attenzione all’organizzazione teorica sviluppando il tirocinio (i cui crediti non erano previsti in modo specifico nella normativa) con uno “spirito sperimentale”.

Alla luce di questa premessa e di quanto indicato dalle Riforme degli ordinamenti didattici dei corsi di laurea magistrale, che hanno esplicitato in modo univoco i crediti formativi da attribuire in tali percorsi formativi alle attività di tirocinio e di laboratorio, è scaturita, all’interno della Commissione Nazionale dei corsi di Laurea Magistrale SNT/1, l’idea di svolgere un’indagine conoscitiva la cui finalità è di descrivere lo stato dell’arte dell’apprendimento dall’esperienza nei curricula formativi del corso di Laurea specialistica in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche e evidenziare come lo stesso verrà strutturato nei nuovi curricula del corso di Laurea magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche (CLM SIO).

L’obiettivo della indagine è duplice:

– conoscere la presenza nei piani di studio dei corsi di Laurea specialistica in Scienze Infermieristiche e Ostetriche (CLS SIO) del tirocinio e dei laboratori, la loro ripartizione nel biennio, gli obiettivi, la presenza di tutor e quale è il loro profilo professionale, se vi è una valutazione certificativa di tirocini e dei laboratori;

– effettuare un censimento delle sedi universitarie che stanno attuando la riforma dell’ordinamento didattico del corso di Laurea magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche (CLM SIO) e se l’articolazione nei nuovi curricula dei tirocini e dei laboratori ricalchi in qualche modo la pregressa organizzazione o se invece verranno modulati in modo innovativo.

Materiali e Metodi

L’indagine esplorativa è stata condotta nelle 30 sedi universitarie italiane che nell’anno accademico 2010-2011 hanno attivato il Corso di Laurea specialistica/magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche. I soggetti intervistati sono stati tutti coloro che hanno funzione di Coordinatori didattici o Coordinatori di tirocinio o Docenti di Riferimento (che nel presente lavoro verranno indicati come Coordinatori).

Lo strumento utilizzato per la raccolta dati è stato un questionario costruito ad hoc, strutturato per evidenziare le caratteristiche dei curricula universitari alla luce della riforma in atto e per rispondere agli obiettivi dell’indagine. Il questionario si compone di 20 domande (alcune a risposta chiusa dicotomica, alcune a risposta aperta, alcune a risposta multipla con possibilità di dare più risposte) suddivise in tre sezioni: la prima (dieci domande) relativa ai tirocini nel CLS SIO, la seconda (otto domande) relativa ai laboratori nel CLS SIO, la terza (una domanda con otto sotto domande) relativa alla attivazione della pianificazione dei tirocini e dei laboratori nel CLM SIO. Il questionario si conclude con la richiesta di indicare la sede rispondente (ma che per mantenere l’anonimato sui dati non verrà pubblicata con i risultati).

La distribuzione dei questionari ai Coordinatori è stata effettuata tramite l’invio di una e-mail di presentazione dell’indagine. La compilazione del questionario è avvenuta per via telematica cliccando sul link riportato nella e-mail e le risposte inviate sono state  raccolte e archiviate in un database.

Sono stati distribuiti 30 questionari on line e ne sono stati compilati 19 (63 %), di questi uno è stato scartato in quanto incompleto e pertanto l’indagine è stata svolta su 18 (60%) questionari correttamente compilati.

I dati sono stati raccolti tra febbraio e agosto 2011.

Risultati

Le 18 sedi reclutate nell’indagine alla domanda riguardante la presenza di attività di tirocinio nei curricula formativi del CLS SIO hanno tutte risposto positivamente (100%) mentre il numero dei CFU attribuiti al tirocinio oscilla tra un massimo di 33 CFU ed un minimo di 1.5 CFU (Mediana 23.5; Moda: 30).

Le attività di tirocinio previste sono distribuite in entrambi gli anni accademici (Tab. 1) con preferenza per i secondi semestri di ciascun anno accademico (II anno II semestre Moda 13, I anno II semestre Moda 12).

Tab. 1 – Distribuzione per anno e per semestre dei tirocini
 

Le aree in cui le attività di tirocinio vengono svolte sono la “Direzione o servizio infermieristico ed ostetrico” (Moda 16) e i “Centri di formazione” (Moda 15) inoltre 13 sedi prevedono esperienze di tirocinio anche in una regione italiana diversa dalla sede del CLSSIO e 7 sedi prevedono anche esperienze di tirocinio all’estero.

Tra gli obiettivi dei tirocini sono stati indicati “rendere abili a leggere i contesti organizzativi” (Moda 14), “sviluppare abilità per costruire project work” (Moda 13), “rendere abili nelle attività di reportazione e analisi critica di evidenze scientifiche” (Moda 12) e “far acquisire abilità nell’ambito della gestione delle risorse umane” (Moda 11).

Circa la presenza di figure specificamente dedicate all’organizzazione e al monitoraggio dei tirocini degli studenti 6 sedi non prevedono figure dedicate mentre 12 sedi hanno risposto in modo positivo. I profili a cui vengono attribuite tali funzioni sono “tutor, docenti, infermieri” ciascuna con un valore modale di 3.

In 11 sedi è prevista la figura di un tutor di tirocinio mentre 2 sedi hanno dichiarato l’esistenza di figure diverse dal tutor: una sede la figura di un “Referente” e l’altra di un “Docente per le discipline afferenti al Med-45 e al Med-47”. In 4 sedi non è previsto il tutor e 1 sede non risponde alla domanda.

Per quanto riguarda la valutazione delle attività di tirocinio, è stato chiesto se il curricolo formativo prevede la valutazione dell’esperienza di tirocinio: in 17 sedi viene effettuata, 1 sede non risponde. Le sedi che hanno risposto in modo affermativo hanno anche indicato che viene svolta “al termine di ciascuna esperienza di tirocinio” (Moda 10) e la modalità con cui la valutazione stessa è effettuata è “l’elaborazione di una relazione e la certificazione sul libretto universitario” (Moda 9); da notare che a questa domanda 3 sedi non rispondono.

Tab. 2 – Le sedi indicate per i tirocini (*presenti nel CLS SIO)
 

Attività di laboratorio nei curricula formativi del CLS SIO sono presenti in 10 sedi ma solo 6 sedi hanno espresso il numero dei crediti attribuiti a tali attività che oscilla tra un massimo di 15 CFU ed un minimo di 1 CFU (Mediana 6; Moda 6). Inoltre, 2 sedi universitarie hanno risposto che i CFU non sono quantificabili in quanto inseriti come attività integrative degli insegnamenti ufficiali. In 8 sedi i laboratori non sono previsti.

Le attività di laboratorio risultano maggiormente concentrate nei secondi semestri di ciascun anno accademico (I anno II semestre e II anno II semestre in ambedue Moda 6, II anno I semestre Moda 5).

Tra gli obiettivi che i laboratori intendono perseguire prevalgono “lo sviluppo di percorsi formativi” (Moda 8) e “la conoscenza di nuovi strumenti e tecniche” (Moda 7) inoltre le attività di laboratorio consentono l’integrazione e il collegamento tra “le attività di tirocinio” (Moda 9).

Le principali abilità che il laboratorio deve far acquisire sono “apprendere a progettare ricerche/interventi e sviluppare capacità riflessive” (Moda 8); “apprendere a valutare criticamente esperienze e risultati e apprendere e sviluppare conoscenze teoriche, pratiche e professionali” (Moda 7).

Per le attività di laboratorio 6 sedi prevedono una figura dedicata alla loro conduzione; il profilo professionale di tale figura è rappresentato da “Docenti del SSD di riferimento” (4 sedi), 1 sede indica “Infermieri” e 1 sede indica “Tutori appositamente formati”. In 4 sedi non è prevista tale figura.

Le attività di laboratorio sono valutate in 6 sedi, in particolare in 3 sedi la valutazione viene svolta alla fine di ciascun laboratorio e in 1 sede alla fine di ciascun anno accademico (2 sedi non rispondono).

La seconda parte dell’indagine ha riguardato la modalità applicativa della Riforma degli Ordinamenti didattici, in particolare è stato chiesto se la sede a cui afferisce il corso di Laurea specialistica ha applicato o sta lavorando per applicare il Decreto MIUR n. 270/2004 e il DM 8 gennaio 2009 (Determinazione delle classi delle lauree magistrali delle professioni sanitarie): 1 sola sede risponde di no mentre 17 sedi hanno risposto positivamente procedendo così con le risposte alle domande della terza sezione del questionario.

Tab. 3 – Gli obiettivi che vengono perseguiti con il tirocinio (*presenti nel CLM SIO)
 

Le attività di tirocinio nel CLM SIO sono ripartite in tutte e due gli anni accademici con una preferenza del I anno II semestre (Moda 14) e poi del II anno I semestre e II semestre (Moda 12) (Tab. 1).

Le aree scelte per le attività di tirocinio (Tab. 2) ripetono in parte quelle proposte nel tirocinio del CLS SIO ma ne sono state aggiunte altre quali “Centri di formazione universitaria” (Moda 7), “Area della ricerca con assegnazione a docenti universitari” (Moda 2). Una sede parla di “accreditamento delle sedi di tirocinio” ma non specifica in cosa consista tale accreditamento.

Per quanto riguarda gli obiettivi (Tab. 3) che si intende perseguire una sede specifica in modo dettagliato che allo studente viene proposta “l’offerta formativa” da cui dovrà scegliere “la sede in base” al suo progetto formativo. E prosegue, “L’orientamento è di far fare il tirocinio in una sola sede con più obiettivi, in alcuni casi prevediamo due esperienze in due sedi diverse” (…) in sintesi lo “studente sceglie se approfondire il campo organizzativo (di solito modelli innovativi o gestione del personale) oppure formativo o di ricerca”.

Una sede ha risposto riproponendo integralmente ciò che aveva indicato per il CLS SIO; una sede specifica che prevede almeno due esperienze di tirocinio in due differenti sedi mentre un’altra prevede un laboratorio (svolto in sede universitaria) propedeutico al tirocinio che viene svolto in sedi “esterne”.

Tutte le sedi indicano che il tirocinio verrà sottoposto a valutazione; solo 1 sede specifica “valutazione, davanti ad una commissione, dei report di tirocinio” e 1 sede “schede di valutazione”.

Le attività di laboratorio vengono svolte in particolare nel I anno II semestre (Moda 6), anche se ben 6 sedi non danno risposta, e i contesti sono rappresentati da “aule universitarie” e “aule attrezzate” (Moda 4).

Le tipologie di esperienze previste sono “ricerca bibliografica e ricerca scientifica” (Moda 2) e “sviluppo di capacità relazionali e simulazioni, role play, esercitazioni” (Moda 2).

Una sede indica in modo dettagliato le attività quali “Costruzione di progetti di cambiamento organizzativo, evidence report su quesiti di pratica clinica, esercizi sui diari riflessivi, come si effettua una revisione della letteratura, gestione riunioni, tecniche di negoziazione, gestire briefing-debriefing – contratti di apprendimento, costruzione di prove di valutazione, gestione del colloquio di valutazione del personale, analisi di testo in narrazioni raccolte per la ricerca qualitativa”.

Per le attività di laboratorio è prevista la valutazione in 10 sedi, in 4 sedi non è prevista mentre 3 sedi non rispondono a questa domanda.

L’indagine si conclude con la richiesta di proposte e suggerimenti in merito alle tematiche oggetto del questionario che sono risultate essere di due tipi: annotazioni aggiuntive ma non sostanziali su alcune attività formative e riflessioni riguardanti il coordinamento/organizzazione dell’apprendimento dall’esperienza.

Limiti dell’indagine

Un limite è rappresentato dalla difficoltà ad avere gli indirizzi delle sedi universitarie per il loro reclutamento nello studio, in gran parte dovuta alla laboriosità nel reperire nomi e recapiti aggiornati dei Coordinatori didattici e/o di tirocinio o dei Docenti referenti sia perché queste figure non sono state previste in modo univoco in tutti i Regolamenti dei corsi di laurea specialistica/magistrale sia perché in alcuni casi non erano stati ancora nominati. Questo non ha reso fluidi e diretti i contatti per la compilazione del questionario.

Un altro aspetto critico è rappresentato dalla mancanza di risposta al questionario da parte di alcune sedi importanti del centro-nord Italia.

Infine nella sezione dedicata al CLM SIO ad alcune domande a risposta aperta (per rilevare espressioni originali) in cui si richiedeva di dettagliare meglio gli aspetti del tirocinio e del laboratorio diverse sedi non hanno dato risposta: si può ipotizzare per motivi di tempo o perché la pianificazione delle attività esperienziali era ancora in itinere e non formalizzata dalla Facoltà.

Discussione

La formazione universitaria ha una doppia finalità: accrescere le conoscenze teoriche e le capacità di ricerca degli studenti ma anche fornire conoscenze e competenze professionali altamente qualificate e attuare un collegamento con il futuro mondo del lavoro (Galletti C. et Al., 20085).

Le singole università, rispettando i decreti sulle classi, hanno applicato l’autonomia didattica6 e delineato i piani di studio in base ai principi normativi e soprattutto al contesto economico, sociale e professionale del mondo del lavoro in cui i laureati specialisti sarebbero stati chiamati ad operare. In questa prospettiva l’apprendimento, soprattutto quello professionalizzante, è rivolto a modificare i comportamenti del soggetto che apprende indirizzandoli verso le competenze distintive richieste dal profilo. All’interno della gamma dei metodi didattici utilizzabili per il raggiungimento di competenze professionali specifiche, può risultare utile fare ricorso a metodi attivi quali il tirocinio e i laboratori, nei quali la premessa fondante è il coinvolgimento attivo dello studente (Fedeli M. et Al., 20114).

Dalla lettura degli studi condotti su questo tema in ambito infermieristico (Decker S. et Al., 20081; Wagner D. et Al., 200912; Perli S., Brugnolli A., 20098) emerge in modo palese il ruolo svolto dal tirocinio e dai laboratori all’interno dei curricula formativi nell’ambito dei corsi di Laurea di primo livello in Infermieristica mentre meno indagata è la realtà dei corsi di Laurea di secondo livello in Scienze infermieristiche e ostetriche.

Gli esiti dell’indagine conoscitiva, oggetto del presente articolo, condotta nelle università italiane sull’inserimento nei curricula dei corsi di Laurea specialistica in Scienze infermieristiche e ostetriche (quindi prima della riforma universitaria DM n. 270/04), dei tirocini e dei laboratori ha permesso di analizzare, innanzitutto, il livello di utilizzazione di tali metodi didattici. Dai dati ottenuti risulta come il tirocinio sia presente in tutti i percorsi formativi delle sedi che hanno risposto, anche se la denominazione utilizzata per descrivere questa attività è talvolta tirocinio (12 sedi) altre stage (6 sedi). Esso viene svolto in contesti ben definiti ma con un numero molto variabile di CFU (range 1.5 – 33), dato che era già emerso nell’indagine di Sansoni J. et Al., 20079.

Le attività di tirocinio sono distribuite nei due anni di corso con un numero di esperienze variabili, prevalentemente due nel biennio. La tipologia di esperienze proposte agli studenti sono per il primo anno attività applicative a carattere soprattutto metodologico, per esempio esercitare gli studenti a costruire project work, nelle abilità di problem solving e decision making, leggere contesti organizzativi, reportazione e analisi critica di evidenze; per il secondo anno esperienze in servizi sanitari (diversi dal contesto lavorativo in cui lo studente lavora) con una durata variabile, da un minimo di una settimana a un mese. I contesti in cui tali attività vengono svolte (“Direzione Infermieristica e Ostetrica” e “Centri di Formazione” e “Unità operative con modelli organizzativi avanzati”) sono scelti per sviluppare competenze avanzate e per incrementare specifiche capacità, poiché il tirocinio è soprattutto apprendimento dall’esperienza nei termini di analisi, elaborazione e metabolizzazione dell’esperienza vissuta (Loss C, Valentini O, 20097).

Dall’indagine emerge la necessità di meglio specificare quali figure debbano affiancare lo studente nel suo percorso di apprendimento in ambito di tirocinio infatti, le figure dedicate a questa attività non sono state univocamente definite. Inoltre, essendo il setting di tirocinio più difficile da monitorizzare rispetto a quello accademico, in quanto lo studente è sottoposto anche a stimoli non intenzionali e impliciti, risulta di particolare importanza la presenza di tutor esperti e accreditare il contesto formativo poiché la qualità degli ambienti di apprendimento clinico in cui avviene la formazione ha un importante impatto sulla formazione complessiva (Tomietto M. et Al., 200910). A questo proposito ben si collega il contributo dato da una sede che, nella sezione “aperta”del questionario, ha indicato come “al termine del percorso formativo lo studente dimostra di avere acquisito un curriculum nascosto quello che cioè esula da quanto previsto dagli obiettivi formativi istituzionali e che caratterizza ogni singola sede di tirocinio pratico cui è stato assegnato”. Questo ulteriore esito sottolinea ancora una volta che l’apprendimento non avviene  in contesti neutri e che è influenzato da tutto ciò che le persone coinvolte a vario titolo nel lavoro formativo portano come loro contributo in termini di convinzioni, atteggiamenti, aspettative, motivazioni (Zanni L. et Al., 201111).

I laboratori vengono svolti in 10 sedi su 18, dato questo che aggiorna le conoscenze messe a disposizione dalla precedente indagine del 2007 in cui si parla solo di tirocini. Gli obiettivi formativi dei laboratori sono soprattutto legati a sviluppare capacità di riflessione e ad apprendere a integrare conoscenze teoriche con le conoscenze pratiche per sviluppare capacità professionali. I CFU attribuiti alle attività di laboratorio sono molto disomogenei (range  1 – 15) e le attività vengono in 6 sedi condotte da figure formalmente incaricate (indicate o come Docenti del SSD di riferimento o come tutori).

La modalità con cui i laboratori sono stati descritti attraverso l’indagine consente di confermare quanto la letteratura di settore indica (Loss C, Valentini O, 20097) e cioè che tale metodo è finalizzato non a memorizzare elementi cognitivi nuovi ma ad aiutare a ristrutturare concezioni ed atteggiamenti, poiché il laboratorio è soprattutto apprendimento in termini di comprensione ed elaborazione delle conoscenze acquisite.

Nei curricula del corso di Laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche (cioè il “nuovo” percorso avviato con la riforma DM n. 270/04) i tirocini e i laboratori sono stati previsti dal decreto ministeriale del 2009 con un numero minimo di trenta CFU dedicati e vincolanti per tutti i corsi attivati. L’obbligo di introdurre nel curricolo tirocini e laboratori come metodologie didattiche rappresenta un’opportunità di sviluppo culturale e professionale per il laureato magistrale, infatti una struttura formativa centrata sull’apprendimento e integrata con i contesti sanitari attiva nello studente l’acquisizione di più moderne e adeguate competenze assistenziali, formative e manageriali (Gamberoni L. et Al., 20086).

Dall’indagine emerge che 17 sedi universitarie su 18 stanno lavorando all’applicazione del DM 8 gennaio 2009 e il tirocinio è previsto in ambedue gli anni di corso in un continuum che va dal I anno II semestre al II anno II semestre. Le attività proposte vengono svolte presso servizi di direzione infermieristica e ostetrica, centri di ricerca, servizi di formazione, servizi sanitari con modelli organizzativi ed assistenziali avanzati. Sono anche previsti: brevi esperienze di osservazione, brevi esperienze all’estero, elaborazione di progetti, redazione di un articolo, sessioni di confronto e dibattito, lavori individuali o di gruppo di approfondimento teorico pratico, elaborazione di un portfolio personale.

La pluralità di attività indicate dalle 17 sedi di corso di CLM SIO per lo sviluppo dei tirocini rappresenta un elemento nuovo in quanto non presente nel corso di CLS SIO. Questo elemento rappresenta la tendenza a rendere i tirocini diversificati e personalizzabili al fine di tener conto non solo dei diversi contesti in cui i professionisti andranno a spendere le loro competenze ma anche dei diversi stili di apprendimento delle persone. Questo aspetto ben si presterebbe ad essere oggetto di una ulteriore indagine.

I dati raccolti con la presente indagine confermano come la valutazione sia una arte difficile da esercitare e che richiede tempo per essere declinata in modo esaustivo. Infatti, solo due sedi indicano nello specifico le modalità con cui verrà effettuata mentre le altre indicano genericamente che verrà effettuata. Sarà importante conoscere come e quando nella pianificazione delle attività di tirocinio le diverse sedi universitarie organizzeranno la valutazione e soprattutto se questa sarà certificativa e se il non superamento della stessa costituirà uno sbarramento al proseguimento degli studi. In questo secondo caso si darebbe al tirocinio un peso determinante all’interno del curriculum non solo per quanto riguarda il numero complessivo di CFU (30) ma anche per la valenza formativa irrinunciabile.

I laboratori vengono svolti prevalentemente per sviluppare “abilità legate alla ricerca bibliografica” e “capacità relazionali”. Dalle risposte risulta una certa variabilità sia per la dislocazione nei due anni accademici sia per la quantità di CFU che vengo ad essere attribuiti a queste attività. Sarebbe quindi utile approfondire questo ambito anche cercando di capire se la loro collocazione all’interno della pianificazione del percorso formativo viene ad essere fatta in base a un preciso modello metodologico, e precisamente se sono momenti propedeutici al tirocinio oppure strumenti per applicare le metodologie apprese nella didattica d’aula.

Conclusioni

La survey ha consentito di evidenziare il livello di applicazione delle attività di tirocinio e dei laboratori delle sedi dei corsi di Laurea specialistica in Scienze infermieristiche e ostetriche rispondenti e di tratteggiare alcune tendenze di sviluppo nei corsi di Laurea magistrale in Scienze infermieristiche e ostetriche, restituendo alcuni argomenti per una ulteriore riflessione.

In sintesi, lo studio ha fornito elementi minimi ma sufficienti per rilevare la grande disomogeneità nelle scelte organizzative, gestionali e nelle modalità formative del tirocinio. Tale disomogeneità caratterizza sia la Laurea  specialistica a termine che la nuova Magistrale in Scienze Infermieristiche e Ostetriche né sembra che la riforma abbia contribuito ad una sostanziale rivisitazione di tale dimensione formativa.

Pertanto, va considerata l’opportunità di studi di follow-up a 3 e 5 anni dall’applicazione della riforma per monitorare quale sia l’effettiva modalità prevalente e le variazioni significative nei tirocini e laboratori per quanto dichiarato nei piani di studio, ad un ragionevole stadio di assestamento degli stessi.

Infine, rimane tutta da esplorare l’efficacia e la pertinenza dei tirocini sia nel rapporto outcomes ottenuti vs dichiarati-attesi nel piano formativo che per la più generale e complessa dimensione della qualità formativa che attiene alla coerenza interna complessiva del piano formativo e quindi anche al rapporto tra insegnamento in aula e formazione sul campo-tirocinio.

Bibliografia

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10) Tomietto M, Saiani L, Saarikoski M, Fabris S, Cunico L., Campagna V., Palese A. La valutazione della qualità degli ambienti di apprendimento clinico: studio di validazione del Clinical Learning Environment and Supervision (CLES) nel contesto italiano. G It Med Lav Ergon, 2009; 31; (3): 49-55.

11)  Zannini L, Randon G, Saiani L. Il curriculum nascosto nella formazione infermieristica. Una ricerca-intervento con un gruppo di formatori-infermieri italiani. Med Chir., 2011; 52: 2292-2296.

12) Wagner D, Bear M, Sander J. Turning simulation into reality: increasing student competence and confidence. J Nurs Educ, Augost 2009; 48; (8): 465-467.

Cita questo articolo

Galletti C., Zanotti R., Merlo E., Rega M.L., Il tirocinio e i laboratori nel curriculum del Corso di Laurea Specialistica/Magistrale in Scienze Infermieristiche ed Ostetriche, Medicina e Chirurgia, 55:2459-2464, 2012. DOI:  10.4487/medchir2012-55-5

I master di cure palliative e terapia del doloren.55, 2012, pp.2436-2438, DOI: 10.4478/medchir2012-55-2

Gruppo di lavoro MIUR/Ministero della Salute, coordinato dal Presidente del CUN Prof. Andrea Lenzi

Abstract

The educational programs of post-graduate courses (master’s degrees) in palliative care and pain treatment have been recently approved by the Ministry of Health and the Ministry of Education.

For the first time, post-graduate training programs are regulated by national rules. Only Universities experienced in educational activities in palliative care are authorized to organize the courses. The Universities should have also specific agreements with certified structures like hospices or home care organizations. The professional training on field must cover the half of the overall courses.

The approval of such master’s degrees grants the availability of well trained professionals, nurses and physicians, aiming at working in the palliative care area.

Articolo

Nella Gazzetta Ufficiale n°89 del 16 aprile sono stati pubblicati i decreti che regolano la costituzione e la attivazione dei master di primo e di secondo livello in cure palliative e in terapia del dolore. Gli ordinamenti didattici sono stati studiati in un tavolo di lavoro congiunto MURST e Ministero della Salute così come previsto dalla Legge 38 del 15 marzo 2010.

Questa realizzazione riveste un significato particolare in quanto per la prima volta nel nostro ordinamento, master universitari vengono regolamentati da un decreto ministeriale che si proietta su tutto il territorio nazionale. Da oggi in poi i master che riguardano l’area della cure palliative dovranno rispondere ai requisiti previsti dai decreti per poter essere riconosciuti validi ai fini di una attività clinica nel settore.

I master sono cinque, un master di primo livello in cui si formano infermieri dell’adulto, fisioterapisti e infermieri pediatrici, e quattro master di secondo livello, uno per psicologi e tre di alta formazione e qualificazione in cure palliative dell’adulto, cure palliative pediatriche, terapia del dolore (Tab. 1). Questi ultimi master sono riservati a laureati in medicina e chirurgia che abbiano conseguito una specializzazione. Con questa scelta si è voluto rimarcare la necessità di distinguere categorie di professionisti con curricula e ruoli ben definiti.

Il master di secondo livello in cure palliative dell’adulto della durata di due anni rende molto vicina la caratterizzazione di questo master a quello che sta avvenendo in tutto il mondo occidentale con le sub-specialità. La struttura didattica è stata infatti costruita in analogia con i piani didattici di sub-specialità o di specializzazioni in Europa. La quota di attività professionalizzanti, come per gli altri master, è pari alla metà dei crediti formativi previsti per tutto il corso. Non si tratta di master veramente professionalizzante ma la denominazione di “Alta Professione e Qualificazione”, denominazione estesa al master di terapia del dolore e al master di cure palliative pediatriche, lo rende diverso dagli altri master universitari. Questa peculiare certificazione va nella direzione voluta da una Legge che chiede rigore e ordine nello sviluppo delle cure palliative nel nostro Paese e va anche incontro alle aspettative del mondo professionale delle cure palliative e della società scientifica (SICP) che ne sostiene gli sforzi culturali e organizzativi, e che ha favorito le condizioni per la creazione degli ordinamenti didattici voluti dalla Legge. La durata dei corsi può essere abbreviata se durante la scuola di specializzazione è stato seguito un piano formativo in cure palliative che sia riconosciuto dal consiglio didattico del master. Le scuole di specializzazione nelle discipline che consentono la ammissione ai corsi, che sono quelle previste dalla Legge 38, possono impostare nell’ultimo biennio indirizzi formativi in cure palliative. Per queste scuole sarebbe utile discutere sulla creazione di indirizzi formativi che abbiano una radice didattica comune sia sul piano formale che su quello professionalizzante1. I decreti stabiliscono anche che abbreviazioni di corso possono essere concesse a chi ha già svolto un master in cure palliative e a chi ha già una esperienza professionale documentata in attività di cure palliative domiciliari o residenziali.

Tabella 1 – Master riportati dal decreto pubblicato in GU il 16 aprile 2012

 Il master di cure palliative dell’adulto è organizzato in modo tale da dare spazio anche ad altre discipline che in un futuro, non molto lontano si spera, possano essere la base portante di interventi assistenziali per persone affette da diverse patologie inguaribili. Già la selezione delle specialità di accesso ma anche la struttura dell’ordinamento didattico apre alla possibilità di formare professionisti coinvolti in cure palliative non solo oncologiche come avviene prevalentemente oggi.

Con la identificazione di master di alta formazione e qualificazione in cure palliative pediatriche viene sottolineata una parte importante della Legge 38. L’Italia è uno dei pochi Paesi che riconosce l’importanza delle cure palliative del bambino. In questo settore, anche per grande merito delle associazioni che si dedicano all’area pediatrica, si riconosce che le cure palliative pediatriche non sono una ramificazione delle cure palliative dell’adulto, ma sono una entità culturale e operativa del tutto differente con problematiche cliniche e relazionali molto diverse da quelle dell’adulto. Quindi bene che il mondo del bambino inguaribile venga riconosciuto e un master specifico ne sottolinei la peculiarità.

Tabella 2 – Criteri per l’attivazione dei master e caratteristiche dei piani di formazione

Così pure il master di terapia del dolore che copre un’area specifica prevista dalla Legge che separa i centri delle cure palliative da quelli delle cure del dolore pur ravvisandone aree di sovrapposizione, anche queste regolamentate. Questo master ha durata di un anno essendo riservato a specialisti che hanno già seguito un piano di attività formative che rientra negli obiettivi del master ed esplicitato bene nel decreto.

Tra i master di secondo livello è stato inserito anche un master, della durata di un anno, riservato a Psicologi. Il master sottolinea il ruolo portante che tali figure professionali hanno nell’ambito delle cure palliative e delinea la necessità di una formazione il più possibile omogenea in tale settore.

Il master di I livello in Cure Palliative e Terapia del Dolore, per Infermieri, Infermieri Pediatrici, Fisioterapisti e Terapisti Occupazionali, risponde alle esigenze di approfondimento ed espansione delle competenze degli operatori sanitari impegnati nell’assistenza a pazienti affetti non solo da malattia oncologica, ma anche da patologie inguaribili degli apparati respiratorio, neurologico, cardiovascolare o infettive e rimasti finora ai margini delle reti di cura. Sulla base di questa spiccata impostazione interprofessionale, la sfida del master è quella di individuare ed utilizzare metodologie didattiche attive che consentano agli studenti di confrontarsi su problematiche assistenziali con le competenze specifiche dei diversi profili, ma in un’ottica di forte integrazione professionale per il raggiungimento di comuni obiettivi di cura. La interprofessionalità, oltre a rappresentare un valore fondante delle cure palliative e della terapia del dolore, è considerata un’efficace modalità per il raggiungimento degli obiettivi assistenziali e per la riduzione dei costi in qualsiasi contesto di cura. La sfida dovrà essere raccolta non solo dalle Facoltà di Medicina, ma anche dalle strutture di tirocinio, alle quali è richiesto il possesso di specifici requisiti, al fine di trasformare i crediti di formazione professionalizzante previsti dall’ordinamento didattico in concrete e significative occasioni di sviluppo integrato delle competenze scientifiche e delle qualità umane dei professionisti della salute.

Non tutte le Università saranno in condizione di potere attivare i corsi di master, ma solo quelle che hanno una esperienza almeno triennale di master nel settore o di corsi di alta formazione (Tab. 2). Inoltre saranno autorizzate solo le Università che possono contare su contratti codificati di collaborazione con certificate strutture assistenziali di cure palliative, nelle quali potere svolgere la attività professionalizzanti. Questi criteri di selezione non escludono tutte le Università che non abbiano tali caratteristiche in quanto sono previste aggregazioni e comunque le Università che desiderano costruire master in cure palliative avranno tre anni in cui attivare corsi qualificanti e convenzioni con strutture del SSN.

Il corpo docente come di consueto dovrà essere costituito al 50% da docenti universitari, ma soprattutto nell’area delle cure palliative, sino ad oggi poco considerata dalla Accademia, il contributo di docenti esterni alla Università è particolarmente utile per una adeguata educazione e formazione (Moroni M, Bolognesi D, Muciarelli PA, Abernethy AP, Biasco G. Investment of Palliative Medicine in bridging the Gap with Academia: a call to Action. Eur J Cancer 2011; 47: 491-495). Il riconoscimento ufficiale di ordinamenti didattici viene peraltro incontro ad una esigenza culturale forte che si esprime sulla organizzazione assistenziale nel settore. Proprio perché nate sul territorio, le cure palliative hanno avuto una crescita eterogenea appoggiate a corsi di formazione spontanei, spesso diversi. Questo ha portato allo sviluppo di una cultura palliativa negli operatori del settore che, essendo diversa, crea soluzioni assistenziali differenti e rende debole la possibilità di affermazione delle cure palliative nel mondo della medicina. Da questo punto di vista, la creazione di master omogenei fornisce un contributo per la realizzazione di un mondo di professionisti con una cultura omogenea e quindi con maggiore possibilità di fare massa, guadagnare forza e disegnare proposte operative uniformi.

Il mondo delle cure palliative si caratterizza, forse più che altri settori, per una esigenza di multidisciplinarietà e multiprofessionalità. La collaborazione stretta che si realizza tra medici, infermieri, psicologi, e altri operatori sanitari nella assistenza alla persona con malattia degenerativa cronica inguaribile è uno dei punti di forza della organizzazione clinica delle cure palliative. La separazione in master potrebbe sembrare una separazione culturale della diverse professionalità. In realtà nella creazione di un ordinamento didattico che pur essendo omogeneo e dettagliato nella distinzione delle discipline che lo compongono lascia uno spazio di flessibilità per la scelta della durata dei diversi insegnamenti. Questo dà la possibilità alle Università in cui verranno attivati master sia di primo che di secondo livello di creare corsi comuni ai due master. In ogni caso è garantito un momento culturale comune nella fase del periodo professionalizzante, che corrisponde alla metà di tutto il periodo formativo, in cui la formazione del medico o quella dell’infermiere si confrontano sul campo della impostazione clinica e delle decisioni terapeutiche. Si ribadisce peraltro che la creazione di master di secondo livello per medici specialisti avvicina molto il master ad una sub-specialità, quindi all’Europa.

In conclusione, la realizzazione di master di primo e secondo livello in cure palliative e terapia del dolore rappresenta il riconoscimento del mondo accademico di una necessità culturale e formativa di crescente importanza, nel rispetto delle indicazioni fornite dalla legge 38. Oggi, a normativa vigente, essere riusciti ad ottenere un riconoscimento normato da un decreto deve essere considerato un ottimo risultato, un primo gradino solido per ottenere certificazioni professionalizzanti, nel quadro di una revisione globale delle Scuole.

Per consolidare il risultato è auspicabile che una Conferenza Permanente dei Direttori di Master si impegni a garantire una didattica omogenea e a controllare la applicazione dei Decreti con site visit e progress test dedicati.

Il riconoscimento ministeriale potrebbe peraltro portare all’ampliamento dell’area “palliativa” nel mondo della medicina accademica. Da tempo si riconoscono esigenze di formazione pre-laurea,  specialistica  e non specialistica, gli studenti lo richiedono e si iscrivono a corsi elettivi. Ma la cultura palliativa anche prima della laurea dovrebbe essere omogenea così come viene fatto in altre nazioni e non lasciata alla pulsione individuale. È un completamento opportuno a quella organizzazione culturale che i master, così disegnati, hanno iniziato.

Ringraziamenti

Si ringrazia il Prof. Andrea Lenzi per il coordinamento del gruppo di lavoro e le Dott.sse Teresa Cuomo, Maria Zilli del MURST e Egle Parisi del Ministero della Salute per il fondamentale contributo nella definizione degli aspetti normativi.

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Biasco, G., Amato, F., Amore, F., Cetto, G., de Marinis, M.G., Melotti, R.M., I Master di cure palliative e terapie del dolore, Medicina e Chirurgia, 55: 2436-2438, 2012. DOI: 10.4448/medchir2012-55-2